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Hamas, un nuovo canale per conquistare il pubblico arabo

05/06/2014
alray palestina

Si chiamerà Al-Ray il nuovo canale satellitare lanciato dal governo di Gaza capeggiato da Hamas, che inizierà le trasmissioni nel giro di pochi mesi andandosi ad aggiungere agli altri soggetti mediatici gestiti dal governo o dal movimento di resistenza palestinese che governa la Striscia di Gaza. Il governo di Gaza e Hamas sono proprietari di svariate entità mediatiche, per la maggior parte fondate dopo la vittoria ottenuta da Hamas nelle elezioni del 2006. Tra queste realtà ci sono quotidiani e semisettimanali, diverse emittenti radiofoniche FM locali, un mensile di approfondimento su tematiche sociali, svariate agenzie di notizie locali e parecchi siti web, una società di produzione e il canale Tv satellitare Al-Aqsa, oltre ad alcuni canali televisivi e siti di notizie all’estero.

Il 16 febbraio, il capo del dipartimento media del governo, Ihab al-Ghussein, ha annunciato che è in corso di implementazione una risoluzione del Consiglio dei Ministri volta a istituire un canale televisivo che rispecchierà le politiche del governo sulle varie questioni palestinesi. “Il canale satellitare veicolerà al meglio il proprio messaggio mediatico in funzione sia della causa palestinese che dell’agenda nazionale”, ha spiegato Ghussein in un’intervista concessa al Felesteen, un giornale affiliato ad Hamas. 

Il canale satellitare Al-Ray dovrebbe iniziare le trasmissioni pilota quest’anno. Il direttore generale, Ismail al-Thawabteh, ha cercato di minimizzare l’impatto della crisi finanziaria di Gaza sul lancio e si è rifiutato di rendere pubbliche le previsioni di spesa per l’istituzione dell’emittente. Dalla cacciata del presidente egiziano Mohammed Morsi, il governo di Hamas a Gaza sta infatti fronteggiando una pesante crisi finanziaria dovuta alla nuova politica egiziana di chiudere i tunnel tra Gaza e l’Egitto utilizzati in passato da Hamas per tassare le merci che vi passavano attraverso.“Stiamo tentando di sfruttare al massimo il potenziale umano e le risorse finanziarie a disposizione per ultimare i preparativi per il lancio del canale, e al contempo stiamo facendo tutti gli sforzi possibili per contenere le spese. Lo staff attuale è composto da circa 30 dipendenti, alcuni dei quali provengono da vari ministeri del governo e sono in possesso delle qualifiche richieste. Stiamo anche collaborando con società di produzione locali per realizzare programmi a costi ridotti, o in alcuni casi addirittura gratuitamente”, ha spiegato.

Sugli altri media palestinesi, arabi ed esteri, il movimento aveva la sensazione che gli mancasse un’adeguata ribalta da cui esprimere i propri punti di vista, perché tutte le realtà erano tendenziose o a favore dell’Autorità palestinese o di Israele e la copertura mediatica da esse offerta si limitava a presentare gli aspetti negativi di Hamas, senza minimamente accennare a quelli positivi. Hamas dà grande importanza ai media e in più di un’occasione ha cercato di fare pressione sulle entità mediatiche perché sposassero il suo punto di vista o la sua linea politica, indagando giornalisti o chiudendo redazioni nella striscia di Gaza.

L’attrito con Fatah – che governa sulla Cisgiordania – ha anche spinto Hamas a tentare di assumere il controllo del Sindacato dei Giornalisti Palestinesi di Gaza, del cui consiglio direttivo Fatah detiene la maggioranza. Hamas ha quindi formato un suo proprio consiglio d’amministrazione del Sindacato dei Giornalisti a Gaza, composto da giornalisti affiliati al movimento e al movimento del Jihad islamico. Ma l’esperimento si è ben presto rivelato un fiasco quando diversi mesi dopo il comitato ha annunciato le dimissioni. La portavoce del governo di Gaza, Israa al-Mudallal, ha precisato che il nuovo canale si rivolgerà principalmente a un pubblico extranazionale per portarlo a conoscenza dei problemi che affliggono la comunità palestinese. “Lo stile comunicativo dell’emittente sarà diverso da quello adottato da altri soggetti mediatici affiliati ad Hamas. Esprimerà il punto di vista del governo e non assomiglierà a quello dell’altro canale satellitare gestito da Hamas, Al-Aqsa. Cercheremo di focalizzare l’attenzione sugli aspetti umani e sulla sofferenza della gente, oltre che sulle doti positive della società palestinese nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto. I media affiliati ad Hamas hanno adottato posizioni a sostegno delle politiche pro-Fratelli Musulmani seguite dai movimenti in Egitto, Tunisia e Qatar. Hanno anche garantito un forum aperto di discussione alle opinioni di Hamas su varie questioni del mondo arabo. 

Il giornalista Fathi Sabbah, presidente dell’Istituto Palestinese per la Comunicazione e lo Sviluppo, ha trovato che mancassero le giustificazioni per l’istituzione di un canale satellitare governativo alla luce della crisi finanziaria che affligge l’esecutivo e della presenza di un numero già sufficiente di realtà mediatiche rivolte sia al pubblico nazionale che agli spettatori arabi in generale. “La convinzione di Hamas e del suo governo che i media siano in grado di convincere le persone dell’orientamento e della visione del movimento, sia in ambito locale che all’estero, potrebbe rivelarsi erronea. Aggiungere un altro soggetto mediatico a quelli già esistenti non servirà assolutamente a niente. Tutti i rami di Hamas e tutti i suoi dipartimenti governativi utilizzano email, messaggi di testo e altri mezzi di comunicazione per veicolare alle redazioni comunicati stampa e dichiarazioni che esprimono la loro posizione sui più svariati argomenti, senza bisogno che un qualsiasi giornalista ponga loro delle domande. Che utilità ha, quindi, fondare un nuovo canale televisivo?”, è stato il suo commento. In una nota correlata, il governo di Gaza vieta ancora la distribuzione di giornali cisgiordani a Gaza, come forma di ritorsione contro il divieto imposto dall’Autorità Palestinese di distribuire in Cisgiordania giornali affiliati ad Hamas. Il movimento continua inoltre a proibire alle redazioni affiliate a Fatah di condurre attività a Gaza, ma ha concesso ad alcuni dei suoi reporter di lavorare come inviati da lì, in cambio della concessione fatta dal governo di Ramallah ai giornalisti di Al-Aqsa TV e Al-Quds di operare in Cisgiordania.