Blasfemia in salsa turca

11/01/2013
Simpson-blasfemi

Anche i Simpson accusati di blasfemia. Lo scorso 2 dicembre l’Authority Turca della Televisione e Radio, RTÜK, ha sanzionato con una multa di circa 23mila euro  e un richiamo ufficiale l’emittente televisiva CNBC-e. L’accusa? Aver mandato in onda una puntata dei Simpson definita “offensiva e blasfema nei confronti dei cristiani”.

Secondo l’Authority, la puntata“deride Dio”, rappresentato in forma umana mentre offre un caffè al diavolo, e “incoraggia al consumo di alcool a Capodanno”. In aggiunta, compare quella che viene definita  “un’istigazione a commettere un omicidio in nome di Dio. ” A completare l’episodio ritenuto blasfema è la scena in cui una Bibbia viene bruciata in pubblico.

L’attività di controllo svolta dalla RTÜK non dovrebbe stupire. Si tratta di una Authority a cui sono demandati compiti di monitoraggio e regolamentazione.  Fondata nel 1994, e nominata dal Parlamento, la  RTÜK ha il potere di sanzionare programmi radiofonici e televisivi. La sentenza sui Simpson ha però qualcosa di sorprendente. Si tratta infatti della prima sanzione a difesa dell’immagine del cristianesimo.

Anche se creano quindi un precedente, vale la pena ricordare che i Simpson non sono i primi a essere bacchettati. Nel 2009 è stata sanzionata le serie americana Nip/Tuck, nel 2011 Sex&the city. In entrambi i casi, le puntate sono state definite “immorali e fuorvianti”, atte a violare i “valori della nazione e della famiglia turca” e pertanto “inadeguate nei confronti di infanti ed adolescenti”.

A finire nel mirino dell’Authority è stato anche Behzat-Cu. La serie racconta la storia di un commissario di polizia di Ankara che, lottando contro il crimine, è costretto a muoversi in ambienti corrotti. Il partito di governo Akp e il partito nazionalista Mhp lo hanno fatto sanzionare in tutte le tre stagioni. Ancora una volta si è parlato di  violazione dei valori e della morale, sia della nazione che della famiglia turca, accusando i protagonisti di bere troppo, usare un linguaggio volgare e comportarsi in maniera immorale ed oscena, contraria allo sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza.

La nomina politica dell’Authority ha creato un legame tra i punti di vista dei politici e le sanzioni. In questi giorni a finire nel mirino è stata la serie televisiva dedicata a Solimano il Magnifico[1], un programma di successo, con 160 milioni di spettatori distribuiti in 76 diversi Paesi. Secondo il primo ministro Racep Tayyip Erdoğan, questa serie è troppo concentrata sugli intrighi di corte piuttosto che sulle conquiste territoriali. Se l’RTÜK dovesse sanzionare anche questa serie in Turchia si stupirebbero in pochi.  

L’articolo 301 del Codice Penale (rif.2005) prevede pene dai sei mesi ai due anni per chi si renda colpevole di blasfemia, aggiungendo che “non costituiscono reato le manifestazioni dirette alla critica”.  Chi ha voluto camminare sul quella sottile linea che divide  critica e blasfemia si è da sempre ritrovato in un campo minato. Ed è proprio in riferimento all’applicazione di quest’articolo che la giurisprudenza potrebbe presto far registrare un’evoluzione significativa.

Pochi giorni prima della pronuncia nei confronti dei Simpson infatti, l’articolo.301 è finito nuovamente sotto i riflettori con l’inizio del processo contro il pianista Fazil Say, un talento che ha suonato con le più importanti orchestre del mondo. Alcuni cittadini si sono detti offesi dai tweet con i quali Say ha accostato “le bellissime donne” e “i fiumi dissetanti” di cui parla il Corano alle professioniste di un bordello e alle bevande di un pub. In un terzo tweet finito nel fascicolo dell’accusa, il pianista si domanda anche  che cosa abbia spinto un religioso a liquidare una preghiera in soli 22. Forse una donna o una bottiglia di raki, lascia intendere il pianista. Larga parte dell’opinione pubblica fa notare che una richiesta di 18 mesi di carcere, fondata su queste basi, era impensabile prima di Erdoğan. In un paese in cui secolarismo e laicità sono l’essenza della strada indicata da Mustafa Kemal Ataturk, la satira sull’Islam non può costituire un crimine.

L’articolo 301 non menziona le offese dirette al fondatore della patria, ma un’eventuale blasfemia commessa nei suoi confronti costituisce una fattispecie di reato sanzionata da un articolo a parte, il 5816. Questo protegge anche i busti, le statue e il mausoleo di Ankara. Chi lo viola rischia fino a sei anni di reclusione. È in base a questo articolo  e nell’intento di  tutelare l’idealogia kemalista che il Ministero delle Comunicazioni ha più volte ordinato l’oscuramento del canale Youtube che trasmetteva una video-biografia offensiva di Ataturk.

A completare il quadro è il caso che riguarda una giovane giornalista del quotidiano Akșam, Nagihan Alçı, liberale e laica, incriminata  solo tre mesi fa perché ritenuta colpevole di aver definito Ataturk un dittatore.


[1] Solimano è chiamato dai turchi “il Legislatore” a causa dell’imponente mole di leggi da lui poste in essere e necessarie a tenere unito un impero che raggiunse con lui la massima espansione.