Le elezioni presidenziali in Tunisia. Lo sguardo dei periodici

20/11/2014
beji essebsi

Dopo le elezioni legislative del 26 ottobre, la Tunisia si appresta a concludere la transizione democratica e a eleggere il proprio terzo presidente. Il rinnovo di questa carica avviene in una fase molto delicata poiché le elezioni parlamentari hanno restituito l’immagine di un paese polarizzato attorno ai due partiti principali: gli islamisti di Ennahda e il partito modernista Nida Tounes.

A concorrere per la massima carica dello stato sono in tutto 27 candidati tra i quali l’anziano Beji Caid Essebsi e Moncef al-Marzuqi sembrano i favoriti. Tuttavia, sono rilevanti anche le candidature di Slim Riahi, leader dell’Unione patriottica libera, terzo partito alle parlamentari, e Hamma Hammemi, portavoce del Fronte Popolare.

Il difficile equilibrio creato dalle elezioni legislative, vinte da Nida Tounes, rende infatti impossibile la formazione di un governo monocolore. Nonostante la vittoria, Nida si distanzia da Ennahda per così pochi voti che dovrà necessariamente creare un’alleanza. Non si sa ancora quale sarà il partito che beneficerà dell’alleanza. Gli islamisti hanno perseguito, fino ad ora, una strategia che ha dato pochi frutti: puntare sulle elezioni legislative e non candidare nessuno alle presidenziali. Questa strategia è stata, probabilmente, frutto di un errore di calcolo: Ennahda era consapevole di aver perso terreno rispetto alle elezioni del 2011 ma contava comunque sull’elettorato volatile e sul voto all’estero per ottenere una maggioranza risicata al Parlamento. La scelta di non candidare nessuno alla presidenza si comprende alla luce della necessità di consenso invocata dal leader Rashid al-Ghannushi e dalle altre figure di spicco del partito islamista. Al fine di evitare l’accusa di voler monopolizzare lo stato, gli islamisti hanno rinunciato alla presidenza, ma ora rischiano di essere esclusi dall’esecutivo. Del resto, al-Ghannushi ha affermato che il suo partito sarà pronto a giocare il ruolo dell’opposizione, se questo sarà necessario.

Il dibattito sulla legittimità dei candidati attraverso i periodici

Ciò che complica il quadro è il lassez faire adottato da Ennahda. Gli islamisti non hanno candidato nessuno alla presidenza, ma al fine di apparire coerenti con le proprie scelte, non hanno neppure dato al proprio elettorato alcuna indicazione di voto precisa e hanno chiesto di scegliere secondo coscienza. Il settimanale panafricano Jeune Afrique si è allineato alla stampa tunisina francofona e sembra sbilanciato a favore di Beji Caid Essebsi, indicato come il “candidato favorito”. L’anziano membro del partito dusturiano ha già vinto molte battaglie personali: ha scongiurato l’adozione della legge sull’immunizzazione della rivoluzione, proposta dal Congresso per la repubblica, CPR, il partito di al-Marzuqi, e sostenuta da Ennahda che avrebbe impedito a tutti i membri del vecchio regime di partecipare alla vita pubblica. Inoltre, Essebsi ha anche evitato che la Costituzione ponesse un limite massimo d’età per i candidati presidenziali.

Lo stesso settimanale dedica invece poco spazio ad al-Marzuqi, indicato come “il Presidente isolato” o “l’affittuario del palazzo presidenziale”. Queste etichette fanno riferimento alla flessione di voti che il CPR ha registrato alle legislative passando da 29 seggi nel 2011 a soli 4 del nuovo turno. “3M”, com’è chiamato in Tunisia Mohammed Moncef al-Marzuqi, non gode più di popolarità: il medico, strenuo difensore dei diritti umani sotto Ben Ali, è stato punito dalla cattiva gestione del potere e alla corsa per le legislative è stato accantonato anche dagli islamisti. Inoltre, al-Marzuqi ha destato scalpore quando, il 10 novembre scorso, ha incontrato a Msaken il predicatore islamista radicale Bachir Ben Hassen, scatenando una lunga quérelle nel quotidiano Al-Sabah.

Jeune Afrique dedica ampio spazio anche ad Hamma Hammemi e a Slim Riahi, “gli outsiders”. Nello specifico Hammemi è il “rivoluzionario gentiluomo” che ha condotto il Fronte Popolare al successo dopo il fallimento delle elezioni del 2011 mentre Riahi è “il Berlusconi della Tunisia” per il suo impegno nel mondo dell’economia e dello sport. Anche Hammemi è finito nelle pagine di tutti i quotidiani, quando è stato “costretto” ad ammettere di essere musulmano durante un talk show, poiché la Costituzione pone la fede islamica come una delle condizioni di eleggibilità del capo dello stato.

Il settimanale Leaders ha attaccato in modo ilare l’immagine di al-Marzuqi attraverso un articolo dedicato alle “Marzuqettes”, le giovani volontarie del partito CPR. Si tratterebbe, secondo la rivista, di una copia mal riuscita delle “Bajboujettes“, le sostenitrici di Essebsi che hanno fatto la loro apparizione sulla scena durante il sit-in del Bardo nell’estate del 2013. Le Marzuqettes hanno debuttato mercoledì 19 novembre a Bizerte e sono donne di ogni età, velate o meno.

Infine il settimanale islamista Al-Fajr, attraverso la sua pagina Facebook, sta conducendo una sottile campagna denigratoria nei confronti di Essebsi. Alcuni post ritraggono Essebsi in procinto di entrare su un aereo la cui proprietà è ascritta a Belhassen Trabelsi, fratello della precedente first lady. Altri video di repertorio mostrano i discorsi tenuti dall’anziano leader durante i giorni del suo governo precedente all’elezione dell’Assemblea nazionale costituente, ANC. I sottotitoli rilanciano la spinosa questione: come può il vecchio regime costruire il futuro del paese?

Dopo le elezioni legislative, la nomina del Presidente della Repubblica contribuirà a risolvere il dilemma sulle nuove istituzioni. La vittoria di Essebsi sembra data per scontata poiché, secondo alcuni rumors, egli doveva già risultare eletto alle elezioni del 2011 ad una carica rilevante, probabilmente al posto di Ben Jaafar alla testa dell’ANC. Per Essebsi sarebbe arrivato quindi il momento di coronare la sua vita politica con la massima carica, se non altro per il prestigio e la continuità storica che la sua nomina comporterebbe. Ciò però pone non poche difficoltà sul piano degli equilibri con gli islamisti che propenderebbero per Marzuqi, ma potrebbero anche “concedere” a Essebsi la presidenza in cambio della cooptazione al governo.

La stampa settimanale sembra anticipare un verdetto assicurato: Essebsi sarà il terzo Presidente della Tunisia. Il ruolo di opposizione dei media islamisti non è rilevante, né sorprenderebbe se, dopo le accuse reciproche degli ultimi quattro anni, i due partiti, Nida e Ennahda, giungessero a un accordo post-elettorale per costruire il tanto agognato consenso nazionale.