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Media militarizzati: una sporca guerra che sta accecando molti di noi

26/08/2013
Gigi_Ibrahim_

Quello che state per leggere è un intervento emotivo, a tratti estremamente diretto, scritto dall’attivista egiziana su posizioni liberali Gigi Ibrahim. Anche se non è una delle nostre tipiche analisi, pubblichiamo questo contributo perchè spiega come i media egiziani hanno narrato l’escalation di violenza che ha travolto l’Egitto nelle ultime settimane. —————————————————————–

Dal 14 agosto 2013, il giorno più oscuro della storia d’Egitto, quando più di 800 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza nell’ambito delle operazioni per lo sgombero dei sit-in pro-Mursi (il presidente islamista deposto per mano militare il3 luglio, ndt) durati oltre un mese a Rabaa e Nahda, la popolazione egiziana è stata soggetta in 10 province a coprifuoco dalle sette di sera alle sei di mattina e ha dovuto ricorrere per lo più alla televisione per avere accesso a informazioni e notizie.

A seguito dello sgombero degli accampamenti nell’Alto Egitto sono state attaccate e bruciate più di 50 chiese, eppure a tali accadimenti è stata dedicata una copertura mediatica minima fatta eccezione per i casi in cui la colpa è stata attribuita ai Fratelli Musulmani. Sono state prese d’assalto anche alcune stazioni di polizia e alcuni agenti sono stati brutalmente uccisi a Kardasa. Questo ha attirato l’attenzione dei mezzi di comunicazione perché ha contribuito a dare della Fratellanza un’immagine ancora più crudele di quella già delineata dai crimini compiuti dal movimento islamista in passato. In tutto questo, anche il Sinai è stato testimone nelle ultime settimane di attacchi a varie postazioni e stazioni di sicurezza, ma il fatto più recente è accaduto quando, il 20 agosto, per la prima volta, i media hanno trasmesso le immagini dei cadaveri di 25 agenti giustiziati e avvolti in bandiere egiziane trasferiti a bordo di un aereo militare.

Le proteste, gli scontri e i decessi continuano e hanno ormai portato il bilancio delle vittime a più di 1600 morti, compresi diversi giornalisti. Centinaia di persone sono state arrestate e molte sono ancora disperse.

Il 19 agosto altri 38 prigionieri sono stati assassinati mentre erano sotto la custodia delle forze dell’ordine incaricate di trasferirli in carcere. Presumibilmente sono rimasti asfissiati per un eccesso di gas lacrimogeni sparati all’interno della camionetta. Dal canto loro i media egiziani non si sono dimostrati particolarmente interessati all’accaduto, dal momento che le immagini estremamente crude dei corpi avrebbero finito per suggerire una presunta veridicità della storia e far apparire i Fratelli Musulmani come delle “vittime”, cosa che assolutamente non sono agli occhi degli egiziani. Questo è dovuto alla propaganda mediatica del Consiglio Supremo delle Forze Armate,Scaf, e alla lunga storia di crimini e violenze di cui si è resa protagonista la Fratellanza.

Il giorno dopo, 25 agenti sono rimasti uccisi in un attentato nella regione del Sinai, il che di punto in bianco ha spinto i media a troncare ogni congettura riguardo a cosa fosse effettivamente accaduto ai 38 prigionieri morti soffocati. Praticamente subito tutti i mezzi di comunicazione tranne Al-Jazeera hanno iniziato a concentrarsi esclusivamente sui poliziotti assassinati.

I media hanno svolto un ruolo cruciale nell’indirizzare e polarizzare il discorso relativo allo sviluppo degli eventi in Egitto. Abbiamo i media di Stato e abbiamo parecchi canali egiziani di proprietà di privati – tra cui CBC, Dream, Nahar, Tahrir, Mehwar Sada El Balad, Qahera Wal Nas e OnTV – tutti facenti parte dello stesso coro, tutti uniformati alla versione dello Scaf riguardo alla ricostruzione di quanto è avvenuto in Egitto dal 30 giugno in poi.

