Manoto, arrivano da Londra le trasmissioni che sbancano in Iran

01/04/2014
manoto

Manoto (Io e Te) è il canale satellitare in lingua persiana con sede a Londra che sta registrando un successo continuo. Dalla sua nascita, nell’ottobre 2010, ha guadagnato rapidamente quote di mercato arrivando oggi a guidare l’Olimpo dei canali satellitari iraniani. Sfogliando i dati di Facebook si scopre che ha quasi due milioni di “Mi piace” mentre la sua diretta antagonista, Bbc Persian, ne raccoglie 1.400.000.

Guardando i suoi programmi, è possibile percepire come l’ideale politico-istituzionale cercato dall’emittente sia quello di una democrazia di chiaro stampo occidentale. Al contempo l’immagine della donna, ma in senso lato anche della società, che l’emittente cerca di diffondere è quella imperniata sul concetto della religiosità individuale. Un tipo di donna che si percepisce come religiosa, ma che vive la propria vita quotidiana secondo parametri spirituali secolarizzati. Una secolarizzazione che, in conclusione, porta a nuove forme di religiosità meno rigide nella adesione alle strutture e ai riti formali.

Acchiappare i giovani telespettatori

Un’ottima strategia comunicativa e, soprattutto, la programmazione innovativa di Manoto sono state le chiavi del suo successo. Il canale ha trasmesso serie televisive e documentari, principalmente britannici, di qualità, creando e producendo programmi televisivi ad uso e consumo del pubblico iraniano e ideando notiziari di alto livello e, a un primo sguardo, non partigiani.

Data la storica richiesta di programmi musicali da parte delle fasce dì età più giovanili l’emittente ha trasmesso eventi live della portata di Miss Universo, Golden Globe e il Grammy Award. Per quel che riguarda le serie televisive e i documentari, Manoto ha invece segnato un cambiamento rispetto ai propri concorrenti, puntando alla diffusione di prodotti europei piuttosto che turchi, sudamericani o iraniani. Al contrario di GemTV, che in qualche maniera gioca sullo storico sentimento di vicinanza culturale fra iraniani e turchi, Manoto ha l’obiettivo di “guidare” la “famiglia” iraniana verso una dimensione più globalizzata ed europea. I programmi autoprodotti sono stati però la vera carta vincente di Manoto, segnando un forte segnale di novità rispetto alle proprie concorrenti.

Befarmaeed Sham, Shabake Nim e Dr.Copy

Befarmaeed Sham (La Cena è Servita) è la rielaborazione iraniana del programma inglese Come Dine with Me. Vera punta di diamante di Manoto, ha conquistato i cuori delle famiglie iraniane le quali tutte le settimane per quattro sere si sintonizzano davanti ai televisori per poi organizzare, in privato, dei contest fra amici ad imitazione del programma. Condotta egregiamente, quale voce fuori campo, da Toghrol Iradparvar il quale commenta, e bastona, le gesta e le ipocrisie dei partecipanti. Interessantissimo come studio da un punto di vista sociologico più di tanti trattati scientifici sulla realtà iraniana, il programma ritrae perfettamente la società iraniana nei suoi pregi e nei suoi difetti. Da molti è considerato uno specchio di come sarebbe l’Iran senza i vincoli legali della Repubblica islamica. È stato criticato dalle autorità iraniane per la scarsa presenza di donne rispettose dell’hijab, per il mix di genere dei concorrenti e per l’uso abbondante di alcolici nel corso delle serate.

Shabake Nim, programma di satira settimanale della durata di mezz’ora ispirato all’inglese Spitting Image, ha la funzione di “desacralizzare” agli occhi della opinione pubblica il Clero e i politici iraniani. Nei tre decenni di vita della Repubblica islamica, ma anche nei precedenti 2500 anni di potere imperiale, la politica in Iran è sempre stata investita di una aurea di “autorità sacrale”. Con questo programma, in maniera apparentemente leggera, la rete ha gettato una sfida alle autorità religiose e politiche nazionali. I pupazzi di gommapiuma interpretano i leader della Repubblica islamica giocando sulle loro caratteristiche, deridendole e ammonendole simpaticamente. Il personaggio più “cool” di questa nuova serie è il presidente Hassan Rouhani con il suo “mazzo di chiavi”.

