Tornei di caccia col falcone, reality dedicati ai cammelli, sermoni religiosi e sfilate d’auto di lusso. L’obiettivo di Al-Rayyan tv è ambizioso: “sviluppare l’identità nazionale e culturale del popolo del Qatar”. Un’identità che più che da sviluppare è forse da inventare. Con una popolazione di 1,7 milioni di persone, di cui meno del 15percento cittadini autoctoni, il Qatar corre continuamente il rischio di essere “annientato” dalla sua stessa ricchezza che attira manodopera espatriata di ogni sorta e religione: dagli ingegneri europei ai muratori indiani.
È in questo contesto che si colloca Al-Rayyan: un’emittente nata per essere nazionale ma che, a differenza delle altre obsolete televisioni locali, sul piano della tecnica e della produzione non ha nulla da invidiare a canali come Al-Jazeera. Il suo palinsesto è un bouquet di programmi che mette in piedi una rappresentazione di quello che -secondo gli alchimisti della comunicazione reclutati per il progetto – dovrebbe rappresentare il Qatar autentico. Un mix di tradizione, modernità e religione.
La programmazione, lanciata sul satellite Nilesat il 20 maggio del 2012, parte alle 6 del mattino con le prediche di shaykh Isa el Horr per poi proseguire col programma Sabah Rabah, un salotto femminile dove si parla di cultura e società. E fin qui, nulla di nuovo per le tv arabe. Le produzioni realmente originali sono i reality come Sharat al-Rayyan, dedicato alle corse di cammelli. Il format è quello di un talent show. I concorrenti sono dieci istruttori di cammelli da corsa seguiti dalle telecamere lungo tutto il percorso di preparazione della gara, dall’acquisto del loro capo al mercato, fino alla competizione e alla vittoria dell’agognato premio.
Stessa combinazione di tecniche di narrazione televisiva globali con argomenti di vita tradizionale vale per Umm Rashid, una serie al limite tra il documentario e la fiction che ha come protagonista un’anziana donna beduina che vive nel deserto. Accompagnata da fotografia e musiche da Mille e una notte, La mamma di Rashid racconta la bellezza della vita nel deserto, l’ambiente da cui provengono i qatarensi autentici. Le puntate da 50 minuti alternano interviste frontali con sequenze costruite a tavolino nelle quali l’anziana donna, insieme a figli e nipoti, impegni svolge le sue attività quotidiane: cucina davanti al fuoco o va a a prendere l’acqua in un lontano pozzo nel deserto.
“Al-Rayyan sarà il guardiano della cultura e dell’identità del Qatar”, ha detto alla stampa il responsabile dei programmi, Hamad Zakiba, il giorno del lancio della tv. Nei dintorni di Doha la manodopera espatriata finisce spesso per farla da padrona, ma secondo Zakiba questa è la prima volta che producer, autori e maestranze sono in maggioranza qatarensi. Ciononostante, anche dietro il progetto Al-Rayyan “ci sono esperti di comunicazione libanesi, chiamati, paradossalmente, a costruire l’identità del Qatar” .
Quali che siano le nazionalità degli esperti che stanno dietro Al-Rayyan, è certo che i soldi per finanziare il progetto vengono dal governo dell’emirato e rientrano nella “visione del Qatar 2030”, il mastodontico disegno di modernizzazione ideato pensando al futuro di questo paese. Il programma, lanciato nel 2008, si pone l’obiettivo di rendere l’emirato entro il 2030 “uno stato “moderno, capace di uno sviluppo sostenibile e durevole che assicuri alle generazioni future una vita di benessere”, recita la pagina web del governo. In altre parole, il progetto è quello di rendere il Qatar un paese dall’identità nazionale forte, in grado di crescere anche senza idrocarburi.In cima alla lista delle linee guida per raggiungere quest’obiettivo ci sono la “modernizzazione e la preservazione delle tradizioni del Qatar.” Un concetto che Al-Rayyan tv cerca di tradurre in immagini.
E se al racconto delle tradizioni si applicano i format globali del reality e del talent show, per narrare la possibile modernità ci si affida a programmi come Mustaqbal Qatar ,il futuro del Qatar, una serie di documentari dalla fotografia impeccabile, presentati da un giovane conduttore vestito col tradizionale thoub che va in giro per i numerosi cantieri di Doha. Non manca poi un tocco newyorkese, che la televisione cerche di dare con il programma Hal Faza, un reality che segue le ronde della polizia della capitale alle prese con incendi, incidenti stradali e qualche episodio di criminalità. Il tutto con montaggi serrati, grafiche dal sapore hi-tech e musiche da film d’azione americano.
“Questo è il momento migliore per mostrare il Qatar al resto del mondo”, ha detto Zakiba. Di certo il Qatar, ormai da diversi anni, riesce bene a mettersi in mostra davanti alla platea internazionale, soprattutto attraverso gli investimenti più disparati, che vanno dall’acquisto di squadre di calcio blasonate, come il Paris Saint Germain, al finanziamento dei gruppi ribelli in Siria.
Resta però ancora da capire quanto Al-Rayyan sarà in grado di mostrare il Qatar agli stessi qatarensi.