Se le App salveranno il mondo arabo

29/12/2013
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Dalla Tunisia all’Egitto, sino alla Siria e al Libano, non dimenticando gli Emirati del Golfo e l’Arabia Saudita. Nel mondo arabo l’uso di telefoni smartphone è sempre più diffuso. Secondo una recente analisi, in molti paesi arabi gli smartphone sono – e saranno – i principali mezzi di comunicazione per navigare su Internet, fare acquisti, giocare, utilizzare i social network e informarsi. Da alcuni anni inoltre, si sono aperte nuove e inedite possibilità, trasferendo nuove modalità di interazione e comunicazione direttamente sul proprio telefono. Nel mondo arabo attuale, avvitato su se stesso in una tumultuosa transizione, la tecnologia si è messa al servizio della storia e viceversa. In Tunisia, Egitto e Libano (ma in realtà si tratta di un fenomeno diffuso in tutta l’area del nord Africa e Medio Oriente, Mena) sono state create nuove applicazioni che permettono di ricostruire puzzle con le immagini della “rivoluzione”, di ascoltare le musiche rese celebri da piazza Tahrir, ma soprattutto di informare e persino di salvare la vita.

 

La rivoluzione egiziana sullo smartphone

 

Byt2ebed 3alia

Fra le più frequentemente aggiornate, Byt2ebed 3alia è una app egiziana che permette, a chi fosse eventualmente arrestato durante una manifestazione, di mandare con un solo click un messaggio al proprio avvocato, familiare o a qualsiasi numero memorizzato all’interno del programma. Il funzionamento è semplicissimo e non richiede una connessione dati o internet. Quando si apre la schermata principale (dove campeggia la foto di alcuni poliziotti in tenuta antisommossa) basta premere sul tasto a destra per decidere il contenuto del messaggio ed il numero di telefono da raggiungere in caso di emergenza. Poi, tornado alla pagina iniziale, è sufficiente premere il tasto Byt2ebed 3alia e acconsentire, con un dialettale “Ah”, all’invio del messaggio. Una volta correttamente settato il tutto, l’invio della richiesta di aiuto non impiega più di cinque secondi e ci si può avvantaggiare anche della posizione rilevata dal GPS, se attivo, al fine di essere maggiormente precisi. L’applicazione, nata negli ultimi mesi mentre le proteste all’interno delle università sono riprese, è sviluppata da Android Misr, gruppo di informatici che come avremo modo di vedere ha prodotto molti altri programmi legati alla “rivoluzione del 25 gennaio 2011”.

 

Agendat

Fra i giochi più popolari legati ai fatti di Piazza Tahrir, va sicuramente citato Agendat gioco che, partendo dal 25 gennaio 2011, permette all’utente di sviluppare nuovi (secondo alcuni persino surreali) scenari. Sebbene sia un gioco a tutti gli effetti, con premi da raggiungere e vari diversi quadri da affrontare, il significato politico di Agendat è del tutto evidente. Il protagonista è un giovane ragazzo egiziano che impugna nella mano sinistra un cartello con sopra scritto “libertà” e che affronta la polizia, la balthaghiyya (i criminali, ndr) e possibili violentatori di donne. È come se in un gioco fossero fondamentalmente riassunti tutti i recenti mali del paese: dalla violenza sulle donne, alla repressione della polizia e delle forze di sicurezza, sino alla presenza di criminalità organizzata e prezzolata nel corso delle manifestazioni.
Dallo stile e dal gusto decisamente più “pan-arabo” è invece Al-Rabi’a al-‘Arabiyya, gioco che permette all’utente di liberare da decennali dittature il mondo arabo partendo dal Marocco, passando per la Tunisia sino al Mashreq. Il gioco è particolarmente interessante poiché fra le armi a disposizione dell’eroe ci sono proprio i social network Twitter e Facebook, fondamentali per influenzare la gente e far sì che si schieri contro i dittatori di turno. Uno degli scopi principali è quello di controbilanciare la propaganda del regime utilizzando i mezzi di comunicazione e in particolare quelli legati al mondo del web: uno scenario particolarmente vicino alla realtà che moltissimi manifestanti hanno sperimentato nel recentissimo passato.

 

Ekhwan Sensor

Ancora diversa da Agendat e Byt2ebed 3alia, anche Ekhwan Sensor è opera di Android Misr, un presunto detector di “Ikhwaniyya”. Questo fantomatico rilevatore del livello di “appartenenza alla Fratellanza Musulmana” (Ikhwan in arabo vuol dire Fratelli) è perfetto indice della profonda polarizzazione presente in Egitto durante la presidenza Morsi. L’ultimo aggiornamento di questo programma è stato effettuato nell’estate 2012, poco dopo la salita al potere del presidente Morsi. L’intento è chiaramente ludico, ma fotografa bene il senso di distanza fra determinate componenti della società le quali, con l’unico scopo di fidarsi l’una dell’altra, sono costrette ad usare un rilevatore (come quello per le radiazioni gamma) per conoscere gli orientamenti politici della persona che hanno dinanzi.