Sulla stessa falsariga di Shabake Nim anche il telegiornale satirico di Manoto intitolato Dr. Copy. Condotto da uno scimpanzé virtuale, il Tg si rivolge a spettatori che non seguono da vicino la politica. Dr. Copy cerca di aumentare la consapevolezza civica di questa fascia di popolazione e, fra una presa in giro e l’altra dei politici iraniani e con la scusa di immagini scherzose, li coinvolge attivamente spronandoli a mandare i propri feedback. Molto simpatico anche il rapporto che la scimmietta virtuale ha con i propri spettatori bambini, i quali tutte le settimane mandano in redazione proprie foto e disegni.

Programmi vintage per i nostalgici

La rete non dimentica la fascia d’età più anziana e nostalgica dei bei tempi della monarchia dedicando loro tutta una serie di programmi vintage. Il principale di questi si chiama Tunnel-e Zaman, (Tunnel del Tempo) e passa in rassegna i fatti, le musiche, le atmosfere, le conquiste sociali e il femminismo dei “mitici” anni ’70. Condotto con perizia da Pantea Modiri, il target di riferimento oltre alla ricca e anziana diaspora iraniana d’oltreoceano è anche la popolazione di trentenni e quarantenni iraniani in patria che non hanno vissuto quei tempi ma ne hanno sentito magnificare il periodo dai propri genitori. Oltre che cercare di guidare l’opinione pubblica, Manoto colpisce anche le ipocrisie e le fissazioni della società iraniana. Con Hootan Show, un one man show scritto e interpretato da Hootan, vengono prese in giro le ossessioni e manie dell’uomo e della donna iraniani a partire dalle donne ipercurate e leggermente ipocrite, agli uomini iraniani che si atteggiano da machi o che puntano tutto sulla propria “forza” economica. Lo show mostra e centra in pieno la schizofrenia della società iraniana quotidianamente alle prese con la propria lotta personale fra tradizione e modernità.

Oltre i limiti del giornalismo della diaspora

Data la oramai storica faziosità dei media nazionali, gli iraniani si rivolgono ai media satellitari o stranieri. Tuttavia anche i satellitari in lingua persiana hanno dei propri importanti limiti, con lunghi monologhi tenuti da personaggi della diaspora fortemente critici nei confronti della Repubblica islamica. In più il loro linguaggio giornalistico risulta antiquato, infarcito di termini obsoleti e si percepisce come, dopo molti anni di esilio, siano oramai scollegati con la realtà nazionale. Per cui, sia il format che la partigianeria e il registro usato costituiscono un forte limite all’attrazione di un vasto pubblico, soprattutto giovanile.

Manoto, con il proprio notiziario giornaliero Otagh-e Khabar, ha cercato di superare questi limiti. Ha formato un gruppo di giornalisti giovani, di prima generazione iraniana, con completa padronanza di tutti i lemmi e modi di dire del persiano contemporaneo e li ha messi a lavorare tutti assieme sotto la supervisione di una giornalista poco più grande ma con maggiore esperienza giornalistica occidentale, Pantea Modiri. Per differenziarsi dalle due emittenti più forti da un punto di vista giornalistico ovvero Bbc Persian e VOA Farsi – accusati molto spesso di fare aperta propaganda alle posizioni dei propri paesi ospitanti – Manoto ha fatto una operazione di “pulitura” linguistica e posturale. Inoltre nel doppio tentativo di ottenere informazioni di prima mano e di creare un rapporto più forte e diretto con la propria base, nel corso del notiziario si proiettano piccoli flash inviati dai propri telespettatori dall’Iran.

Ma come si finanzia questa struttura così ben congegnata e che sembra aver “studiato” approfonditamente tutte le mancanze delle precedenti esperienze di media satellitari iraniani? Manoto è di proprietà della Marjan TV corporation, società stabilita da Kayvan e Marjan Abbassi. L’emittente viene finanziata dalle sponsorizzazioni di marchi commerciali. Tuttavia chi avesse la pazienza di guardare la programmazione delle altre emittenti private noterebbe come, per ogni ora di programmazione, vengano diffusi 20 minuti di pubblicità. Al contrario il minutaggio pubblicitario di Manoto è veramente residuale e, di conseguenza, non in grado di coprire minimamente le spese necessarie a mantenere una emittente così diversificata e ben congegnata. Sono molte le voci che dicono che la rete operi con il sostegno finanziario di Rupert Murdoch o di organizzazioni occidentali. La stessa Manoto, gioca su queste accuse. In occasione del lancio della nuova stagione di Hootan Show ha lasciato intendere in uno sketch di come il programma venga finanziato dagli israeliani, nemici inveterati della Repubblica islamica. Tuttavia a livello ufficiale gli Abbasi si trincerano dietro a una consistente cortina fumogena difensiva che neanche il Financial Times è riuscita a illuminare.