Al-Jazeera: la storia della principale emittente satellitare araba

08/01/2013
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Al-Jazeera, che in arabo significa “l’isola”, in riferimento alla Penisola Arabica (Jazìrat al-‘Arab), è la maggiore emittente satellitare all-news in lingua araba. Fondata nel 1996 a Doha, per volontà dell’emiro del Qatar Hamad bin Khalifah al-Thani con un investimento pari a 137 milioni di dollari come base di sostegno ai primi cinque anni di attività, Al-Jazeera irrompe sullo scenario mediatico regionale, proponendosi come un nuovo modello editoriale e organizzativo con un progetto strategico-politico tale da riplasmare i rapporti di forza all’interno del mondo arabo. L’obiettivo dell’emiro è quello di creare un network d’informazione giornalistica in onda 24 ore al giorno, indipendente nella linea editoriale e non subordinato ai proventi del mercato pubblicitario, settore monopolizzato dagli sceicchi sauditi. Tutto questo in un paesaggio regionale caratterizzato dall’incontrastato dominio delle televisioni di Stato e dalla comparsa delle media venture satellitari private, come la libanese LBC e il colosso MBC a capitale saudita, ma con base a Londra. Queste sono considerate le prime rilevanti emittenti satellitari panarabe.

 AlJazeera si avvale dell’esperienza di alcuni giornalisti arabi, fuoriusciti dalla breve avventura londinese di BBC Arabic (1994-1996), garantendogli discreti margini di libertà editoriale e beneficiando della loro solida formazione professionale. L’obiettivo primario è diventare la fonte d’informazione privilegiata di tutti gli arabi, compresi quelli all’estero. In aggiunta, il canale mira a favorire una visione panaraba unitaria su fenomeni ed eventi di attualità in contrapposizione all’egemonica narrazione giornalistica dei network occidentali nella regione.

 La televisione qatarense si afferma presto come modello di canale all-news che punta sull’obiettività, sulla qualità dei servizi giornalistici e dei documentari, sull’offerta di differenti opinioni e visioni, sul pluralismo. Molti dei suoi format e talk show, alcuni apertamente ispirati a modelli delle televisioni occidentali, come Al-ra’y wa’l-ra’y al-àkhar (Il punto di vista dell’uno e dell’altro) o Al-ittigà’ al-mu‘àkis (La tendenza opposta), segnano l’apertura di un nuovo spazio del dibattito pubblico nel mondo arabo su una varietà di temi politici e sociali prima d’allora considerati tabù, presso un’audience araba desiderosa di un accesso più libero al sapere e di una nuova cultura dell’informazione e di un’offerta televisiva più variegata.

 Il network accresce nel tempo la sua importanza grazie alla estensiva copertura e al peculiare trattamento giornalistico delle guerre e dei grandi eventi che hanno scosso il mondo arabo dagli anni ’90 ad oggi. Le coperture no stop della campagna americana Desert Storm in Iraq nel 1998,  dell’Intifada al-Aqsa del 2000 e soprattutto delle guerre in Afghanistan e in Iraq in seguito all’11 settembre attestano il prestigio dell’emittente in ambito internazionale. Al-Jazeera diventa un canale capace di competere se non scalzare i principali news provider europei e americani nel campo del giornalismo di guerra.  

 È proprio a partire dagli attentati del 2001 e dalla successiva guerra al terrorismo che l’ascesa di Al-Jazeera polarizza l’attenzione dei media e degli osservatori occidentali che ormai la reputano il più autorevole organo di informazione in contrapposizione ai media occidentali, paventando i timori di una sua affermazione oltre i confini del mondo arabo. A sentire minacciato il loro potere mediatico sono in primis gli Stati Uniti che hanno spesso accusato Al-Jazeera di fare da cassa di risonanza del terrorismo islamico, di falsificare la realtà o di sostenere le rivendicazioni di Al-Qaeda trasmettendo i messaggi intimidatori di Osama Bin Laden.

 La vocazione internazionale di Al-Jazeera è confermata dall’apertura del canale in lingua inglese nel 2006 (il portale news in lingua inglese invece risale al 2003) e dalla costante attenzione per le comunità arabe e musulmane nella diaspora.  A inizio gennaio è stata annunciata l’acquisizione di Current Tv, il canale statunitense fondato da Al Gore, che l’emiro del Qatar ha comprato al fine di estendere la sua influenza nel continente americano. Il progetto è quello di realizzare Al-Jazeera America, una sorta di canale allnews con sede a New York e in altre città statunitensi.

 Al-Jazeera ha arricchito negli anni il suo ventaglio d’offerta, non limitandosi alle news e alla politica, ma occupandosi anche di economia e business. In aggiunta, ha aperto un canale sportivo, uno per l’infanzia e uno dedicato alla programmazione documentaristica. Attraverso lo sviluppo e l’aggiornamento del suo sito, Al-Jazeera ha fornito servizi di supporto al citizen journalism con canali interattivi per la messa on-line di contenuti generati dagli utenti che hanno avuto una fruizione notevole, risultando un fattore cruciale nel racconto delle rivoluzioni. È stato il medium leader nel seguire e monitorare i processi rivoluzionari a 360 gradi, non senza suscitare polemiche.

 In effetti, uno dei maggiori successi dell’emittente è quello di ospitare le voci dell’opposizione interne ai governi arabi. Questa è la ragione principale dell’astio di alcuni regimi arabi che hanno ripetutamente provato ad ostacolarne il lavoro, tramite l’arresto dei giornalisti e la chiusura degli uffici di corrispondenza. Ciò è stato riscontrabile anche durante le recenti rivoluzioni, in cui la politica di giornalismo engagé da un lato le ha consentito di affermarsi agli occhi dell’opinione pubblica mondiale come attore democratico a sostegno delle rivendicazioni della società civile, dall’altro ha suscitato le veementi reazioni dei governi arabi al potere come Egitto, Libia, Siria e Bahrain. Questi che l’hanno osteggiata e pubblicamente accusata, qui di manipolazione delle fonti, lì di faziosità o di omissione dei fatti.

 Nella storia del canale non sono mancate controversie e accuse da parte di diverse categorie e soggetti politici: dai laici, ai cristiani, arrivando persino ai salafiti contrariati dallo spazio assegnato ai Fratelli Musulmani e in particolare all’ideologo Yusuf Al-Qaradawi.  A criticare Al-Jazeera sono stati anche alcuni anti-sionisti e anti-americani che l’hanno accusata di aver realizzato interviste a militari israeliani o a esponenti politici americani. Infine vi sono quanti hanno rimproverato l’emittente qatarense di indagare i mali degli altri Stati arabi eludendo le vicende politiche interne al Qatar. 

Nonostante queste ombre, Al-Jazeera è riuscita a costruirsi un’immagine credibile e solida nel mondo arabo-islamico, promuovendo una maggiore conoscenza e consapevolezza politica, dunque contribuendo a forgiare una nuova opinione pubblica araba.