La crisi libica e la metamorfosi della Tv: il caso di Libya al-Ahrar

29/09/2014
Mahmoud Shammam_yt

La tv Libya al-Ahrar, l’emittente libica che per prima ha dato la notizia della cattura e uccisione di Moammar Gheddafi, non è più la stessa. Il suo direttore Mahmoud Shammam ha presentato le sue dimissioni ed è andato a dirigere il portale Al-Wasat. I maligni sostengono che in realtà è stato indotto a dimettersi, per dissenso della proprietà con la linea editoriale perseguita dall’emittente.  

Abbiamo raggiunto Shammam per un’intervista, ma ha declinato l’invito adducendo motivi personali. Ci sarebbero state molte domande che necessitavano chiarimenti sinceri, ma comprendiamo le difficoltà di lavorare in una condizione, come quella libica, dove le minacce ai giornalisti sono all’ordine del giorno.

Dopo la dipartita, il 12 luglio, di Shammam, altri redattori e presentatori di punta dell’emittente hanno abbandonato ed hanno espresso pubblicamente il loro dissenso nei confronti della nuova linea editoriale e soprattutto hanno denunciato pressioni quotidiane e intromissioni nel loro lavoro professionale da parte della proprietà. Denunce credibili nella Libia di oggi, sotto il controllo – per oltre l’80% del territorio – al dominio delle milizie islamiste che non lasciano spazio di libertà all’informazione. Lo stesso Shammam, nel suo comunicato che annunciava le dimissioni ammetteva tra le righe un certo disagio, anche se non lesina ringraziamenti e riconoscimenti al governo del Qatar che ha fornito finanziamenti, ospitalità, strutture tecniche e studi, per l’emittente libica. “Dopo un lavoro continuo, dal 19 marzo 2011 – scrive Shammam – per rendere Libya al-Ahrar un canale distinto professionalmente, attivo e patriottico, noto mio malgrado che il cammino comune si conclude qui ed ora”. L’ex ministro dell’informazione libico ai tempi dell’insurrezione di Bengasi sosteneva nel suo comunicato che le uniche note pervenute dalle autorità del Qatar sono state “le segnalazioni di protesta avanzate allora da parti politiche libiche che chiedevano maggiore attenzione, censure oppure addirittura la chiusura del canale”.

In effetti, Libya al-Ahrar ha rappresentato nel panorama informativo libico un esempio di giornalismo professionalmente alto e un impegno di rispetto delle opinioni diverse, dando voce alla dialettica politica e garantendo una completezza e tempestività delle notizie. Una condotta che le ha garantito il primato di consenso e gradimento, anche dalle forze politiche che la consideravano troppo laica. Shammam è stato per 34 anni in esilio negli stati Uniti e in Qatar, dove aveva coperto incarichi nella televisione ammiraglia dell’emirato, Al-Jazeera. Tra gli oppositori libici che hanno firmato l’appello per la rivolta del 17 febbraio 2011, subito dopo la liberazione di Bengasi, Shamman ha fatto ritorno in Libia, per entrare a far parte del Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale transitorio (governo), coprendo l’incarico di ministro dell’Informazione. Oltre ad essere membro del think tank statunitense, Carnegie, Shamman è stato direttore della versione araba di Foreign Affairs.

Il contesto polarizzato degli ultimi anni ha però impedito a Libya al-Ahrar di lavorare tranquillamente. Giornalisti rapiti, lettere minatorie lungo la prima metà del 2013, per passare poi nella seconda metà e nel 2014 ai dati di fatto, con attentati alla bomba e incursioni di miliziani armati nelle redazioni. L’emittente è stata quindi costretta a trasferire le proprie sedi di corrispondenza, di Tripoli e Bengasi, all’estero. A cambiare è anche il palinsesto, oggi molto più povero rispetto a quello passato, riempito con programmazione importata, registrata e duplicata in arabo. I servizi informativi e i talk-show sono stati ridotti all’osso e hanno perso lo smalto di un tempo, anche perché non c’è più il contraddittorio garantito dalla gestione diretta da Shammam. Nella confezione delle informazioni si sente fortemente la partigianeria per l’Operazione Alba portata avanti dagli islamisti e l’avversione al nuovo governo e al Parlamento eletto lo scorso 25 giugno e temporaneamente riunito a Tobrouk.

Questa linea editoriale ha fatto fuggire la stragrande maggioranza degli ascoltatori verso altre fonti di notizie più fresche e oggettive. Come per esempio il portale Al-Wasat condotto dal re della comunicazione in Libia, Mahmoud Shammam.