Khelafabook, sostenitori dell’IS tentano di dar vita al Facebook del Califfo

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Apparso online per la prima volta domenica 10 marzo, khelafabook o 5elafabook (con il numero 5 è solito traslitterarsi la lettera araba kha, quando si scrive in caratteri latini) è stato bloccato lunedì, dopo solo un giorno. È l’agenzia Reuters a dare notizia della presunta breve vita del social targato Isis, immediatamente costretto alla chiusura, insieme all’account Twitter collegato. Il riferimento a Facebook è evidente mentre khelafa è il termine arabo per Califfato. Sostenitori dello “stato islamico” ne hanno rivendicato la paternità – seppur sulla front page si parlasse di social indipendente e non direttamente collegato all’Is – in risposta all’ostruzionismo sempre maggiore riscontrato sui social tradizionali, soprattutto su Twitter, dove il Califfato è costretto anche a difendersi dai ripetuti attacchi degli hacker del gruppo di attivismo online Anonymous.

La schermata iniziale di Khelafabook è una fotografia del mondo con il logo dell’Isis in lingua araba scritto sopra i diversi paesi. È stato costruito su Socialkit, una piattaforma che chiunque può scaricare e utilizzare per creare il proprio social network, mentre il dominio è stato acquistato tramite il provider americano GoDaddy.com il 3 marzo scorso. Ad ogni modo il sito è registrato a nome di un sostenitore del Califfato originario di Mosul ma iscritto a Khelafabook come cittadino dello “Stato Islamico”. Interessante notare però, aggiunge Reuters, che il server che ospita il sito si trova invece in Egitto.

Chi è riuscito ad accedere descrive un sito realizzato in maniera molto amatoriale, con pagine bianche laddove dovrebbero esserci le politiche sulla privacy. Secondo l’homepage, Khelafabook sarebbe dovuto essere disponibile in inglese, tedesco, spagnolo, indonesiano, turco e portoghese.

The International Business Times riporta un post di Khelafabook che ben riassume le finalità di questo esperimento fallito sul nascere:         

Ribadiamo che lo scopo del sito era quello di chiarire al mondo intero che noi non siamo semplicemente uomini armati che vivono in caverne come tutti immaginano… Noi stiamo progredendo con il nostro mondo e vogliamo che il progresso diventi islamico.

Se Khelafabook sia davvero una community nata dalla volontà del Califfato non è dato saperlo con certezza. Seppur l’uso dei social network sia sempre stato uno strumento di rilievo nelle strategie del gruppo di al-Bagdadi si stimano più di 90.000 account Twitter in qualche modo riconducibili al’Is – e seppure lo “stato islamico” si differenzi dalle altre forme di jihadismo (vedi al-Qaeda) proprio per la sua natura centralizzata e territoriale, la natura stessa della rete non permette di avere certezze sull’origine del progetto. Difficile dire se sia stato dunque un disegno voluto dai vertici o soltanto la trovata di un sostenitore o di un movimento indipendente. Perplessità e dubbi sull’attendibilità della community islamica sono riportate anche su Wired.it, sotto forma di elenco: durata della licenza, contenuti, un provider americano che ospita il social di un movimento estremista e l’eventuale richiesta del genere sul template della pagina quando ancora era attiva.