La censura alla libertà d’informazione in Turchia è un fenomeno noto. Come documentano le organizzazioni che si battono per la libertà di stampa e di espressione, come Reporter senza frontiere e Amnesty International, sempre più giornalisti e social media denunciano oramai quasi quotidianamente le violazioni e gli attacchi subiti. Tuttavia in questo difficile quadro socio-politico esistono realtà che continuano a mantenere la propria indipendenza e che, a proprio rischio, garantiscono un’informazione più libera e democratica. Tra queste realtà è da considerare sicuramente Açık Radyo (lett. Radio Aperta), stazione radiofonica indipendente fondata a Istanbul nel 1995 e tutt’ora trasmessa sulla frequenza 94.9. Ideata da Ömer Madra, intellettuale formatosi nel clima politico dell’attivismo turco degli anni ‘70, Açık Radyo è stata fondata con l’obiettivo, non solo di dar voce alla rete di intellettuali che collaboravano allo sviluppo della società civile, ma anche di articolare un ‘modello integrativo’ che permettesse alle singole associazioni di non focalizzarsi esclusivamente sul loro operato ma di contribuire più in generale al processo di democratizzazione e emancipazione sociale del paese. L’idea, alla vigilia della fondazione di questa stazione radiofonica, era infatti quella di creare uno spazio che andasse al di là della semplice informazione e si articolasse come canale di diffusione della cultura e coordinazione delle varie attività formulate in chiave democratica.
Açık Radyo venne fondata come compagnia privata da 92 azionisti, che contribuirono al progetto fornendo una quota associativa pressoché equa. La formazione intellettuale e la carriera professionale dei fondatori aveva seguito spesso un percorso molto simile. Appartenenti per la maggior parte alla generazione compresa tra il 1945 e il 1955, molti di coloro che aderirono al progetto avevano iniziato la carriera accademica nelle università di Istanbul o di Ankara che in quegli anni occupavano un posto centrale nel processo di politicizzazione degli studenti, essendo centri nevralgici della teorizzazione ideologica e della critica sociale del paese. Coloro che erano cresciuti in questo contesto subirono, durante il colpo di stato degli anni ’80, una violenta repressione tesa alla depoliticizzazione della sfera politica che colpì in particolar modo il libero associazionismo e la circolazione di idee. Tuttavia la violenza poliziesca non riuscì a reprimere del tutto il nuovo clima culturale che si stava creando e comportò paradossalmente l’emergere di un contesto civile, strutturato sul consenso e orientato alla richiesta del rispetto dei diritti umani. Il ripensamento delle strategie d’opposizione si cominciò ad articolare principalmente intorno a riviste e case editrici che diventarono nuovi centri per la formulazione e la diffusione della coscienza politica. È questo il periodo in cui le attività e le iniziative intellettuali riuscirono ad articolare un pensiero militante moderato, connesso all’attivismo della classe media, che ebbe importanti conseguenze nella strutturazione successiva dei metodi d’opposizione collettiva. Gli anni ’80 furono anche il momento in cui la percezione della società turca come un “tutto organico” entrò in crisi grazie alla comparsa sulla scena sociale di nuovi attori, nuove mentalità e movimenti di rivendicazione identitaria. Questa novità nella partecipazione ebbe il merito di ‘desacralizzare’ la natura secolare e stato-centrica della Turchia e allo stesso tempo di importare differenti visioni e modi alternativi di intendere la vita politica. La moltitudine degli eventi e degli attori in gioco in questo periodo introdusse nuovi discorsi incentrati in particolar modo sulle problematiche identitarie, primo tra tutti quello organizzato intorno alla questione curda; religiose, per quanto riguarda i movimenti di rinascita islamica; e di genere, simboleggiato dai movimenti femministi e omosessuali.
La fondazione di Açık Radyo si posiziona pienamente in questo contesto e nella sua programmazione ne traduce gli intenti e gli obiettivi. La proposta culturale della radio, infatti, persegue ancora oggi l’intento di minare la visione monolitica della società portando alla luce e inserendo nel dibattito pubblico le numerose problematiche legate alla natura composita ed eterogenea, da un punto di vista etnico e culturale, del paese. Le diverse tematiche proposte dalla radio sono sviluppate in circa 130 programmi settimanali, proposti e ideati da volontari, che concernono l’arte e la letteratura, la politica e l’informazione, e la promozione di numerosi progetti che, in Turchia e a livello internazionale, si occupano della memoria e della promozione di valori democratici. Ponendosi in linea con i fini della mobilitazione intellettuale e sviluppando una programmazione incentrata anche sulla rilettura dei classici della letteratura, sulle performance teatrali, sulle memorie delle minoranze, la particolarità del progetto è proprio quello di proporsi come strumento di emancipazione culturale, per la costituzione di una coscienza critica che permetta al singolo individuo di sviluppare dei metodi di analisi e resistenza al pensiero dominante. In venti anni di attività, e grazie alla collaborazione di numerose personalità eminenti, Açık Radyo è diventata nel tempo una risorsa attendibile di informazione e la voce di quella sinistra democratica che lotta contro lo status quo e che in Turchia ha difficoltà a sviluppare uno spazio di opposizione sociale. Tuttavia, una tale scelta editoriale è possibile solo grazie al mantenimento di un’indipendenza economica e ideologica dallo Stato e da coloro che contribuiscono alla promozione del discorso dominante. Infatti, la censura alla libertà d’informazione in Turchia oltre ad essere esercitata direttamente dagli organismi di potere è strettamente connessa alla dipendenza economica dei media con grandi aziende che fanno capo direttamente allo Stato. Questo tipo di pressione ha influenzato profondamente la scelta editoriale e la qualità dell’informazione nel paese. Açık Radyo, negli anni, ha sviluppato quindi una forma di indipendenza ‘sostenibile’ grazie alle diverse campagne di sostegno da parte degli ascoltatori. Tuttavia, questo tipo di supporto economico non riguarda solamente la possibilità di rimanere indipendenti, e quindi di restituire un servizio che sia in qualche modo svincolato dalle strutture che limitano la libertà d’espressione, ma rappresenta anche un mezzo per responsabilizzare l’ascoltatore nei confronti di un progetto collettivo. In questa ottica l’emittente non fornisce un prodotto, ma diventa un mezzo a disposizione di coloro che ne vogliono usufruire e la cui esistenza dipende dalla collaborazione e dalla volontà di ognuno. Il modello partecipativo permette di democratizzare il discorso politico lasciando spazio all’espressione e agli interessi di ciascuno, così da diventare piuttosto una piattaforma d’espressione e di confronto sia delle diverse idee che delle varie attività svolte in ambito sociale.
L’esempio di Açık Radyo permette di testimoniare l’esistenza in Turchia di realtà vivaci e eterogenee impegnate per un’informazione indipendente e, più in generale, nell’organizzazione del discorso sociale. Tali progetti, oltre a fornire uno spunto di riflessione diverso e composito del panorama multiculturale del paese, hanno rappresentato negli anni una vera e propria presa di posizione politica in un contesto continuamente minacciato nelle libertà individuali e collettive.