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L’impatto della digitalizzazione e le tendenze dei nuovi media in Giordania

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Non c’è dubbio che i media abbiano svolto un ruolo fondamentale nella nascita e nel successivo sviluppo della Primavera Araba. Malgrado una regolamentazione autoritaria del settore, nonostante una grave carenza di professionalità e a dispetto dell’autocensura a cui i giornalisti il più delle volte si prestano in Giordania, anche in questo Paese il panorama mediatico è in rapida evoluzione come conseguenza di una massiccia digitalizzazione dell’informazione.

Con l’introduzione nel Paese della televisione satellitare, nel corso degli anni ‘90, i giordani hanno iniziato a seguire un più ampio numero di emittenti sia occidentali che regionali ma di orientamento panarabo, come Al-Jazeera e Al-Arabiya. Ciò ha spinto l’industria dei media locali, già frenata dalle rigide regolamentazioni governative e dai severi vincoli di budget, ad ampliare i propri servizi per cercare di difendere il proprio pubblico. Le emittenti televisive locali sono state costrette a concentrarsi sugli spettatori che rimanevano loro, un pubblico composto soprattutto da giordani residenti nei villaggi o nei governatorati esterni ad Amman, la capitale.

Malgrado di recente siano nati alcuni nuovi canali locali come Roya Tv e Nourmina, la televisione locale in Giordania resta l’unico segmento del settore mediatico a non essersi adeguatamente sviluppato e la maggior parte dei giordani -il 96.5 percento della popolazione riceve i canali satellitari- fa affidamento sul settore del satellitare gratuito –free-to-air, Fta- che offre una disponibilità di circa 600 canali non criptati fruibili gratuitamente. Prima del boom dalla televisione Fta però, la televisione analogica terrestre rappresentava la fonte principale di intrattenimento e informazione nel Paese. Secondo uno studio condotto nel 2008, il 52.2 percento dei giordani seguiva i canali della televisione locale giordana, Jtv, per i notiziari. La stessa analisi registrava peraltro un grado di soddisfazione da parte della popolazione nei confronti dei programmi di Jtv pari a 1.49 su 3.

Anche la carta stampata si è trovata costretta a concentrarsi su approfondimenti e analisi in virtù della progressiva diffusione in Giordania della tv satellitare, dei social media e dei siti Web di informazione locale dedicati alla copertura di notizie nazionali, riguardanti anche in alcuni casi aree della regione che fino ad allora erano state ignorate.

Le innovazioni tecnologiche e quella che appare come una lenta ma costante riduzione del costo dell’accesso a Internet hanno alterato la tradizionale fisionomia del settore mediatico. Stando a quando indicato dalla compagnia di informazione Alexa.com, a metà del 2012 Internet ha raggiunto nel Paese una penetrazione del 55.9 percento con circa 3535 milioni di utenti, e nuovi siti Web hanno iniziato a scalare la classifica dei siti più visitati in Giordania. Ad aprile 2013, due siti di notizie di ampia consultazione in Giordania sono, tanto per citare due esempi, Garaa News e Saraya News, che si collocano rispettivamente al settimo e nono posto tra i siti più visitati del Paese.

Il fenomeno ha fortemente inciso sullo status della carta stampata come principale fonte di informazione, dal momento che sempre più gente fa riferimento ai siti on line per informarsi e per esprimere la propria partecipazione, postando commenti e condividendo link sui social network. Tuttavia, ciò non ha scoraggiato i nuovi soggetti del settore. Negli ultimi dieci anni, infatti, sono nate diverse nuove realtà mediatiche locali, come la Roya Tv e il quotidiano Al Ghad, che si sono dimostrate un’ulteriore fonte alternativa di informazione e di notizie per i giordani.

Detto ciò, si sta allo stesso tempo diffondendo la preoccupazione per il proliferare di siti di informazione e altre entità mediatiche del panorama elettronico che stanno portando a una diminuzione del professionismo tra i giornalisti, rendendone il lavoro meno credibile. Riecheggiando questo punto di vista, uno studio del Centro per la Difesa della Libertà dei Giornalisti ha concluso che “al di là di ogni ragionevole dubbio il settore del giornalismo in Giordania “sta attraversando una profonda e grave crisi in termini di professionalità”.

L’autocensura, per quanto diminuita di dieci punti percentuali dopo la Primavera Araba, resta uno dei principali ostacoli allo sviluppo della stampa in Giordania. L’Indagine sullo Status di Libertà Mediatica condotta in Giordania nel 2010 dal Centro per la Difesa della Libertà dei Giornalisti ha rivelato come il 97 percento del campione di 505 giornalisti giordani che aveva preso parte al sondaggio preferisse evitare di scrivere o trasmettere servizi inerenti le forze armate. Il secondo argomento più evitato era quello concernente tutte le questioni legate alle autorità giudiziarie e alle agenzie per la sicurezza. Tra le altre tematiche di cui i giornalisti del Paese preferivano non parlare c’erano inoltre la critica della religione, le personalità religiose e i capi tribali.

Nel 2010, il 94 percento dei giornalisti giordani intervistati ha dichiarato di autocensurarsi. Stando a quanto rilevato da un’analisi recente sullo status della libertà di stampa condotta dal Centro di Studi Politici Al-Quds, nel 2011, l’autocensura tra i reporter è scesa all’86 percent.

Come risultato dei vincoli legali generalizzati imposti alla libertà di espressione, l’autocensura resta una pratica ampiamente diffusa su Internet tra cittadini, blogger e giornalisti. La rivolta che nel 2011 ha investito la regione ha però spostato il limite oltre il quale può ritenersi superata la cosiddetta linea rossa al di là della quale si trovano argomenti considerati tabù dalla società di riferimento come religione, leadership e tematiche sociali più delicate.

Malgrado ciò, il trend non può essere interpretato come un generalizzato miglioramento della libertà dei media dal momento che la Giordania stando a quanto riportato nel 2012 avrebbe perso ben otto posizioni nella classifica dell’Indice della libertà di stampa. Le leggi sulla stampa e la pubblicazione e il codice penale destano seria preoccupazione rispetto al tema dell’intimidazione della libertà, indipendenza e tutela della stampa. Al momento, la legislazione tende soprattutto a punire i giornalisti piuttosto che a proteggerli.

Lo scenario mediatico in evoluzione, così come l’intera regione del Medio Oriente in sé, continua a riflettere la profonda incertezza e le rapide trasformazioni che stanno investendo l’area.