Il megafono mediatico di Shaykh Ahmad al-Asir

25/11/2013
copertina

Che lo shaykh sunnita Ahmad al-Asir non fosse solo ed esclusivamente un fenomeno mediatico era evidente sin dal principio: dal modo in cui attaccava Hezbollah, dalla violenza oratoria dei suoi sermoni, ma soprattutto dalla folla che riempiva ogni venerdì la moschea Bilal Bin Rabah a Sidone. Eppure molti analisti, altrettanti giornalisti e anche moltissimi politici libanesi hanno preferito etichettare al-Asir come un semplice fenomeno mediatico privo di un reale impatto sulla società locale, come se la sua crescente popolarità televisiva lo imprigionasse dietro lo schermo, senza mai riconoscergli la possibilità concreta di uscire da quello schermo per estendere alla vita quotidiana la sua ingombrante influenza.

Non vi sono dubbi che Al-Asir abbia ampiamente sfruttato lo strumento mediatico  per diffondere la propria retorica attraverso canali di propaganda autonomi ed autogestiti divenendo, aspetto questo più interessante, ospite fisso delle emittenti televisive nazionali.

La moschea di Sidone ha un proprio sito internet (inaugurato il 7 aprile 2011) ben curato e ricco di informazioni aggiornate e connessa ad un canale YouTube dove lo shaykh era solito pubblicare interventi, messaggi ai fedeli e sermoni del venerdì. Il profilo Twitter @ahmad_alaseer conta ad oggi oltre 180 mila seguaci. Follower che molto spesso hanno contribuito ad aumentare il raggio di espansione del messaggio di al-Asir attraverso la creazione di canali YouTube dedicati alle sue gesta (Al Aseer Lovers) e di un’omonima pagina Facebook chiusa però dopo solo alcuni mesi di attività. Per sopperire alla censura di Facebook, gli “innamorati” dello shaykh hanno ingegnosamente architettato un escamotage creando il sito web alaseer-lovers che tenta di riprodurre la grafica di una pagina Facebook e dove gli amministratori pubblicano notizie, video ed immagini relative al loro “eroe”.

alaseerlovers

A questa prima autonoma modalità ed unilaterale di comunicazione se ne è presto aggiunta una seconda che è apparsa sin da subito più interessante e soprattutto più pericolosa. Lo shaykh al-Asir è stato oggetto di innumerevoli interviste, ospite prediletto di televisioni locali, interpellato in qualità di esperto in numerosi dibattiti, divenendo oggetto di una attenzione morbosa da parte dei media libanesi. A mostrarlo anche quanto afferma il blogger Men Aribo: “non fosse stato per i media libanesi Ahmad al-Asir sarebbe rimasto un piccolo esponente del clero sunnita di Sidone”. In effetti basta osservare una sua qualsiasi conferenza per constatare la presenza di microfoni di Murr Tv (Mtv), Al-Arabiya, Lbc, Otv, al-Jadeed.

Una sovraesposizione mediatica che ha persino prodotto un Tumblr che sottolineava in chiave ironica proprio tale aspetto. Uno dei più attivi blogger impegnati nella denuncia delle azioni di Al-Asir è stato Elie Fares che ha descritto la vita dell’esponente religioso come un “enorme reality” prodotto dai media i quali hanno contribuito in maniera sostanziale a trasformarlo da “un irrilevante shaykh di una qualche moschea di Sidone” ad una vera e propria icona seguita ovunque, persino “mentre si recava a sciare in montagna”.

tumblr

 

Al-Asir non ha rinunciato al mezzo mediatico nemmeno quando si è trovato sotto il fuoco dell’esercito libanese che quest’estate ha deciso di intervenire contro i suoi uomini a Sidone. Il blogger Elias Muhanna ha pubblicato un video dove lo shaykh, la cui voce è spesse volte coperta da colpi di mortaio ed esplosioni, incita i suoi sostenitori a ribellarsi contro la “shabbiha” di Hezbollah ed Amal, a scendere in piazza e bloccare le strade di Sidone, a recarsi presso le ambasciate libanesi all’estero per protestare contro l’azione repressiva dell’esercito. Non sono mancati per al-Asir anche sostegni “inattesi” da parte di uomini dello spettacolo come il cantante libanese Fadel Shaker che ha abbandonato la carriera musicale per entrare nelle fila delle brigate sunnite di Sidone fedeli ad al-Asir.

Certamente l’ascesa di al-Asir non può essere spiegata senza prendere in considerazione la polarizzazione della politica, ma forse ancor più della società libanese dinanzi all’aggravarsi della guerra civile in Siria e, conseguentemente, senza valutare le crescenti tensioni fra sunniti e sciiti. Al-Asir si è inserito senza troppe difficoltà – e certamente favorito da un disegno politico più grande ed ampio – in tale contesto esacerbato da tensioni montanti. Contesto in cui la sua retorica è risultata magnetica per una consistente parte della comunità sunnita locale. Sebbene da alcuni mesi non si abbiano più notizie in merito alla sua sorte dopo i pesanti scontri fra i suoi sostenitori e l’esercito libanese, l’esperienza di al-Asir rappresenta un pericoloso precedente per il Libano ed i libanesi. Il sistema mediatico nazionale, se abilmente sfruttato o in alcuni casi manipolato, è in grado di creare dei personaggi assolutamente influenti all’interno di una società che appare facilmente indirizzabile verso linee di demarcazione su base confessionale particolarmente profonde.