La polarizzazione mediatica del dibattito costituzionale egiziano

28/01/2013
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Istiqtab e inqisam. Polarizzazione e divisione. Sono queste le parole che hanno marcato il dibattito sul processo costituzionale egiziano, conclusosi con l’approvazione referendaria del testo avvenuta il 15 e 22 dicembre.  

Lo scontro si è consumato nelle piazze, sulle tribune politiche e davanti alle sedi dei principali mezzi di comunicazione. Il 21 dicembre, Al-Jazeera al-Mubashir Misr, Al-Jazeera Diretta Egitto, ha subito un assalto da parte di manifestanti di opposizione che l’hanno accusata di vicinanza ai Fratelli Musulmani.  Nel mirino degli islamisti sono finiti invece alcuni canali privati di ispirazione laica come On Tv e CBC, considerati colpevoli del caos scatenatosi all’interno del paese. Questi sono stati assediati per decine di giorni da sit-in di gruppi islamisti radicali salafiti.

La battaglia politica si è riversata anche sugli schermi televisivi impegnati a seguire il processo costituzionale. On Tv, CBC, MBC Misr, Dream e Al-Tahrir hanno funzionato da cassa di risonanza delle istanze di opposizione, evidenziando il timore di un’evoluzione autoritaria e islamista del governo e accusando Fratelli Musulmani e salafiti di aver redatto una Costituzione parziale, non condivisa e priva di garanzie dei diritti fondamentali. Numerose trasmissioni hanno ospitato intellettuali di opposizione e attivisti vicini alla rivoluzione, quali Wael Qandil, direttore del quotidiano indipendente Al-Shuruq, l’Alba, lo scrittore Ala Al-Aswani  e Amr Hamzawy, analista politico, ex deputato indipendente e membro della prima Assemblea Costituente dalla quale è uscito in segno di protesta. Queste televisioni hanno dato ampio spazio anche ai membri del neonato Fronte di Salvezza Nazionale, una coalizione volta a raggruppare le istanze di opposizione. Sugli schermi televisivi sono comparsi soprattutto i vertici del Fronte: Mohammed El Baradei, ex segretario generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, Amr Moussa, ex segretario generale della Lega Araba e Hamdin Sabbahi, entrambi sconfitti alle ultime elezioni presidenziali. A differenza dei canali islamisti però, queste televisioni hanno cercato di mantenere una certa professionalità, invitando ospiti della fazione opposta e spiegando al pubblico il nuovo testo costituzionale, servendosi anche di disegni animati

Il campo islamista, la Tv di Stato ha goduto di una pretesa neutralità. In realtà questa è subordinata al Ministro dei Media, Saleh Abdel Maqsud, esponente di punta dei Fratelli Musulmani, e conta anche sul supporto del nuovo canale ufficiale della Fratellanza, Misr 25 e dei canali salafiti.

Discorso a parte meritano i canali del network Al Jazeera. Questo ha offerto molto spazio agli esponenti islamisti e a personalità favorevoli alla nuova Costituzione, dedicando agli eventi puntate di noti programmi come Bila hudud, Senza confini, e Al-Ittijah al Mu’akis, la Direzione opposta. Persa la neutralità precedentemente apprezzata dal pubblico arabo, Al-Jazeera al Mubashir Misr ha seguito gli eventi con lunghe dirette, interviste, programmi e notiziari, appoggiando in modo militante la posizione islamista. Spesso sono stati invitati ospiti di questa corrente per discutere le richieste di applicazione della sharia, la legge islamica. Questo è stato uno dei temi più caldi del dibattito, in cui hanno avuto ampia voce i vertici della Fratellanza, tra cui il presidente Mursi e suoi collaboratori come AbdelRahman el Barr, Issam El Aryan, e Mahmud Ghozlan, rispettivamente membro dell’Ufficio Direttivo, responsabile dell’ufficio politico e portavoce della Confraternita. Tra i più presenti sul piccolo schermo anche il giovane Nader Bakkar,    telegenico leader salafita in giacca e cravatta.

Da parte loro, i canali salafiti hanno narrato il cammino costituzionale trasmettendo prediche e fatwa dei più noti telepredicatori che in molte occasioni hanno emesso verdetti in cui promettevano il paradiso a chi avesse votato in favore della Costituzione. Dallo schermo di Al-Nas, La Gente, il noto presentatore Khaled Abdallah ha utilizzato il programma Masr al-jadida, il Nuovo Egitto, per attaccare frontalmente i media utilizzati dall’opposizione e quanti vi sono comparsi. Le emittenti salafite più diffuse in Egitto, Al-Nas e Al-Rahma, La Misericordia, hanno condotto una martellante campagna per il sì al referendum, mandando in onda spot infarciti di inni islamici. Una pubblicità, ad esempio, si apriva con immagini stilizzate e una voce esterna recitante: “Sì,  annunciamo dal canale Al Rahma, l’inizio della stabilità, l’inizio di ciò che ha sperato il popolo, la Costituzione, la Costituzione (…) Sì alla Costituzione, Sì alla stabilità del Paese”. Lo spot era seguito da un inno islamico, senza strumenti musicali, proibiti dall’islam più rigido, che anticipava lo slogan “Andiamo e costruiamo l’Egitto della rivoluzione”.

La polarizzazione politica è stata alimentata dalle accuse incrociate tra le parti: gli islamisti hanno additato l’opposizione di complottare contro il presidente e rifiutare la legge di Allah, mentre quest’’ultima ha denunciato l’eccessivo ricorso a richiami religiosi.  L’aspro dibattito sulla Costituzione sembra quindi aver sancito una spaccatura destinata a durare nel tempo che ha spaventato l’establishment, portando ad un parziale ritorno alla censura. Tra gli articoli più controversi della nuova Costituzione troviamo proprio quelli sulla libertà di espressione e di stampa. Secondo l’opposizione non riescono a garantire la fine di questa pratica.