Jihad, Sharia, Stato islamico e Califfato: guida per un corretto uso

13/10/2014
Hand_written_Quran_in_Saudi_Arabia

Sharia, Stato islamico, Califfato e jihad: parole sempre più usate e spesso abusate. Per capire il vero significato di queste parole, dietro le quali ci sono concetti profondi, Arab Media Report ha intervistato il Dr. Abulkheyr Breigheche, imam di origini siriane, storico leader della comunità islamica italiana ed europea, attualmente membro del Consiglio Direttivo dell’Istituto europeo delle scienze umane di Chateaux-Chinon, Presidente della Comunità islamica del Trentino, fondatore dell’Associazione Imam e Guide Religiose in Italia, organizzazione che raggruppa numerosi imam con diramazioni in ogni paese dell’Unione europea. 

Sharia

Sheykh Abulkheyr Breighche ci spiega che la sharia è il percorso che il musulmano vive per arrivare a realizzarsi come credente praticante, come musulmano che pratica la propria religione in ogni suo aspetto, secondo l’etica della giurisprudenza islamica. La sharia è flessibile nei luoghi e nei tempi, per cui il buon musulmano dovrà tenerne conto. La flessibilità della sharia è stata dimostrata sia dal Profeta Muhammad, che invitava i suoi seguaci all’uso della ragione nella pratica religiosa, che da grandi figure dell’Islam, come i Compagni o l’Imam Al-Shafa’i, il fondatore della scuola giuridica shafaita. Quest’ultimo fornì una plastica rappresentazione del concetto di flessibilità e adattabilità della sharia, emettendo pareri giuridici differenti a seconda che si trovasse a Baghdad o al Cairo. Persino le usanze locali, al-urf, sono parte della sharia che è composta dai precetti del Corano, della vita (Sunna) del Profeta e dei suoi detti (hadith), del consenso tra i giurisperiti (Ijmaa), dell’analogia (Qiyas). Le regole obbligatorie – come le preghiere, il digiuno di Ramadan e ciò che è “dogma” – sono una minima parte della sharia, mentre tutto ciò che non rientra in queste regole prestabilite è lasciato dunque alla libera interpretazione, chiamata ijtihad che diventa un elemento centrale nella modernità: infatti l’ijtihad permette di giudicare coerentemente con i principi della shariah l’approccio a nuove questioni. Ci sono vari livelli di ijtihad, che può essere svolto solo da chi è in possesso di una serie di requisiti, tra cui, oltre ad una approfondita cultura nelle scienze islamiche è necessaria un altrettanto buona conoscenza della società in cui si vive. L’importanza dell’ijtihad può essere facilmente percepita in Europa, dove i musulmani sono minoranza religiosa e devono affrontare differenti tipologie di nuove tematiche, che possono essere risolte in modo conforme alla sharia solo tramite questo strumento. Proprio per questo è nato un Consiglio Europeo per le fatwa, che cerca di offrire responsi religiosi e giuridici ai musulmani come minoranza religiosa in Europa.

Stato islamico

Sheykh Breigheche afferma che “l’esempio per antonomasia dei princìpi che sostengono il modello di Stato islamico è dato dal Profeta nella Carta di Medina. Lo stato innanzitutto non venne creato dall’oggi al domani, ma solo dopo che il Profeta ebbe consultato e discusso con la gente della Medina, dopo averla preparata ad accogliere i muhajirun, gli emigranti, gettando le basi per uno “stato” basato sulla volontà popolare. Allah non ha dato agli esseri umani un modello predefinito di stato, ma ha lasciato che fosse il popolo a scegliere. Quel che è certo è che lo Stato islamico debba essere basato sul consenso e non possa basarsi sulla costrizione. La ikraha fi-din (nessuna costrizione nella religione) è il principio che si può considerare alla base di ogni Stato islamico e della religione musulmana stessa. A questo proposito, ci rammenta il Dr. Breigheche, è utile ricordare il detto del Profeta: “A loro [non-musulmani] i doveri che abbiamo noi [musulmani], e a loro i diritti che abbiamo noi.” Possiamo pertanto concludere che lo Stato islamico si basa sul principio della cittadinanza e della volontà popolare.”

Califfato

Riguardo al Califfato, l’opinione dell’imam siriano Breigheche è che “in realtà, contrariamente a quanto pensano in molti, non c’è nessun dogma che indichi l’obbligatorietà del Califfato nell’Islam, che fu semplicemente una forma di governo storica. Il principio che invece deve valere obbligatoriamente è quello della shura, della consultazione. L’Islam tuttavia indica un capo alla guida, per cui oggi potremmo comparare il ruolo del Califfo con quello del presidente: la scelta della terminologia però rivela una scelta politica”.

Jihad

Sheykh Breigheche afferma che: “Il Jihad [1] che in arabo significa sforzo, è uno dei termini più abusati.” Infatti viene erroneamente confuso con una sola delle sue tante tipologie, ossia il qital, il combattimento, che invece è solo un tipo di jihad, adottabile come estrema ratio, solo in caso di pericolo per la propria famiglia, il proprio popolo, la propria religione, a scopo difensivo.”Vivere come un buon cittadino è oggi la più alta forma di jihad” afferma Sheykh Breigheche.

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[1] Questo termine ha la stessa radice di Ijtihad, quindi anche l’interpretazione dei testi religiosi è considerata uno sforzo.