Nel timore di nuovo settarismo, i copti egiziani bocciano la Costituzione

29/01/2013
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La comunità copta egiziana si è espressa largamente contro la nuova Costituzione e ne ha contestato l’approvazione in seguito al referendum del 15 e 22 dicembre scorso. Coptic World, Ctv e Aghapytv, principali media vicini ai cristiani egiziani, hanno descritto il testo definitivo come il simbolo di un nuovo radicamento della legge islamica nel Paese. Per mesi, i cristiani in Egitto hanno denunciato un clima di insicurezza a causa dell’incremento delle dichiarazioni di ostilità da parte di gruppi salafiti. Inoltre, durante il periodo di stesura della legge fondamentale, esponenti politici vicini alla comunità copta si sono ritirati dall’Assemblea Costituente, mentre autorevoli intellettuali e attivisti cristiani hanno criticato le procedure elettorali, chiedendo il boicottaggio del dialogo con gli islamisti.

La principale critica mossa al testo costituzionale ha riguardato l’assenza di diritti per le minoranze religiose che aprirebbe le porte a un’interpretazione oscurantista della legge islamica. I copti egiziani hanno criticato duramente gli articoli 3 e 219 della nuova Costituzione. Con l’autonomia religiosa e giuridica assicurata ai cristiani in Egitto e l’estensione dell’applicazione della legge islamica, secondo quanto riportato dai media controllati dai copti che hanno raccolto i pareri di politici ed elettori come Ahmed Khairi e Emil Yacoub si tornerebbe ad un sistema “pre-moderno” in cui i non islamici avrebbero un livello limitato di protezione e sarebbero relegati a “cittadini di seconda classe”. In aggiunta, è opinione diffusa tra questi media che la Costituzione sia stata scritta dagli islamisti ed escluda quindi le aspirazioni di cristiani e liberali. La legge fondamentale farebbe leva sull’identità religiosa del Paese e non sull’identità laica della nazione.

Questa interpretazione ha comportato una più generale critica all’azione politica dei Fratelli Musulmani. Con ampi riferimenti all’impunità assicurata ai responsabili del massacro della tv di stato (Maspero) dell’8 ottobre 2011, costato la vita a 30 persone tra cui molti cristiani, Coptic World, vicina alle Chiese cristiane egiziane, ha spesso rappresentato i Fratelli musulmani come un movimento antidemocratico. Evidenziando le critiche della stampa internazionale contro il presidente Mohammed Mursi e le opinioni di religiosi copti residenti all’estero – come quella del vescovo Angaelos della Chiesa copta in Gran Bretagna, raccolta da CopticTv in un’intervista del 21 dicembre scorso-  i media dei cristiani egiziani hanno sottolineato una diffusa assenza di trasparenza nel nuovo assetto istituzionale.

I copti e il “no” alla Costituzione

I media copti hanno evidenziato il boicottaggio dei giudici alle procedure elettorali come prova di diffuse irregolarità nel voto. Con l’annuncio dei risultati, questi canali hanno sottolineato la bassa affluenza alle urne, ferma al 32 per cento, come segno di limitata legittimità del testo approvato. In particolare, nel telegiornale andato in onda il 16 dicembre scorso, Ctv ha denunciato che alcuni giudici in seggi del quartiere cairota di Nasr City hanno impedito a elettori cristiani di votare. I media cristiani hanno spesso sottolineato la partecipazione di attivisti copti alle principali manifestazioni di piazza contro il Referendum costituzionale. In particolare, Coptic World ha fatto riferimento a responsabilità degli islamisti nelle violenze in occasione degli scontri intorno al palazzo presidenziale di Heliopolis.

Chiara enfasi è stata data anche al rifiuto al dialogo nazionale promosso dal presidente Mohammed Mursi da parte delle forze di opposizione. Tuttavia, con minor rilievo, si è fatto riferimento alla partecipazione dei rappresentati delle Chiese egiziane all’ultimo round negoziale alla vigilia del secondo turno del referendum. In quell’occasione si è proceduto a stilare la lista di 90 esponenti di nomina presidenziale della Shura, la Camera alta, che assume il potere legislativo fino alle prossime elezioni parlamentari,  dei quali 12 sono cristiani.

Infine, le preoccupazioni per limiti imposti alle libertà religiose e ai diritti civili sono state presentate dai media cristiani come comuni all’intero fronte di opposizione. È stata spiegata in questo modo la defezione dell’unico consigliere presidenziale copto, l’intellettuale Samir Morcos, in seguito al decreto emesso e poi ritirato da Mursi il 22 novembre scorso.

I Cristiani egiziani e l’instabilità

In trasmissioni televisive e su quotidiani vicini alla comunità copta egiziana, molti opinionisti e politici cristiani come Andrawus Iskander e Ramez Atallah continuano a raccontare un futuro per l’Egitto di instabilità. Non solo, la comunità copta è stata rappresentata in costante pericolo. I media cristiani hanno posto l’accento sull’incremento dell’emigrazione giovanile dei copti verso gli Stati Uniti e le misure prese da alcuni governi europei per favorire la partenza dei cristiani egiziani.  

Questi media hanno riportato un sensibile aumento di dichiarazioni ostili contro religiosi e donne copti da parte di gruppi salafiti nonché la rimozione dall’esercito di militari di religione cristiana. Per questo, in alcuni collegamenti trasmessi da Coptic World tra il 15 e il 20 dicembre 2012 da Assiout e Minia, città del sud del Paese con rilevanti comunità copte, è stato richiamato il “timore di recarsi ai seggi” di molti cristiani per le ronde di salafiti nei giorni del voto.

Nonostante la richiesta del nuovo papa, Tawadros II, di andare a votare, la comunità copta ha partecipato solo marginalmente alle procedure di approvazione della nuova Costituzione egiziana. All’indomani dell’entrata in vigore del nuovo testo, il clima non sembra meno teso. Dopo l’attentato sventato ad una Chiesa di Rafah in occasione del Natale ortodosso, il dibattito mediatico si è spostato sul peso dei cristiani nella redazione della nuova legge elettorale.