 

Thawra test

Al fine di testare la presunta fedeltà dei giovani egiziani all’ideale rivoluzionario, è invece nata Thawra test che fra le altre cose può vantare l’utilizzo delle vignette del famoso caricaturista brasiliano Carlos Latuff. Una volta ottenuti i risultati essendosi sottoposti ad un questionario relativo ai fatti della rivoluzione del 25 gennaio 2011, l’utente può condividere il tutto sui social network.

 

Ma la produzione di applicazioni per smartphone in Egitto non riguarda solo fatti ed eventi legati al 25 gennaio. Moltissimi investitori guardano all’Egitto come a un mercato in crescita, con software che riguardano non solo i fatti “rivoluzionari” ma anche la quotidianità. Per questo motivo oggi nascono nuove applicazioni come Bey2ollak, vera e propria community internet nata per monitorare ed informare circa il traffico automobilistico egiziano. Il suo ironico motto è significativo: “We Empower People to Beat Traffic Together!“. In pratica ogni automobilista segnala ingorghi, difficoltà di transito e tutto ciò che causa rallentamenti al normale scorrimento permettendo così ad altri conducenti di intraprendere percorsi alternativi ed evitare le strade maggiormente trafficate. Un progetto decisamente utile per chiunque abbia mai affrontato le difficoltà di spostamento presenti nella capitale egiziana. Lo stesso principio ha spinto alla creazione di Wasalny, scaricabile gratuitamente su iTunes. Attraverso Wasalny è possibile indicare un pericolo, il blocco di una strada ed ovviamente far orientare l’automobilista nelle sempre ingorgate strade del Cairo e di Alessandria. Ma se il traffico è un problema storico dell’Egitto, ed in particolare del Cairo, nuove applicazioni nascono anche per risolvere le nuove piaghe che affliggono il paese. Muhammad Ramez ha così pensato di creare Mawenly, semplicissimo software che permette di ricercare la più vicina stazione di benzina quando ve ne fosse bisogno. Se pensiamo ai gravosi problemi di rifornimento di carburante che hanno recentemente afflitto il paese, la nascita di Mawenly intende rispondere proprio a questa esigenza.

 

Libano e Siria: la sicurezza passa sullo smartphone

 

È interessante notare come le applicazioni pensate per l’Egitto ne riflettano la mutevole realtà politica e sociale divenendo in parte specchio degli avvenimenti che interessano il paese: dallo straordinario all’ordinario tutto viene tradotto in un linguaggio virtuale e portato sul telefono cellulare. Applicando tale proprietà transitiva (dal reale al virtuale) possiamo notare la differenza con i vari software per Android sviluppati in una realtà decisamente più turbolenta e violenta come quella del Libano, paese che soffre enormemente la vicinanza della guerra siriana. Le nuove applicazioni libanesi tendono infatti a coprire maggiormente l’ambito della sicurezza personale dando dunque seguito ad una situazione reale dove i cittadini percepiscono un crescente pericolo per la propria persona, sebbene in Libano le applicazioni maggiormente scaricate siano quelle relative ai giochi o ai social network.

 

Way To Safety

Particolarmente utilizzata in Libano è la famosa Way To Safety (Gunshot location system) la quale, nel giro di soli 30 secondi, è in grado di fornire all’utente la posizione di un eventuale cecchino, l’origine del fuoco del tiratore, la direzione in cui ha sparato, il tipo ed il calibro dell’arma utilizzata e persino il numero di proiettili sparati. Non è certo un caso se proprio grazie a questa invenzione, la società di produzione è riuscita a piazzarsi finalista alla fiera Arabnet del 2013. Di Way To Safety si sono occupati molti giornali internazionali del calibro di Libération, The Daily Star Lebanon, Financial Times ed i suoi inventori sono stati anche intervistati dalla BBC.

