Antenne e satelliti trasmettono il rinascimento culturale berbero

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Arriva al contempo la prima rete privata in lingua amazigh e l’ultima nata della famiglia dei canali in lingua berbera. Il processo di riappropriazione di un’identità culturale diffusa in tutto il Nordafrica, ma a lungo negata dalle autorità, compie quindi un ulteriore passo in avanti. Conseguenza immediata della Primavera araba, il “rinascimento culturale” berbero, più correttamente amazigh [1], trova le sue radici in un’abile campagna mediatica che rimonta ai primi anni ’90 quando iniziano a nascere su internet forum frequentati della vasta comunità di studenti ed accademici berberi nelle università europee e nordamericane.

Il ruolo di queste piattaforme è stato rivoluzionario, arrivando a scardinare  per la prima volta la frammentazione socio-culturale delle comunità amazigh di tutto il Nordafrica, isolate geograficamente e divise in numerosi sottogruppi (Tuareg, Cabili, Rifiani, Chleuh ecc.). Le diverse declinazioni del mondo amazigh hanno così iniziato a sviluppare la sensazione di appartenenza ad una comunità transnazionale, nella maggior parte dei casi percepita come aggiuntiva – e non sostitutiva – rispetto a quella di residenza.

Oltre a internet, centrale è stato il ruolo giocato dai canali televisivi locali e satellitari. Il primo paese a trasmettere in lingua berbera -inizialmente solo notiziari- è l’Algeria degli anni ’90, seguita poco dopo dal Marocco. Un grande passo avanti si compie con Tamazight Tv, canale generalista lanciato il 6 gennaio 2010 dalla holding pubblica marocchina Société nationale de radiodiffusion et de télévision, attenta tra l’altro a dare equa rappresentanza ai tre principali dialetti berberi parlati nel Paese (tachelhit, tarifit e tamazight).

L’esperienza televisiva marocchina ha a sua volta rappresentato il modello di riferimento per la Libia del dopo Gheddafi, dove i movimenti politici e culturali amazigh sono stati a lungo repressi. Il primo esempio è rappresentato dalle due ore di trasmissione in berbero da parte di Libya Tv, sorta il 30 marzo 2011 a Doha per opera di immigrati libici, con studi televisivi a Tripoli e Bengasi. Il 12 gennaio scorso, giorno del capodanno berbero, ha iniziato a trasmettere anche Libya Ibraren, Libia Varietà, che include una piccola programmazione in inglese ed arabo. Il nuovo canale si è distinto per aver coperto in diretta e in berbero la Conferenza internazionale sulla sicurezza, la giustizia e lo Stato di diritto della Libia svoltasi lo scorso 12 febbraio a Parigi. Grande è poi lo spazio dedicato a musica e canti popolari berberi, severamente vietati sotto il regime del Colonnello.

Accanto al fenomeno televisivo, la riappropriazione dell’identità culturale amazigh passa anche dalla rivoluzione del web 2.0. L’attivismo su internet delle rivoluzioni tunisina ed egiziana ha infatti fornito nuova linfa alla presenza amazigh sui principali network. Un numero crescente di gruppi e associazioni amazigh hanno dato così vita a blog, account Twitter e pagine Facebook dedicati ai problemi sociali ed economici della comunità a livello sia locale che globale, rinsaldando il legame tra le comunità berbere del Nordafrica e gli emigrati. A fianco del messaggio culturale, sociale e politico, Facebook e i social network ospitano numerose pagine amazigh generaliste dove viene dato notevole spazio anche alla satira e all’umorismo [2].

L’istituzionalizzazione a livello scientifico ed accademico che la cultura amazigh ha vissuto negli ultimi anni è dovuta in gran parte all’opera dell’Istituto Reale di Cultura Amazigh, Ircam fondato nel 2001 a Rabat da re Mohammed VI. Nel 2011, a seguito della forte partecipazione berbera alle proteste del “mouvement du 20 février” e della conseguente  costituzionalizzazione della parità linguistica tra arabo e berbero, l’Istituto diviene il principale consulente del governo nell’aggiornamento dei programmi scolastici. L’Ircam ha potuto così imporre, al posto della traslitterazione in lettere latine o arabe, l’utilizzo del tifinagh, alfabeto consonantico sino ad allora utilizzato dai soli Tuareg[3].

Accanto al proprio ruolo di consulente del governo e del sovrano, l’Istituto, attraverso i suoi sette centri di ricerca, sta compiendo un importante e inedito lavoro di ricerca e catalogazione del patrimonio culturale berbero di tutto il Nordafrica, procedendo così alla prima, sistematica trasposizione della vastissima letteratura orale berbera. L’istituto svolge al tempo stesso un ruolo propulsivo per lo sviluppo della produzione letteraria e artistica amazigh contemporanea, attraverso la propria collana editoriale e l’organizzazione di seminari, esposizioni e concorsi.

Il ruolo dell’IRCAM e, più in generale, il riconoscimento della componente berbera all’interno della cultura nazionale marocchina, si stanno imponendo nella regione come un modello virtuoso, verso il quale pare si stia allineando anche il governo libico. Non pare pertanto illegittima l’opinione di alcuni studiosi che candidano il Marocco a diventare il fratello maggiore di tutte le comunità berbere del Nordafrica [4].

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[1]   Tra Ii blog e i siti amazigh più seguiti figurano:

  • Amazigh World– sito d’informazione e d’opinione animato dai berberi del Marocco
  • Néo-culture amazighe – Blog dedicato all’espressione artistica e culturale amazigh contemporanea
  • Tamazgha – sito dell’Organizzazione non governativa parigina Tamazgha, che milita per la difesa dei diritti culturali e linguistici di tutte le comunità berbere
  • Toumast Press – sito dell’agenzia di stampa tuareg

[2] Tra le pagine Facebook più seguite troviamo: Amazigh Télévision et Radio, Amazighité Fierté e Amazigh trolls

[3] Fadma Ait Mous, Les enjeux de l’amazighité au Maroc, cit., p. 130

 [4] Salem Chaker e Masin Ferkal, Berbères de Libye : un paramètre méconnu, une irruption politique inattendue, Politique africaine, 125, marzo 2012, p. 105-126.