Quel che è più ridicolo, è che tutti hanno messo permanentemente sugli schermi una qualche variazione sul tema del bollino “Lotta al terrorismo”. OnTV e Mehwar hanno addirittura sottotitolato i loro secondi canali con traduzione simultanea in inglese nella speranza di far arrivare il proprio messaggio anche alla stampa occidentale, accusata di non riuscire a dipingere “i Fratelli Musulmani come i mostri terroristi che stanno mettendo a ferro e fuoco e annientando l’Egitto”.

Promo di incitamento da un minuto della serie “L’Egitto prima di tutto” e “Il popolo egiziano contro il terrorismo” alternati a estratti da due secondi di video di YouTube relativi agli scontri che mostrano uomini armati che si attaccano gli uni con gli altri, il tutto condito da incalzanti musiche di sottofondo alla Independence Day, hanno sostituito gli stacchi pubblicitari facendo impallidire anche la campagna sulla “Lotta al terrorismo” portata avanti in America da Bush.

 

D’altro canto, anche alcuni media internazionali e regionali stanno prendendo posizione. L’esempio più eclatante è quello di Al-Jazeera e della CNN, che scelgono solo ospiti preselezionati e che rappresentino esclusivamente punti di vista pro-Fratelli Musulmani, ignorando completamente le argomentazioni dell’altra fazione.

Al-Jazeera, in particolare, ha trasmesso praticamente quasi ogni evento legato alla Fratellanza dall’inizio dei sit-in di Rabaa e Nahda ed è stata finora la principale portavoce dei Fratelli.

Sul piano internazionale, la CNN si è trasformata nella versione americana di Al-Jazeera. Anche questa emittente seleziona in anticipo gli ospiti prediligendo per lo più gli interventi a favore dei Fratelli Musulmani e si mostra carente sul piano dell’inchiesta e dell’equilibrio nella copertura. Io stessa sono stata contattata dalla CNN per un commento sulla strage di Rabaa e quando ho detto alla giornalista che condannavo quel massacro, ma che al tempo stesso sono ostile sia allo Scaf che alla Fratellanza lei mi ha detto che mi avrebbe richiamata e invece non l’ha mai fatto.

Ultimamente Al-Jazeera è stata in generale assai malvista in Egitto, ma fondamentalmente dal sit-in di Rabaa in poi è diventata il megafono dei Fratelli Musulmani e per questo è stata violentemente attaccata dai media egiziani e dai manifestanti nelle strade. La sede egiziana dell’emittente è stata chiusa dopo che il 3 luglio le forze di polizia ne avevano confiscato le telecamere a seguito della caduta di Mursi. In aggiunta ai manifesti che inneggiano all’odio contro Al-Jazeera nelle strade, i giornalisti del network sono stati banditi dalle conferenze stampa istituzionali e in alcuni casi cacciati con la forza dai loro stessi colleghi. Per non parlare degli arresti illegali ai danni dei due reporter Mohammed Badr e Abdullah Al-Shami e della conferma del loro stato di detenzione.

“The makers of sectarianism”

“The makers of sectarianism”

 

Ad essere onesti, in effetti Al-Jazeera non ha toccato i livelli di OnTV. Ogni tanto almeno invita un esponente dell’opposizione a commentare telefonicamente gli ultimi sviluppi e di recente ha contattato addirittura Hassan Shahin, il portavoce del Tamarod( la campagna di raccolte firme popolari che ha portato alla destituzione di Mursi, ndt).

Uno dei principali video che circolano su OnTV per dimostrare quanto “Al-Jazeera sia bugiarda e non professionale” è quello della Moschea Al-Fath, dove centinaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani si sono ritrovati assediati dalle forze di polizia e da migliaia di “residenti” che sostanzialmente volevano ucciderli. Nel video si vede un estintore azionato da dentro la moschea, le riprese non lasciano intendere che siano stati sparati dei lacrimogeni né si avanzano ipotesi sul perché la gente all’interno della moschea lo abbia utilizzato, ma il conduttore di OnTV Youssif El Husseiny decide per tutti e continua a rimandare in onda l’immagine sostenendo che l’estintore sia stato usato apposta per rendere “l’effetto del gas lacrimogeno” e accusando Al-Jazeera di aver fabbricato la notizia per alludere all’ipotesi di un ricorso ai lacrimogeni.

