Via ai match televisivi tra i candidati alla successione di Ahmadinejad

03/06/2013
Dibattito_

 

Anche l’Iran contagiato dalla moda dei faccia a faccia televisivi. Il confronto tra i candidati era stata una delle grandi novità della campagna elettorale del 2009, ma allora avevano tenuto banco soprattutto i duelli serratissimi tra Mahmoud Ahmadinejad e Mir Hosein Mousavi. Quest’anno invece sono otto i candidati che si sfidano in tre dibattiti in onda sulla televisione di stato.

Al centro della discussione del primo match di giovedì scorso ci sarebbe dovuta essere l’economia, messa a dura prova dalle sanzioni internazionali. Il dibattito ha però rischiato di trasformarsi in una sorta di seduta di autocoscienza collettiva in diretta televisiva.

Il format è molto chiaro. Seduti in postazioni simili a quelle dei quiz televisivi, i candidati si alternano sul podio e parlano per i tre minuti a loro disposizione. Gli sfidanti hanno 90 secondi per commentare l’intervento e il candidato di turno ha poi altri due minuti per rispondere ai commenti degli altri sette. Nella seconda parte del dibattito invece è il conduttore a porre domande chiuse ai contendenti ai quali non resta altra opzione che un secco sì o no.

Giovedì scorso la prima parte della trasmissione è andata come previsto. I candidati hanno affrontato soprattutto i temi dell’abitazioni, disoccupazione e inflazione. Pur non entrando nei dettagli e dando indicazioni programmatiche di massima, gli otto hanno concordato su un punto. La presidenza di Ahmadinejad, tacciato di avventurismo in politica estera e inettitudine in economia, non ha prodotto nulla di buono.

Ad aprire le danze è stato il candidato riformista Mohammad Gharazi che ha parlato della necessità di controllare l’inflazione e aumentare la produzione interna per ridurre la disoccupazione. Auspicando un sistema economico che non si basi più soltanto sull’export del petrolio, l’ex vice presidente Mohammad Reza Aref ha fatto un intervento più politico, auspicando la risoluzione delle controversie tra i poteri esecutivo, giudiziario e legislativo sotto la direzione della Guida Ali Khamenei. Hassan Rowhani, altro riformista ed ex negoziatore sul nucleare, ha indicato nella mancanza di lavoro il principale problema dell’Iran: “abbiamo 3 milioni di disoccupati e ci sono 800 mila laureati ancora senza impiego. Questa è la prima emergenza che dobbiamo affrontare.” Secondo Rowhani, per ridurre le importazioni deve essere incentivata la produzione interna.

Per l’attuale sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf, questione centrale è quella delle abitazioni. “Le giovani famiglie spendono la maggior parte del reddito per l’affitto. Se risolviamo questo problema, liberiamo risorse che saranno utilizzati per l’acquisto di altri beni di consumo e daremo ossigeno all’economia.”A intervenire sul tema è stato anche Mohsen Rezaei che ha dichiarato che se verrà eletto lavorerà per incentivare le costruzioni di nuove case attraverso la concessione di prestiti e servizi. Per l’ex ministro degli esteri Ali Akbar Velayati, il prossimo presidente dovrà adoperarsi soprattutto per riconciliarsi con il mondo, migliorando i rapporti con gli altri Paesi della regione ed evitare ulteriori pressioni economiche.

Il format del dibattito mirava a contenere le polemiche piuttosto che a stimolare un vero confronto, ma il tutto è stato sul punto di implodere nella seconda parte della trasmissione quando il conduttore ha cominciato a rivolgere domande più dirette come: “se dovete scegliere un dirigente per la vostra amministrazione, qual è per voi la qualità più importante? Onestà, esperienza, capacità o moderazione?”

Aref è stato uno dei meno pazienti: “sono completamente contrario a questo tipo di interviste. Gli esami li facevo 40 o 50 anni fa. Per rispetto degli iraniani rimango qui seduto, ma non rispondo ai vostri test.” A fargli eco è stato Rezai: “sono paziente e tollerante, ma questi pochi minuti a disposizione per le risposte sono un insulto a noi candidati.” Anche Rowhani si è mostrato piuttosto infastidito. Jalili, Velayati e Qalibaf sono sembrati invece più calmi e misurati. Visto il clima che si è creato, il conduttore si è dovuto fermare a meno della metà delle domande che aveva in programma.

A dibattito in corso, il web pullulava già di commenti. Alcuni, molto duri, sono stati scritti soprattutto da iraniani residenti all’estero. “Elezioni iraniane? Bla bla bla” ha twittato un iraniano residente negli Stati Uniti d’America. “Mancano solo le macchie di Rorschach e poi è una seduta di psicoanalisi ai candidati ”ha scritto un iraniano che vive a Parigi. Le polemiche non si sono fatte attendere nemmeno off line. Secondo il quotidiano Etemad “la televisione di Stato ha trasformato il più importante evento politico in un programma di intrattenimento.”

Cercando un vincitore parziale di questo primo dibattito è probabile individuarlo in Qalibaf che ha almeno elencato alcuni punti del suo programma: maggiore indipendenza della banca centrale, sviluppo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione e stabilizzazione dell’economia.

Alla fine del confronto, due agenzie di stampa – Isna e Asr Iran – hanno lanciato un mini sondaggio dai loro siti web. Secondo Isna, Aref sarebbe in testa (40.3percento), seguito da Rowhani (18 percento), Qalibaf (13 percento) e Jalili (6 percento). Aref resta in testa anche per Asr Iran con il 31 percento, seguito da Rowhani col 29 percento. Ad ogni modo, ci sarebbe ancora un 50 percento di indecisi.

Per conquistarli attraverso gli schermi televisivi, i candidati hanno ancora due occasioni: mercoledì 5 e venerdì 7 giugno.