Al-Bawsala: la bussola che monitora la costituente tunisina

05/02/2014
Senza nome

Per 26 mesi, l’ Organizzazione non governativa, Ong, ha piantonato l’Assemblea costituente tunisina formata dopo le prime elezioni libere a seguito della caduta del regime dittatoriale di Zine El Abidine Ben Ali. Nessuna discussione, nessun votazione, nessuna frizione è sfuggita ad Al-Bawsala.

All’origine del progetto, una giovane donna di 29 anni. Il suo nome è Amira Yahyaoui. È la figlia del giudice Mokhtar Yahyaoui, licenziato nel luglio del 2001 dopo aver scritto una lettera aperta all’ex presidente Ben Ali per denunciare la mancanza di indipendenza della magistratura. Amira è anche la cugina di Zouhair Yahyaoui – il pioniere della cyber-dissidenza in Tunisia – morto di un attacco di cuore nel marzo 2005 all’età di 37 anni, a causa dei maltrattamenti subiti in carcere. L’attivismo, Amira ce l’ha nel sangue. Nel 2010 divenne uno dei più notevoli protagonisti della lotta contro la censura di Internet. Tornata a Tunisi, dopo cinque anni di esilio a Parigi, ha approfittato del nuovo spazio pubblico che si è aperto nella società civile per impegnarsi con alcuni compagni di strada nello sforzo cittadino. Insieme, creano Al-Bawsala (la bussola) per contribuire alla transizione democratica in un modo molto particolare.

Ons Ben Abdelkarim, la giovane segretaria di Al-Bawsala di appena 22 anni, afferma che: “avevamo voglia di permettere al cittadino di essere al centro dell’azione pubblica e politica. Sotto la dittatura, i cittadini erano esclusi dalla vita pubblica, ne erano privati. Dato il contesto del periodo, vale a dire l’elezione della Assemblea Nazionale Costituente, era essenziale che i cittadini sapessero che cosa questa assemblea stesse facendo e chi erano queste 217 persone appena elette.”

Nel 2012, l’associazione si trasferisce in un locale in viale Bourguiba, la strada dove il 14 gennaio 2011 il popolo tunisino chiese al dittatore di uscire di scena. Sette collaboratori vengono assunti, tutti giovani (età media 26 anni) e tutti laureati in università prestigiose.

Per cominciare, il team ha pubblicato le biografie dei 217 parlamentari, cosa che non era stata fatta dall’assemblea stessa. Le difficoltà lavorative iniziano in fretta. “Abbiamo dovuto trovare soluzioni ardite – ricorda Ons. La prima sfida era quella di essere in grado di entrare all’assemblea senza l’aiuto di un deputato. Abbiamo avuto l’idea originale di creare false tessere stampa, così abbiamo potuto partecipare alla riunione per raccogliere informazioni e monitorare le attività della costituente.”

Superato il primo ostacolo, il piccolo gruppo si sposta verso l’angolo sinistro della galleria riservata alla stampa. Computer, telefonini e tablet digitali in mano, lo staff di Al-Bawsala segna ogni giorno i nomi dei deputati presenti in aula. Li sorvegliano ogni minuto dalla mattina alla sera, coprendo i dibattiti in un ambiente spesso caotico e rallentato da dispute e polemiche quotidiane tra progressisti e conservatori. Si intrufolano anche nelle commissioni e afferrano i rapporti a volte scritti su un semplice quaderno per rivelarli al pubblico. Tutte le informazioni di cui necessitano cittadini, giornalisti e diplomatici che vogliono seguire i lavori della riunione dell’assemblea sono consegnate in tempo reale sul sito dell’associazione Al-Marsad, su Facebook e su Twitter.

Per garantire una maggiore trasparenza, nel maggio del 2012, la Ong rende pubblica la decisione di aumentare le indennità dei parlamentari. Alcuni deputati decidono di fornire ai membri di Al-Bawsala le loro schede fiscali. Poche settimane dopo, la pubblicazione del debole tasso di partecipazione (55%) ai lavori della Costituente da parte dei deputati progressisti ha avuto un effetto importante sulla gestione dell’assemblea. Da quel momento in poi, i deputati sono stati tenuti a giustificare le loro assenze.
Tutto ciò ha indotto alcuni politici a voler impedire alle Ong di assistere ai dibattiti. “Siamo stati attaccati pubblicamente da parte di alti funzionari che hanno chiesto in aula di vietarci l’accesso all’assemblea. Non sapevano che così facendo, ci facevano pubblicità”, dice sorridendo Ons.

“Man mano che i deputati si sono resi conto che il nostro lavoro non era contro di loro ma per il beneficio dei cittadini e che era importante che questo lavoro si facesse con loro, la situazione è cambiata molto. Certi deputati vengono da noi per fornire prove documentali della loro assenza, o meglio ancora ci contattono personalmente se una riunione è programmata all’ultimo minuto in modo che possiamo essere presenti”, afferma Ons. Dalla loro parte, i membri di questa bussola cittadina non esitano a telefonare ai deputati assenti per dire loro di venire a votare per gli articoli importanti.

La costituzione tunisina è stata votata il 26 gennaio scorso con 200 voti a favore, 4 astensioni e 12 contrari. Il tutto sotto lo sguardo fisso di AlBawsala. Ma la Ong intende continuare a seguire i lavori dell’assemblea fino alle prossime elezioni e la creazione del prossimo parlamento. Inoltre, si avvia un progetto di trasporre Al-Marsad al livello locale per monitorare il potere esecutivo tramite l’osservazione dei consigli comunali di 25 comuni. 

 
Tunisi, 5 marzo 2014 – un’intervista di Azzurra Meringolo ad Amira Yahyaoui

Articolo aggiornato il 13 giugno 2014