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Il conflitto tra Recep Tayyip Erdoğan e Fethullan Gülen nelle sue varie dimensioni e motivazioni

30/10/2015
zaman

Evidenti segnali dell’insofferenza di Recep Tayyip Erdoğan nei riguardi dei media si manifestano nella primavera del 2014, quando il Primo Ministro turco intraprende un’azione legale contro Today’s Zaman, la principale testata turca in lingua inglese, accusato di oltraggio verso una figura istituzionale, il Primo Ministro stesso.

La risposta di Bülent Keneş, direttore del giornale in lingua inglese, come pure del giornale in lingua turca, Zaman, non si fa attendere – Keneş reagisce all’accusa di Erdoğan accusando a sua volta il Premier di voler imbavagliare la stampa, che informava l’opinione pubblica su presunti casi di corruzione compromettenti l’immagine del regime.

In Turchia il processo di liberalizzazione ha inizio subito dopo la caduta del regime militare, impostosi nel triennio 1980-1983; da allora i media acquistano gradatamente un potere considerevole, in ragione del fatto che grandi società industriali estendono le partecipazioni nei consigli d’amministrazione di giornali e televisioni, ciò che, d’altro canto, determina forme di dispotismo dell’informazione.

Dunque, dopo essere stati a lungo sostenitori di Erdoğan, Zaman e Today’s Zaman decidono di schierarsi apertamente in favore del Movimento di Fethullah Gülen (MG), che pratica gli insegnamenti del più influente e controverso capo di comunità religiosa turca. MG dispone di una rete di migliaia di istituzioni e milioni di sostenitori sparsi in ogni parte del mondo, con interessi nei settori dell’informazione, dell’edilizia, dell’editoria, della comunicazione.

Fethullah Gülen, chiamato dai suoi seguaci Hocaefendi (Stimato Maestro), diffonde i propri insegnamenti attraverso la carta stampata, online e attraverso i libri. Il tema cruciale della sua dottrina è la creazione di una “generazione della speranza”, la quale attenderà alla preparazione del Giorno della Resurrezione. Della “generazione della speranza” o “esercito della luce” o “soldati della verità” fanno parte giornalisti, insegnanti, imprenditori; è questa la “schiera benedetta” di Gülen, che ingaggia una lotta rigorosa contro consumismo, individualismo, corruzione dei costumi.

L’articolazione capillare di MG prende avvio già durante il regime militare; da allora il Movimento intensifica progressivamente la sua presenza a ogni livello della società turca. Nel corso degli anni ottanta e novanta, MG, in coincidenza con il crollo dell’Unione Sovietica, estende in tutta l’Asia centrale e nei Balcani una fitta rete commerciale, fino alla creazione di una Banca islamica (nella quale non si praticano tassi di interesse ed è prevista la partecipazione agli utili da parte degli utenti), la Bank Asya. Accanto alla diramazione nei settori produttivo, commerciale, finanziario, MG elabora, a partire dagli anni novanta, l’istituzione di un vero e proprio think tank, denominato “Piattaforma di Abant” (dal nome della cittadina di montagna, nella quale si struttura il suo nucleo fondatore), che si pone il fine di acquisire una egemonia sulla intera intellighentsia turca.

Negli anni novanta l’espansione di MG è concomitante con l’ascesa in Turchia dell’Islam politico sotto la guida di Refah Partisi (“Partito del benessere”). Tuttavia il successo di RP ha breve durata. Già nel 1997 RP viene rimosso dal governo attraverso una sorta di golpe, così che nel 1999 Gülen decide di trasferirsi negli Stati Uniti.

Tuttora Fethullah Gülen risiede negli Stati Uniti, dove vive da esiliato e ha stabilito la propria residenza.

Dall’inizio dell’era AKP, il partito di Erdoğan, il Premier ha costantemente ottenuto l’appoggio di MG ovvero il suo progetto conservatorista all’interno di un paese ormai laicizzato. Dal canto suo, MG, dopo aver assunto il controllo di Zaman, ha esteso la propria egemonia su molte altre media holding, inglobando due canali televisivi nazionali, una rete satellitare in lingua inglese e altre reti radiofoniche e testate giornalistiche, le quali, tutte, garantivano un sostegno strategico al governo AKP, ricevendolo a loro volta.

All’indomani della terza vittoria elettorale dell’AKP, nel 2011, le posizioni del Movimento e del partito iniziano a divergere in ragione della fine della supremazia dei militari, di uno sviluppo economico di stampo neoliberista. Nel 2012 si evidenzia un disaccordo fra Gülen e Erdoğan, allorché il governo progetta la chiusura di tutte le dershaneler, le scuole gestite da MG. Zaman ne dà conto, e subito si scatena una guerra asperrima fra i due fronti, che vede la messa sotto accusa del figlio del Premier per aver favorito un’operazione di contrabbando d’oro fra Turchia e Iran – è questa la risposta al disegno repressivo del governo ai danni di MG, il cui controllo del sistema giudiziario e delle forze di polizia appare evidente.

La controffensiva sferrata da Erdoğan si basa sull’accusa contro MG di aver costituito un “Stato parallelo” con l’obiettivo di organizzare un colpo di Stato. In seguito a questa accusa, viene attuata una epurazione in seno alle forze dell’ordine e alle procure; viene inoltre bandito twitter, in quanto ritenuto responsabile di screditare il Primo Ministro; vengono infine bloccati gli appalti delle aziende affiliate a MG.

Lo scontro fra le due fazioni è tuttora in atto. In seguito a ciò, sembra frantumarsi l’idea della coalizione che dette vita alla “Nuova Turchia”, dunque la legittimità democratica del governo e la credibilità del Movimento, incapace di rispondere convincentemente alle accuse di golpe.

Se il disegno neoconservatorista di MG appare tuttora radicato nella società turca, l’AKP è il solo partito in grado di coagulare consensi di massa.