Fra Hamas ed Egitto è guerra, mediatica

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Al-Aqsa Tv è la voce di Hamas nella Striscia di Gaza, il canale televisivo controllato dal movimento di resistenza islamico. Fin dalla sua nascita ha sempre rappresentato una voce contro “l’occupazione”, contro i “crimini sionisti”, mettendo nel mirino lo Stato di Israele e le sue azioni. Dopo il colpo di Stato in Egitto del luglio scorso e la conseguente deposizione dell’islamista Muhammad Mursi dalla carica di presidente, i rapporti fra il Cairo e Gaza si sono gravemente incrinati. A risentirne è stata anche Al-Aqsa Tv.

Nel settembre 2013, il canale televisivo palestinese ha mandato in onda un cartone animato teso a screditare l’azione delle guardie di frontiera egiziane che controllano il valico di Rafah.

Protagonisti dell’animazione sono due militari che non solo mostrano totale indifferenza rispetto a ciò che avviene oltre confine, ma in aggiunta tramano alle spalle dei palestinesi al fine di presentarli sotto una cattiva luce all’opinione pubblica egiziana.

Quando, come avviene dal 2013, Mursi e i suoi collaboratori sono stati accusati di aver collaborato con Hamas mettendo in pericolo la sicurezza nazionale egiziana, Al-Aqsa Tv ha risposto con veemenza (il 28 Gennaio) screditando i capi di accusa.

L’emittente palestinese ha smentito, con interviste e dati, il coinvolgimento diretto di uomini di Hamas, sottolineando come alcuni degli imputati chiamati in causa dalle autorità giudiziarie egiziane fossero piuttosto rinchiusi da decenni nelle “carceri dell’occupazione”. “I media egiziani – titola la puntata di un programma – nascondono la verità”. Ecco allora che Al-Aqsa Tv è progressivamente divenuta, nell’idea di Hamas, un mezzo di contro-informazione della muqawama (resistenza) non più solo contro Israele ma anche contro l’Egitto attraverso un palinsesto di informazione alternativa che va di pari passo con l’immagine (negativa) che i media egiziani forniscono in patria dell’organizzazione palestinese.

Al fianco di approfondimenti e servizi giornalistici su argomenti specifici per difendere Hamas e contemporaneamente attaccare le politiche egiziane, Al-Aqsa Tv conta sulla presenza di un ospite ricorrente all’interno delle proprie trasmissioni. Si tratta di Salah Bardawil, membro del Consiglio legislativo palestinese in carica a Gaza e rappresentante del movimento di resistenza islamico di Hamas. Dopo che l’Egitto ha dichiarato Hamas organizzazione terroristica, la presenza mediatica di Bardawil si è intensificata. L’esponente di Hamas ha prevedibilmente rigettato qualsiasi possibilità di etichettare il suo movimento come terroristico, accusando l’Egitto di fare il gioco di Israele e degli Stati Uniti d’America. “I media egiziani danno notizia di tutto ciò che fa felice Israele”.

In questo senso Bardawil prova a tracciare una differenza profonda fra l’informazione ufficiale egiziana (ossia quella “controllata dallo Stato golpista”) e quella informale, che affonda le proprie radici direttamente nel popolo egiziano e che, a suo dire, interagisce con il popolo palestinese in maniera del tutto diversa tramite social network come Facebook: “loro ci amano e noi li amiamo”.

L’obiettivo è dunque evidente: screditare non solo l’azione dell’attuale esecutivo egiziano, ma anche i mezzi di comunicazione che lo sostengono presentandoli come inaffidabili e rimarcando, di contro, la precisa corrispondenza fra gli interessi dei due popoli: quello egiziano e quello palestinese. Sono difatti i social network, gli stessi che hanno contribuito in maniera importante allo scoppio delle rivolte contro la dittatura di Mubarak, ad essere presentati come fonti affidabili ed attendibili. Allo scopo di raggiungere tale risultato, la modalità operativa degli interventi di Bardawil è quasi sempre la stessa: mostrare servizi dei maggiori canali televisivi egiziani che trattano Hamas e la Striscia di Gaza sotto una luce negativa e poi rispondere punto su punto provando a smantellare “le bugie e le menzogne” dei media egiziani.

Nelle dinamiche intrapalestinesi, colpire l’Egitto può significare colpire anche, direttamente, Mahmoud Abbas, dell’Autorità nazionale palestinese. Secondo gli opinionisti di Hamas presenti su Al-Aqsa Tv, assumendo un atteggiamento aggressivo nei confronti del movimento di resistenza islamico, Il Cairo non potrebbe più rappresentare un mediatore credibile fra Hamas e Fatah nell’intento di un processo di riconciliazione nazionale. Ecco dunque che nella programmazione di Al-Aqsa TV ha fatto la sua comparsa Mushir al-Masri, anch’egli rappresentante di Hamas, che lo scorso 28 gennaio ha criticato la mancanza di moralità di Abbas nel commentare, durante una intervista, la situazione in cui versa la Striscia di Gaza.

Secondo il rappresentante del movimento di resistenza non si deve dimenticare mai come l’obiettivo finale dell’Autorità nazionale palestinese sia quello di agire contro l’occupazione israeliana ed in questo, secondo la sua opinione, Abbas sta clamorosamente fallendo.

Al-Aqsa Tv segue idealmente le orme della più famosa e diffusa Al-Manar, di proprietà di Hezbollah. Sebbene mezzi tecnici ed audience siano incomparabili, l’obiettivo finale rimane lo stesso: rappresentare la voce della resistenza. Nel caso specifico, la narrativa mediatica viene costruita con un profilo avverso all’attuale governo egiziano proponendo al telespettatore l’idea dell’isolamento di Hamas, ma cosa più importante di “Gaza e del suo popolo” rispetto agli “occupanti israeliani”, al “governo golpista egiziano”, agli Stati Uniti d’America ed all’Autorità nazionale palestinese.