Solimano il Magnifico è stato il sultano ottomano che ha regnato più a lungo, restando al potere per 46 anni e sovrintendendo alla massiccia espansione registrata dai territori dell’Impero nel corso del XVI secolo. Il suo interprete televisivo, l’attore turco Halit Ergenç, è riuscito a conquistare una porzione ancora più estesa del pianeta, ma il suo predominio negli ascolti – che si estende dalla Croazia alla Colombia – potrebbe finire prima del tempo per opera dell’uomo che alcuni definiscono il prossimo sultano turco, il primo ministro Tayyip Erdoğan.
Il 25 novembre, nel discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione di un aeroporto nella città di Kuthaya, Erdoğan ha aperto una parentesi rispetto alle osservazioni sui progressi fatti dalla Turchia negli ultimi dieci anni sotto il governo del suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) per criticare uno dei programmi televisivi più popolari del Paese, lo sceneggiato in costume con tratti da telenovela ambientato in epoca ottomana Il secolo delle meraviglie. Riferendosi alle critiche avanzate dai leader dell’opposizione nei confronti della politica estera portata avanti dal suo governo, Erdoğan ha così replicato: “Conosciamo le nostre responsabilità. Noi andiamo dove sono andati i nostri predecessori [Ottomani] ma il punto a mio avviso è che quei predecessori potrebbero essere immaginati alla stregua dei personaggi de Il secolo delle meraviglie. La gente guarda quel programma e lo crede un documentario. Ma quello è un Solimano che noi non riconosciamo. Il vero Solimano ha passato trent’anni della propria vita in groppa a un destriero, non nel suo palazzo come fanno vedere in televisione. Condanno i registi di quel programma e la proprietà del canale e, dal momento che sono stati avvisati, mi aspetto che prendano dei provvedimenti al riguardo”.
Il primo ministro non è entrato nello specifico delle sue obiezioni al programma, ma è andato comunque a inserirsi in un dibattito sul mancato rispetto delle figure sacre della storia turca che affligge lo sceneggiato fin dalla sua prima puntata. Secondo i critici infatti, il programma indulge eccessivamente in speculazioni sulla vita privata del sultano, in particolare per quanto concerne la sua passione per le donne e il rilievo attribuito agli intrighi interni all’harem. Uno dei timori è che gli spettatori turchi prendano la serie come un dato di fatto, facendosi quindi un’immagine svilente di un personaggio dai tratti invece eroici.
Erdoğan è probabilmente il leader turco più popolare e influente dopo il fondatore del Paese, Mustafa Kemal Ataturk, quindi quando lui dice una cosa in genere quella cosa accade. Nel giro di pochi giorni, una guida turistica di Konya ha fatto causa al programma, accusandolo di distorcere la storia e di snaturare i valori tradizionali turchi. La settimana dopo un deputato dell’AKP, Oktay Saral, ha avanzato una proposta di modifica allo statuto dell’organo censorio nazionale, l’RTUK. Prendendo spunto da uno statuto che già tutela la memoria di Ataturk, il nuovo regolamento dovrebbe assicurare che “gli eventi e i personaggi storici che hanno contribuito all’affermazione dei valori nazionali non vengano in alcun modo sminuiti, che non venga loro mancato di rispetto e che non vengano rappresentati in modo diverso da come erano nella realtà”. Alcuni giorni più tardi, Saral è intervenuto in televisione e ha promesso che Il secolo delle meraviglie avrebbe finito la programmazione nel 2013. All’indomani, la Turkish Airlines ha annullato il piano che prevedeva l’offerta del popolare sceneggiato tra i prodotti di intrattenimento fruibili durante i voli.
Gli oppositori di Erdoğan hanno fatto sentire la loro sull’argomento. In molti hanno sostenuto che si tratta solo dell’ennesimo esempio di come il primo ministro cerchi costantemente di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da questioni più pressanti. Già solo sei mesi prima era stato protagonista di un’uscita contro l’aborto per mettere a tacere le critiche su un intervento militare che aveva causato la morte di 34 civili curdi e adesso, secondo i suoi detrattori, sta tentando di distogliere l’attenzione dall’esacerbarsi delle tensioni tra turchi e curdi e dai seri problemi che si registrano al confine con la Siria.
Alcuni storici sottolineano peraltro l’inesattezza storica di quanto affermato dal premier, in quanto stando ai documenti d’archivio Solimano fu impegnato nelle campagne (e quindi passò in groppa al suo destriero) circa otto anni della sua vita e non trenta, il che suggerisce l’ipotesi che il discorso fatto da Erdoğan fosse solo un tentativo di riscrivere la storia ottomana per fini politici.
Diversi critici hanno notato come gli atteggiamenti iconoclasti non siano una novità per il primo ministro. In occasione di una visita alla città orientale di Kars, nel 2011, egli aveva per esempio attaccato una scultura dedicata all’amicizia tra turchi e armeni definendola un “abominio” sia perché era brutta che perché era collocata in prossimità di un sito religioso. Il monumento è stato subito abbattuto.
Ma forse la critica peggiore è quella che lega l’esternazione su Il secolo delle meraviglie a un rapporto sulla libertà di stampa pubblicato a dicembre dal Comitato per la Difesa dei Giornalisti stando al quale in Turchia ci sono più giornalisti in carcere (49) che in qualsiasi altro Paese del mondo. Se ci aggiungiamo le centinaia di studenti, attivisti e oppositori politici che sono stati arrestati e accusati in maniera opinabile di terrorismo, secondo i critici l’uscita di Erdoğan rappresenta solo l’ennesimo di una lunga serie di attacchi alla libertà di espressione portati avanti dall’AKP negli ultimi anni.
Per il momento, la sorte del Solimano televisivo pare più rosea di quella dei giornalisti. Lo sceneggiato, seguito secondo le stime da 150 milioni di spettatori in 44 Paesi del mondo, ha apportato subito alcune modifiche al proprio format. Nelle settimane successive alle osservazioni fatte dal premier, i personaggi femminili hanno iniziato a vestirsi in modo più decoroso e la moglie del sultano, Hürrem, ha iniziato a pregare.
Per ora il futuro della cosiddetta “legge Solimano” non è certo, ma i produttori de Il secolo delle meraviglie hanno annunciato che la serie finirà a giugno, dopo due stagioni e mezzo, invece di andare avanti per quattro anni come era stato inizialmente pianificato. Stando così le cose, una qualsiasi legge contro il programma avrà probabilmente effetto comunque ormai dopo la sua conclusione.
Solimano, detto “il Magnifico” in tutto il mondo in virtù della potenza ed estensione del suo impero, è noto anche come il primo “legislatore” turco per aver codificato un insieme di norme ritenute da un lato estremamente rigide ma dall’altro anche ragionevoli e giuste. Erdoğan, il più potente leader turco da diversi anni a questa parte, potrebbe forse star riflettendo su quale sarà il suo epiteto, dipende da come deciderà di procedere contro il sultano dell’etere.
Traduzione di Chiara Rizzo