 

Se i lacrimogeni siano stati sparati oppure no nessuno può saperlo, ma di certo non lo sa Youssif El Husseiny. Né Al-Jazeera né OnTV sono da lodare per come hanno confezionato la notizia, al contrario entrambe hanno fallito perché non sono riuscite a trasmettere allo spettatore innanzitutto il perché fosse stato usato l’estintore (dal momento che è l’unica cosa visibile nelle riprese) né hanno fornito prove a sostegno della loro versione.

Quando i soggetti protagonisti delle notizie che si stanno riportando sono loro stessi dei bugiardi neanche quello aiuta. È il caso di un altro video trasmesso in diverse occasioni sempre su OnTV e ovviamente sempre a ripetizione da Youssif El Husseiny e che mostra una “persona ferita” all’interno della moschea Al-Fath che in realtà non è affatto ferita. Quando l’uomo allontana la mano del dottore perché non vuole che gli sollevi la maglia, il dottore alza la maglietta e a tutti è evidente che in corrispondenza dello schizzo di sangue non c’è nessuna ferita ed è tutta un’efficace trovata confezionata per i media. In questo caso va bene ricorrere alle riprese “mendaci” di Al-Jazeera perché ciò fa al caso della propaganda di OnTV.

 

All’estremo opposto, alcuni egiziani continuano a farneticare che Fox News stia dalla parte dello Scaf e sfrutti la stessa retorica propagandistica per aizzare contro i Fratelli. E ovviamente, chi altri se non OnTV ha ritrasmesso quei messaggi a tutti gli spettatori egiziani che potessero esserseli persi?

 

Al-Jazeera aggiorna in diretta su tutti gli eventi e i sit-in legati alla Fratellanza Musulmana, mentre OnTV trasmette allegramente in tempo reale tutte le immagini dell’esercito che arresta i cittadini colpevoli di aver infranto il coprifuoco, con i militari che li stipano come sardine nelle camionette della polizia.

Tale polarizzazione mediatica è creata dalla contrapposizione di due approcci estremistici alimentati dal sistematico occultamento delle verità, in cui si mostrano video da due minuti sottotitolati da slogan razzisti e fascisti, e contestualmente si dice al pubblico cosa dovrebbe o non dovrebbe pensarne. Il tutto è opera di conduttori che si supporrebbero “professionali”, la cui qualifica lavorativa è quella di “giornalisti” professionisti.

L’esempio più eclatante è quello del fascista e razzista Youssif El Husseiny di OnTV, che parla per ore dagli schermi di quel canale permettendosi affermazioni come “Quando lo Stato combatte il terrorismo, bisogna mettere i diritti umani da parte”. E invita solo ospiti favorevoli a questa sua retorica. Tutti gli ospiti sui canali egiziani sono sapientoni sciovinisti che si proclamano esperti di politica, fascisti borderline che promuovono il settarismo contro i Fratelli Musulmani e invitano i comitati di vigilanza ad aiutare la polizia e l’esercito a catturare quei “terroristi”, parlando di “cospirazione ai danni dell’Egitto” e instillando il terrore nella gente per far sì che si sottometta al potere dei militari.

Chiunque oggi faccia appello alla “razionalità” o prenda una qualsiasi posizione che sia contraria tanto alla Fratellanza quanto allo Scaf viene liquidato come traditore o come Fratello. Già, perché ora Fratello Musulmano è diventato in un certo senso un insulto.

Quanti non esultano per la strage dei Fratelli non sono abbastanza “egiziani” agli occhi di molti di quei conduttori televisivi. Chi grida alla violazione dei diritti umani è destinato a sentirsi accusare in diretta di essere uno “zoticone” da Youssef El Husseiny su OnTV, o a diventare oggetto di scherno sui social media.