 

Ma2too3a

Del tutto simile l’intento dei creatori di Ma2too3a (che recentemente ha cambiato il suo nome in Happin!) prodotto da Skryptech, azienda che ha recentemente affermato che, grazie ad oltre 100mila, utenti Happin! sia la più usata nell’area Mena in quanto a volume di notizie ed informazioni fornite. In buona sostanza Happin! funziona così: ogni utente visualizza ciò che gli accade intorno e se osserva qualcosa di pericoloso lo segnala, insieme con la sua posizione, al programma che immediatamente lo riporta sulla mappa. Si possono così segnalare scambi di arma da fuoco, chiusure forzate delle strade, posti di blocco delle forze dell’ordine, manifestazioni e tutto quanto sia relativo all’ambito della sicurezza. Il successo di Happin! ha spinto verso la creazione di un’ applicazione dedicata esclusivamente alla Tunisia, in versione francese, e che ha appunto preso il nome di Happin! Tunisia.

 

Lebanese Army – LAF Shield

È direttamente l’esercito libanese a scendere in campo con questa applicazione “scudo” che informa i cittadini rendendoli consapevoli dei pericoli che li circondano: furti, disordini, bombe e persino attività sospette. Il ruolo super partes di difensore dell’integrità nazionale storicamente svolto dall’esercito libanese viene rimarcato attraverso questa applicazione che intende aprire “un canale di comunicazione con la cittadinanza” ponendosi in una posizione teoricamente neutrale nell’intento di rendere un servizio comune. Attraverso i servizi dell’applicazione è possibile inviare una richiesta di soccorso, consultare la lista dei sospetti e dei ricercati, essere aggiornati in merito alle più recenti attività intraprese dall’esercito libanese. C’è anche una sezione dedicata alle immagini ed ai video che ritraggono i militari impegnati nell’esercizio del proprio “dovere nazionale”. Allo stato attuale, secondo i dati di Google, fra i 50 mila ed i 100 mila utenti avrebbero installato il software sul proprio smartphone.

 

Inevitabilmente dunque la Siria e la sua guerra intestina influenzano la creazione di nuovi programmi per gli utenti locali, a loro volta inevitabilmente coinvolti nel sanguinoso conflitto. Ad esempio una delle più recenti e famose applicazioni create in Siria (che utilizza però un sistema Drupal e quindi si utilizza direttamente dal browser internet) è Aymta. Creata da un giovanissimo programmatore siriano e grazie all’appoggio di una rete di attivisti presenti sul campo, Aymta è in grado di identificare i lanci di missili Scud sul territorio nazionale e avvertire i siriani che si trovano nell’area di probabile caduta dell’ordigno. Per entrare nel sistema di Aymta è sufficiente registrarsi sul sito internet e attendere l’eventuale messaggio di allerta che il sistema automaticamente invia in caso di pericolo. Secondo gli amministratori di Aymta, uno Scud impiega mediamente tra gli otto e i dieci minuti per raggiungere il proprio obiettivo e dunque, avvertiti per tempo, i civili dovrebbero riuscire a scappare prima di essere uccisi dall’impatto. Al momento sarebbero circa seimila gli iscritti al servizio di allerta del sito internet.

 

Un mercato in espansione

Il fenomeno dell’utilizzo di smartphone con lo scopo di informare, informarsi e divulgare informazioni è in netta crescita nel mondo arabo. Secondo la Dubai School of Government, quasi il 20% degli egiziani accede a Youtube via smartphone a dimostrazione di come questo strumento sia sempre maggiormente utilizzato. Di conseguenza tutti quei software che “girano” su Android (circa il 40% del mercato totale egiziano) oppure su iOs (35%) diventano sempre più diffusi e, in un futuro nemmeno troppo lontano, veri e propri strumenti di soft power.

Secondo uno studio effettuato da AppsArabia relativo all’area Mena, e in particolare all’Egitto, il 95% degli smartphone venduti ha dei programmi esterni installati con una media di download di 6 applicazioni al mese. L’82% delle persone che non ha uno smartphone prevede di comprarne uno andando così ad ingrossare un mercato in piena espansione. E non si tratta solo di applicazioni gratuite come lo sono tutte quelle sinora elencate. Sempre secondo lo studio di AppsArabia, il 24% degli utenti prevede di utilizzare una media di 50 dollari per acquistare applicazioni aggiuntive ed il 58% è disposto a sottoporsi a sondaggi di mercato al fine di ottenere in cambio nuovi software.

Su internet si rincorrono grafici e analisi che illustrano nel dettaglio come “il futuro di internet” è destinato a passare attraverso il crescente utilizzo degli smartphone. Il mondo arabo, Egitto ed Emirati del Golfo, in testa, non sembra fare in alcun modo eccezione. Anzi. Il potenziale dell’area Mena è paragonato a quello della Cina. Un dato che non deve impressionare se, in accordo con alcuni recenti sondaggi, l’80% degli egiziani ammette di fare acquisti tramite il proprio smartphone contro il 62% degli statunitensi ed il 56% dei britannici. Apple, Windows, Android sono pronte, prontissime, a fare il loro ingresso sulla scena.