La primavera araba dell’e-commerce arriva da Amman

19/05/2014
bikam

Il souq delle città arabe è sempre stato il luogo per eccellenza dei piccoli e grandi commerci. Poi è nato souq.com e il commercio, almeno in parte, è finito online. Nel souq virtuale si possono comprare dalle automobili ai passeggini, passando per tablet e gioielli; e per pagare c’è il sistema Cash-U, la versione araba di Paypal. 

Insomma, anche se in ritardo, il mondo arabo sta sviluppando il suo mercato digitale. Un mercato che ha tra i suoi principali attori due giovani imprenditori giordani, Samih Toukan e Houssam Khouiri, che nel 2000 fecero una scommessa col web e si inventarono Maktoob, il primo provider di servizi email in lingua araba. Un’idea semplice che si è trasformata in un successo totale: in pochi anni il portale ha superato i 16 milioni e mezzo di utenti unici, tanto che nel 2009 lo ha acquistato Yahoo! per 164 milioni di dollari.

Come ha osservato sull’Huffington Post l’analista Faisal Ghori, l’acquisizione di Maktoob da parte di Yahoo! è un’operazione che, al di là delle cifre (relativamente basse se comparate ad altre acquisizioni), rivela per la prima volta un interesse dei giganti del web nei confronti del mercato digitale arabo.

Dopo la cessione di Maktoob, Toukan e Khouri hanno dato vita al Jabbar Internet Group, una società che sforna start up digitali e serba molti primati, a partire proprio da Souq.com, che oggi è il portale leader dell’e-commerce nel mondo arabo. Sullo stesso filone il gruppo Jabbar ha dato vita a Sukkar.com, “zucchero”, il primo portale interamente dedicato alla commercializzazione del fashion e alle griffe internazionali. Mentre per chi vuole prenotare una cena, un massaggio o il lavaggio dell’auto a Jeddah, Amman o Ryadh, c’è Cobone.com, la versione araba del popolare Groupon. E non è tutto, per confrontare i prezzi di tablet, scarpe e accessori vari, tra negozi e megastore di Egitto, Emirati Arabi e Arabia Saudita c’è invece il sito bikam.com (“quanto costa”, in arabo).

Negli ultimi anni anche in questa regione “molti brand managers hanno cominciato a capire il potenziale del mercato online”, ha detto Samih Toukan in un’intervista al sito econsultancy.com. Per Toukan, i social media hanno dimostrato il loro potenziale di mobilitazione durante la Primavera Araba. Quello stesso potenziale può essere messo a disposizione di chi vuole sfruttare l’online come canale di marketing.

Ma nella regione rimangono ancora molti ostacoli da superare. Come fa notare lo stesso Toukan, se da un lato il numero di cybernauti è maggiore di quello dei lettori di giornali, dall’altro la spesa pubblicitaria sui quotidiani è 20 volte più alta rispetto a quella sul web. Per non parlare della mancanza di educazione degli imprenditori arabi agli strumenti del marketing online, e la povertà della ricerca – inclusi sistemi di misurazione dell’audience e analisi dei trend – nell’intero settore.

Toukan intanto si mantiene ottimista, e a ragione, visto che il gruppo Jabbar non smette di crescere ed è riuscito a imporre il sito Ikoo.com come leader della pubblicità araba online. Con Tahadi.com il gruppo Jabbar ha invece raggiunto il primato nell’editoria di giochi online in Medio Oriente. Intanto, dal suo account Twitter, Toukan annuncia soddisfatto la notizia che il sito ArabianWeather.com, altra creatura del gruppo Jabbar, è tra i primi 100 portali più visitati dell’Arabia Saudita e tra i primi portali di meteo del Medio Oriente.

Molto più conosciuta per le rovine di Petra, la Giordania – osserva ancora Faisal Ghouri – è anche leader delle start up digitali. Un risultato da attribuire, oltre all’inventiva di Toukan e del suo socio Khouri, anche al programma di investimenti nel settore tecnologico fatto negli ultimi anni da re Abdallah II che ha spinto per la creazione di un embrionale ecosistema tecnologico. Un esempio concreto sta nell’ipark, un incubatore di start up digitali che ha sfornato imprese da milioni di dollari di fatturato con centinaia di posti di lavoro altamente qualificati.

Samih Tukan, intanto guarda lontano. Il suo modello sono gli Stati Uniti, dove nel 2013 il mercato pubblicitario su Internet ha superato per la prima volta quello della tv. Parliamo di 42.8 miliardi dollari, contro 40.1 della tv non digitale. Cifre che tracciano un solco profondo col mercato digitale nella regione Mena. Un solco che hanno cominciato a riempire non a Dubai, come sempre accade quando si parla di business, ma ad Amman.

 

Photo credits: @BkamEgypt, account Twitter dell’omonimo sito menzionato nell’analisi