Gli inviati sul campo che cercano di ottenere la verità e aggiornare il pubblico sugli scontri mortali che ormai si verificano ogni giorno come Sarah Carr, che recentemente ha scritto delle continue perquisizioni che specialmente i giornalisti stranieri si trovano a subire, sono troppo pochi per far sì che la voce della ragione prevalga su quella degli estremismi.

Banalmente non c’è una copertura reale di quel che sta accadendo in Egitto, solo accenni di mezze verità che trapelano dalle argomentazioni dell’una e dell’altra parte, uniti a una generalizzata indifferenza nei confronti di questo assurdo spargimento di sangue. Per fortuna, quantomeno ad alcuni di noi è rimasto un cervello che possiamo usare per valutare le informazioni veicolate dai media, analizzarle e forse arrivare a farci una vaga idea della verità.

Molti dei video e dei fotogrammi mandati in onda da ciascuna delle due fazioni in genere risultano ben più indicativi se li si guarda togliendo l’audio alla spiegazione preconfezionata offerta dal presentatore. Ne è un esempio il video trasmesso a più riprese da OnTV, descritto per la serie “Oh, guardate cosa stanno combinando i Fratelli Musulmani a Rabaa, tirano fuori i cadaveri prima della carica della polizia”, alludendo al fatto che la Fratellanza abbia ucciso quella gente nel mese di sit-in e stia ora spostando i corpi prima che li prenda la polizia come se si trattasse di cadaveri di esponenti del movimento.

Il video in effetti non lascia intendere nulla di neanche lontanamente vicino alla conclusione offerta da Khaled Tallima, il presentatore di OnTV. In realtà se si ignora la sua spiegazione e si toglie l’audio agli speaker nel video, si vede solo della gente a Rabaa che sposta dei corpi da un posto all’altro mentre in sottofondo si sente il rumore degli spari. Non viene detto di chi siano quei cadaveri, quando o come quelle persone siano state uccise, dove siano state collocate o giustiziate e assolutamente solo guardando quei due minuti di riprese non è dato sapere da chi quella gente sia stata assassinata. Le riprese sono state girate da qualcuno che stava osservando l’accampamento e in sottofondo tutto ciò che si sente è “guarda, stanno mettendo i cadaveri a terra”.

C’è una mole sterminata di riprese del genere, da cui uno non può dedurre con certezza quale sia la vera storia. Tutto quel che stiamo ottenendo è un insieme parziale di mezze verità condite da opinioni che ci vengono infilate in gola, una sferzante propaganda a favore dello Scaf e della polizia di Stato da parte di tutti i media, come se l’interminabile lista di orrendi delitti commessi dalla polizia e dallo Scaf dovesse essere cancellata come per magia dalla nostra memoria. Beh, almeno per quel che riguarda alcuni di noi, ce li ricordiamo ancora e non li dimenticheremo mai… Ne abbiamo qui giusto un promemoria.

Il regime del terrore potrà funzionare con alcuni di noi, ma non può assolutamente controllarci tutti. Se Al-Sisi pensa che siamo tornati ai tempi in cui era possibile controllare la gente con i coprifuochi, le leggi d’emergenza, i blackout mediatici e la “fobia del terrorismo”, beh, non viviamo più negli anni ’90 figuriamoci nel 1954.

La gente resterà presto disillusa dallo Scaf e si accorgerà dei suoi crimini come ha fatto con Mubarak e Mursi. Le dittature sono regimi deboli perché fanno leva sull’istigazione alla paura e sulla passività delle persone, sulla loro inclinazione a non ribellarsi. Non ci potranno sedare a lungo con il coprifuoco, presto la vita tornerà alla “normalità” e ci risolleveremo, esattamente come tutte le altre volte in cui abbiamo pensato che la rivoluzione fosse “morta”. E questa volta, si spera, vinceremo.

 

Traduzione di Chiara RIzzo