Al-Jazeera: da regina a Cenerentola di ascolti

20/05/2013
AlJazeera_

Al-Jazeera perde ascolti, ma per ora resta ancora la prima televisione del mondo arabo. Questa la sintesi di una ricerca commissionata dalla stessa emittente di Doha alla Northwestern University in Qatar, alla quale ha partecipato anche Harris Interactive, un istituto internazionale di marketing.

I risultati della ricerca sono stati presentati ufficialmente al Forum sull’industria dei media in Qatar, tenutosi a Doha lo scorso aprile. La reazione che ha accolto la notizia è stata contrastante. Dalle grida di gioia dei detrattori alle analisi pacate degli studiosi, passando per il silenzio imbarazzato e imbarazzante della stessa emittente che ha titolato un suo servizio sulla notizia i paesi arabi si dividono sulla credibilità dei media.

Alcuni rapporti allarmanti erano trapelati però già a febbraio. Le prime rivelazioni sono state pubblicate dal sito libanese di analisi dei media Lakome che aveva annunciato un importante crollo di spettatori del canale in arabo dell’emittente qatarense. Questa televisione sarebbe passata da 43 a 6 milioni di telespettatori, perdendo il primato televisivo in molti paesi arabi, soprattutto in quelli attraversati dalla Primavera Araba, in primis Tunisia ed Egitto. Leggendo i risultati dell’ultima ricerca si apprende che soltanto il 4percento degli spettatori in Bahrein si sintonizza sui canali di Al-Jazeera, il 9 percento in Tunisia e il 20 percento in Egitto. Pur rimanendo la principale fonte di informazione per il 25percento degli intervistati, la televisione di Doha occupa il primo posto soltanto in Qatar, negli Emirati Arabi Uniti e in Giordania. Dati scioccanti che sono stati rilanciati da molti media contrari alla politica del Qatar, soprattutto da quelli del regime siriano e dei suoi fiancheggiatori.

Nell’articolo pubblicato da Lakome si sottolineava che “in Tunisia gli spettatori di Al- Jazeera sono scesi dai 950 mila del gennaio 2012 ai 200 mila del dicembre scorso. In Egitto, il paese arabo più popoloso, il pubblico di questa emittente è diminuito significativamente e i canali privati hanno surclassato l’emittente di Doha che è ora al quarto posto. La stessa cosa è successa in Libia con la diffusione di Al-Hurra, il cui numero di spettatori ha superato quello di Al-Jazeera.” 

Il sito libanese non si è limitato a citare cifre, ma è entrato nei dettagli delle preferenze degli spettatori di Al-Jazeera, sostenendo che “i programmi più seguiti dell’emittente qatarense sono il notiziario serale Hassad Al-Youm, la raccolta del giorno, e Al- Sharia wa al- Hayat, la sharia e la vita, la celebre trasmissione condotta dal predicatore egiziano vicino ai Fratelli Musulmani, Youssef Al Qaradawi. Il sito giordano Hitteen News annuncia poi che “Al-Jazeera ha perso l’86percento dei suoi spettatori arabi.” 

Secondo alcuni analisti, questo calo di telespettatori si era già registrato a metà del 2012 e lo si poteva leggere tra le righe della relazione dello stesso rettore della Northwestern University che aveva sostenuto che “la particolarità dell’informazione in Qatar registra una serie di sviluppi che impongono una revisione e un riordino delle priorità, in concordanza con le linee guida della visione nazionale del piano Qatar 2030.”

L’ultima indagine pubblicata da questa università “è la più grande indagine di mercato compiuta nel settore comunicazione nel mondo arabo”, ha sostenuto Kerry Hill, direttore di ricerche della statunitense Harris Interactive. È stata infatti compiuta in otto paesi arabi – Egitto, Qatar, Tunisia, Bahrein, Libano, Arabia Saudita, Giordania e Emirati Arabi Uniti – e ha raggiunto un campione rappresentativo di circa 10 mila intervistati.

Ma quali sono le ragioni di questo declino? Secondo il sito Lakome le primavere arabe hanno incoraggiato la creazione di canali concorrenti ad Al-Jazeera, caratterizzati da altrettanta professionalità. La forte polarizzazione nell’opinione pubblica araba sulla crisi siriana ha reso poi critica la posizione dell’emittente qatarense che si era schierata fortemente a favore dell’opposizione armata. Secondo gli analisti arabi più accreditati vi sarebbe un terzo motivo, probabilmente il più importante. Al-Jazeera non è più vista come un media imparziale, ma come una televisione che prende parte a tutte le crisi in corso nel mondo arabo, seguendo una linea editoriale dettata dalla politica estera del piccolo emirato che l’ha messa in vita.

Il caso più eclatante che viene presentato a sostegno di questa tesi è la rivolta, con la conseguente repressione, in Bahrein. Questa notizia è sparita dagli schermi di Al- Jazeera subito dopo l’intervento degli eserciti dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, Qatar compreso. La copertura delle rivolte in Siria e Yemen ha poi svelato le crepe di una linea dettata dalla sudditanza rispetto agli ordini che provengono dalle alte stanze del potere nell’emirato. Il sostegno alle correnti islamiste nei paesi in transizione è stato infine denunciato pubblicamente in manifestazioni di strada tanto in Tunisia che in Egitto.

Le critiche toccano anche la copertura di alcuni avvenimenti all’interno del Qatar. L’esempio più lampante è stata l’assenza della notizia – presente invece sul portale in inglese – della detenzione del poeta qatarense Mohammed al Ajami, condannato all’ergastolo a causa di una poesia scritta a sostegno alla rivolta tunisina, nella quale auspicava democrazia e libertà in tutti i paesi arabi, Qatar compreso.

L’emittente che ha rivoluzionato il settore dell’informazione televisiva nel mondo arabo, introducendo palinsesti dinamici e mettendo al primo posto il confronto tra opinioni diverse, rischia quindi di essere vista come la longa manus degli interessi regionali dell’emiro che la possiede.