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Voci scomparse dal panorama mediatico egiziano

11/12/2014
amly

L’Egitto sta attraversando un momento di profondo caos nel settore dell’informazione. Per la precisione, il 90% di quel che viene trasmesso, soprattutto sui canali televisivi privati, non è affatto informazione ma piuttosto una sequela di irragionevoli battibecchi nell’etere in cui si fa costante ricorso agli insulti e alle accuse, senza alcun fondamento reale, ai danni di chi ha un punto di vista diverso su quanto sta accadendo. Se si presta ascolto a questo genere di media, si ha accesso solo a un risvolto della faccenda, e difficilmente c’è spazio per il pluralismo o le critiche nei confronti delle scelte e delle azioni del governo. Da questo confuso stato di cose deriva la scomparsa dal panorama mediatico di qualsiasi possibile voce di dissenso, e la popolarità di cui si gode tra i lettori o gli spettatori non basta a proteggere nessuno. La carriera che si è fatta e il ruolo che si è ricoperto nel processo di cambiamento che ha interessato l’Egitto non contano più. I motivi per cui si scompare sono sempre diversi, ma tutti questi personaggi pubblici hanno in comune qualcosa: portano avanti un’opinione distinta, cantano ad alta voce fuori dal coro e non si uniformano alla generale melodia di cieco supporto nei confronti dell’attuale amministrazione egiziana.

Ala al-Aswani è uno scrittore egiziano, tra i fondatori del movimento politico Kifaya. Dopo la destituzione di Hosni Mubarak, Ala al-Aswani è stato protagonista di un confronto con Ahmad Shafiq, il Primo ministro nominato da Mubarak, su un canale televisivo egiziano. Sotto l’incalzare delle obiezioni di Al-Aswani, Shafiq ha perso le staffe e per gli egiziani è stata la prima volta che vedevano un uomo di governo così duramente tartassato in pubblico da un civile. Lo scrittore è attualmente protagonista di attacchi frequenti, perché aveva votato Morsi e faceva parte della dichiarazione di Farmonat che lo appoggiava alle elezioni presidenziali. Difende con fervore la rivoluzione del 25 gennaio, e ha supportato anche la rivoluzione del 30 giugno 2013. All’improvviso però ecco che Al-Aswani ha annunciato la fine della sua rubrica per Al-masry Al-youm, twittando: “è permesso avere una sola opinione, un solo pensiero e usare le stesse parole […] criticità e pareri divergenti non sono più concessi. Esiste solo la lusinga, a scapito della verità”. In fin dei conti Al-Aswani è un romanziere di fama internazionale, e i media di tutto il mondo gli hanno dato lo spazio per esprimere i propri punti di vista.

Possiamo citare anche altri casi, come quello di Belal Fadl, le riprese del cui film Ahl Alexandria (“Gente di Alessandria”) sono state sospese per ordine del governo. A quel punto, Fadl ha preso la decisione di scrivere per diversi siti web e ora parla liberamente ma dall’estero. Ha scelto di non scrivere più per nessun giornale cartaceo (era un collaboratore di Al-Shorouk), ma la lezione che impariamo dalla sua storia è questa: cosa succede quando si vieta de facto qualcosa? Si dice non ci sia cibo più saporito di quello che non possiamo mangiare, e così oggi Belal Fadl scrive per sette siti diversi (Mada Masr, Al-Quds, Al-Jadid, Huna, So-Talk, Kasra e Al-Fanar, con moltissimi lettori e grande seguito sui social media). Ciò è emblematico dell’assurdità di una reazione che sarebbe stata degna del vecchio regime Mubarak. Non c’è nessuna legge sulla censura né un politico violento a cui dare la colpa di una situazione che estromette dai media ufficiali qualsiasi voce di dissenso: il punto è che chiunque, all’interno dell’attuale amministrazione, condivide una parte di responsabilità per questa aberrazione, non ci sono spettatori innocenti.

Yosri Fouda aveva un suo programma (Akher Kalam) sul canale televisivo ONtv. Fouda ha appoggiato la rivoluzione fin dal primo giorno e la sua trasmissione ha riscosso un’enorme popolarità in Egitto sia durante che dopo le rivolte. Al pari degli altri personaggi la cui voce è stata messa a tacere, anche lui ha un punto di vista diverso sugli avvenimenti che di recente si sono susseguiti in Egitto. Secondo lui il vecchio regime è ancora lì in giro e bisognerebbe tutelarlo. Il programma è stato sospeso a settembre 2014 in coincidenza con l’annuncio, da parte del conduttore, della fine del contratto che lo legava alla rete. Fouda ha dichiarato in proposito: “Questa è la mia personale modalità di autocensura, o dico la verità o sto zitto”. Al momento, ha optato per il silenzio.

Hamdy Kandil, altro personaggio sparito dalla scena mediatica egiziana, ha così commentato la sospensione della trasmissione di Yousry Fouda: “La chiusura del suo programma è una grandissima perdita per l’oggettività dei media, e per coloro che cercano la verità e difendono la libertà”. Kandil è a sua volta sotto attacco per la sua presa di posizione con Al-Aswani, in quanto anche lui ha fatto parte della dichiarazione Farmonat che appoggiava pubblicamente la presidenza Morsi.

Bassem Youssef, il famoso comico conduttore della trasmissione Al-Bernameg (“Il Programma”) su MBC Masr, ha dovuto bloccarne la messa in onda a febbraio 2014, proprio quando lo show aveva raggiunto un successo di audience senza precedenti. A giugno, la redazione di Al-Bernameg ha rivelato che sul programma erano state esercitate forti pressioni politiche dal momento che MBC Masr apparteneva a un uomo d’affari saudita ansioso di compiacere il nuovo governo egiziano, e Youssef ha spiegato che l’Egitto non era più un posto sicuro per una trasmissione come la sua. Al pari degli altri, Bassem è completamente sparito: dall’etere, ma anche dai giornali (Al-Shorouk) e perfino dai social media.

Questo è il messaggio che voglio veicolare: “Si possono chiudere alcune bocche per un po’, ma non si può chiuderle tutte allo stesso tempo. Si può chiudere una finestra alla brezza libera dell’espressione, ma non si potranno mai chiudere tutte le finestre del mondo”.

Traduzione a cura di Chiara Rizzo