L’‘America’ di Al-Jazeera e il caso Massad

JosephMassad

Quanto inciderà sull’identità e sulla linea editoriale dell’emittente qatarense, il lancio di Al-Jazeera America? E come riplasmerà i rapporti di forza tra mondo arabo-islamico e Stati Uniti nell’arena mediatica e sul piano della comunicazione politica? È presto per dare queste risposte, ma il recente caso Joseph Massad, docente di Modern Arab Politics and Intellectual History alla Columbia University- può suggerire qualche spunto d’analisi.

Il 15 maggio in occasione del sessantacinquesimo anniversario della Nakba, il capo redattore di Al-Jazeera English Online chiede a Massad di scrivere un editoriale per commemorare l’evento. L’articolo proposto da Massad, The Last of the Semites, scardina alcuni miti e fatti storici acquisiti sul sionismo, ponendo in questione il fenomeno dell’antisemitismo in relazione alla ‘questione ebraica’ e alla manipolazione ideologica operata dal movimento sionista per realizzare i propri obiettivi. L’editoriale viene rimosso dal sito all’insaputa dell’autore per essere ripubblicato dopo circa una settimana, in seguito alle inevitabili polemiche innescate sul web per la singolare operazione di censura. Secondo alcuni osservatori, si tratta di un caso senza precedenti.

A mobilitarsi sul web condannando l’arbitraria rimozione dell’articolo, sono stati diversi giornalisti di spicco e rinomati intellettuali. Da Glenn Greenwald del Guardian all’accademico palestinese Azmi Bishara. Dal suo blog, Imad Musa, il capo redattore di Al-Jazeera English ha giustificato l’atto spiegando che l’articolo aveva suscitato un dibattito interno alla redazione ed era inoltre apparso troppo simile ad uno precedente pubblicato da Massad lo scorso dicembre sullo stesso portale. Massad ha però respinto le motivazioni addotte, a suo avviso pretestuose. Attraverso un comunicato on-line ha mostrato disappunto per l’episodio, ma anche preoccupazione per l’indipendenza di Al-Jazeera e per il rischio di una sua “sottomissione ai dictat dei sionisti americani”. Subito dopo l’avvenuta rimozione, ha contattato Musa, ma l’editore ha lasciato intendere che era stata una decisione indipendente dalla sua volontà[1].

Secondo le ricostruzioni del giornalista Ali Abunimah, co-fondatore di The Electronic Intifada, il primo a occuparsi della vicenda, l’articolo ha provocato l’ira di diversi commentatori americani filo-sionisti. Tra questi anche il celebre giornalista Jeffrey Goldberg, firma di The Atlantic. A richiederne la rimozione è stato il direttore esecutivo di Al-Jazeera America, il palestinese Ehab al-Shihabi, timoroso di possibili ricadute negative in termini di immagine e di marketing per l’operazione di lancio del nuovo canale. Al-Shihabi era convinto che il divampare delle polemiche avrebbe potuto ostacolare la buona riuscita dell’operazione. L’imminente ingresso di Al-Jazeera nelle case degli americani aumenterà la visibilità del suo portale in lingua inglese. Tutto questo avverrà in un momento in cui alla storica diffidenza dell’opinione pubblica americana verso il canale, accusato di dare voce al “terrorismo islamico”, si accompagna la percezione di una graduale espansione dell’influenza “araba” nel paese, dopo il recente acquisto da parte di Al-Jazeera di Current Tv

Ecco perché si avverte l’esigenza di una certa ‘prudenza’ editoriale, attraverso la quale trattare con i guanti alcuni temi spinosi. Dopo questo precedente è ancora più legittimo chiedersi quanto lo sbarco negli States dell’emittente influirà sulla sua ‘filosofia’ e sull’indipendenza degli altri canali d’informazione posseduti dal network, ripetutamente sotto attacco negli ultimi due anni per la copertura delle rivoluzioni. Dovendo confrontarsi con un ambiente ‘ostile’ e rispondere alle domande di un nuovo mercato con le esigenze della sua audience, Al-Jazeera America si distinguerà certamente da Al-Jazeera. Annunciarsi come un servizio ‘ponte per il dialogo’ significherà sacrificare le opinioni invise dal segmento più vasto dell’audience americana? Come si porrà rispetto alla storica Al-Jazeera e ad Al-Jazeera English? Il motto dell’emittente è sempre stato ‘l’opinione dell’uno e dell’altro’. Sarà valido anche per Al-Jazeera America?

Massad nel suo comunicato aveva espresso la sua convinzione che il tentativo di censurare l’articolo è il prezzo che Al-Jazeera, o almeno al-Shihabi ed altri direttori esecutivi, è disposto a pagare per entrare nel mercato americano dei media. Chissà se sarà smentito. Intanto la sfida di Al-Jazeera America ha già avuto inizio, prima ancora del suo lancio effettivo.

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[1] Pochi giorni prima dell’episodio, il canale live Al-Jazeera Mubashir aveva trasmesso una conferenza tenuta a Stoccarda a cui Massad aveva partecipato con un discorso sullo stesso tema dell’articolo. Inoltre, i suoi maggiori studi sono incentrati su questo tema. Tra questi, The Persistence of the Palestinian Question. Essays on Zionism and the Palestinians, pubblicato da Routledge nel 2006, in cui spiegava come il Sionismo si fosse servito dell’antisemitismo europeo con l’obiettivo di trasferire gli ebrei nella Terra promessa, sostenendo apertamente che l’antisemitismo è ciò che oggi viene praticato dai sionisti in Israele contro i palestinesi.