Cambia l’emiro, ma Al-Jazeera?

Sheik Tamim_

Sheikh Hamed Bin Khalifa Al Thani passa il testimone al terzogenito Tamim. Mentre in Qatar le istituzioni cambiano volto, il network satellitare per eccellenza dell’emirato non resta a guardare. Dopo aver cambiato il capo del governo, il nuovo emiro Tamin ha infatti deciso di modificare i vertici di Al-Jazeera.

Il direttore generale del gruppo, Sheikh Ahmed Bin Jasem Bin Mohammed Al Thani, è diventato il nuovo ministro dell’economia e del commercio. A catena, il direttore del canale all news in arabo di Al-Jazeera, l’apparato più importante del network guidato dall’algerino Mustafa Souaq, è diventato direttore generale del gruppo. In una nota diffusa dall’emittente si legge che il nuovo direttore “ha avuto l’incarico di avviare una serie di riforme all’interno del network”. In realtà poco dovrebbe cambiare considerato il curriculum di Souaq, che guida parte di Al-Jazeera dal 20 settembre del 2011.

I giornalisti che lavorano per questo canale sono però preoccupati. Fonti interne all’emittente, citate dal sito dall’egiziana Al-Manara news si dicono infatti stupite per questo cambio al vertice. I dubbi sono iniziati a circolare quando i giornalisti di Al- Jazeera hanno notato che il governo di Doha ha fatto circolare alcune notizie importanti tramite agenzie di stampa internazionali ed emittenti occidentali. Il canale di casa è stato messo da parte.

La notizia dell’abdicazione dell’emiro Hamed,ad esempio, è stata praticamente bucata da Al-Jazeera. Questo è suonato a molti come un campanello d’allarme. Come è stato possibile che una notizia così importante, proveniente dalle stanze del potere che controlla direttamente l’emittente, venisse diffusa in anteprima dalla rivista francese Le Point? E come è stato possibile che quando tale notizia è diventata ufficiale, Al-Jazeera ha utilizzato un linguaggio poco giornalistico e molto sentimentale per raccontare il passaggio di poteri?

Tutto ciò ha lasciato l’amaro in bocca a molti operatori delle mittente che hanno notato un cambiamento di fondo nel modo di fare informazione. La politica combattiva degli anni delle origini – i ’90 – sembra essere sparita per lasciare spazio alla propaganda ufficiale di Doha. Basta pensare a quanto accaduto il giorno precedente all’insediamento del nuovo emiro Tamim. Diversi giornalisti sono stati convocati nell’ufficio del direttore del notiziario, Ibrahim Hilal, e in quello del presidente del consiglio d’amministrazione, Sheikh Hamed Bin Thamer Al Thani, per ricevere indicazioni su come seguire l’evento. Altri giornalisti invece, come Asif Hamid, sono stati incaricati di monitorare le notizie per controllare il rispetto delle indicazioni date dalla dirigenza. Per questa occasione sono stati coinvolti dei giornalisti storici dell’emittente che hanno operato senza confrontarsi con i loro colleghi come Majid Abdel Hadi, che si è sempre occupato di esteri, e Azmi Bashara che in passato ha scritto diversi discorsi per l’emiro Hamed. A curare invece il servizio sul passaggio di poteri è stato Abdel Haqq Saddah, il quale ha ricordato che “l’emiro Hamed ha assunto il potere nel 1995” senza entrare però nei particolari di come è arrivato alla guida del paese, perché nell’emittente nota per la sua libertà di opinioni è ancora vietato affermare che in quell’anno c’è stato un colpo di stato in Qatar. Per alcuni giornalisti il colmo si è toccato durante il principale telegiornale di mezza giornata del 25 giugno, quando due terzi del tempo è stato dedicato all’ascesa al trono dell’emiro Tamim e solo un terzo è stato dedicato ai fatti del giorno.

Secondo un analisi del sito informativo Assabeel.net, il punto di svolta nella politica dell’emittente è arrivato con la primavera araba, quando i telespettatori hanno potuto percepire chiaramente l’influenza del governo del Qatar nella linea editoriale. Il crollo invece è arrivato con l’ascesa al potere dei nuovi governi islamici nel mondo arabo, che tanto hanno deluso le loro popolazioni. Già nel 2011 il direttore dell’epoca, Waddah Khanfar, è stato costretto alle dimissioni per un cable scoperto da Wikiliaks nel quale veniva accusato di aver modificato la copertura della guerra in Iraq nel 2005 su pressione degli Stati Uniti.

A segnare definitivamente il destino di questa emittente potrebbe essere ora l’ultimo evento della primavera araba che ancora non si è concluso, la guerra in Siria. La crisi nei dintorni di Damasco infatti è diversa dalle altre. Non solo va avanti da più di due anni con esito incerto, ma ha creato sin dall’inizio scompiglio all’interno della redazione di Al-Jazeera, spingendo diversi giornalisti ad andarsene. Questo è quello che è successo all’ex direttore della redazione di Beirut, Ghassan Ben Jeddoh, che ha fondato la concorrente Al-Mayadeen portandosi dietro almeno tre volti noti della tv qatarense. Secondo molti osservatori il nuovo emiro Tamim potrebbe voler usare Al-Jazeera almeno fino alla fine di questa guerra per cercare in ogni modo di vincerla. In caso di sconfitta – e di vittoria del regime di Bashar al Asad – cambierebbero a suo sfavore gli equilibri nella regione con il rafforzamento dell’asse Iran-Siria-Hezbollah.