Munathara: dibattiti panarabi per giovani internauti

17/09/2015
Munathara

Munathara” in arabo vuol dire “dibattito” ed è proprio su questo esercizio dialettico che si incentra l’iniziativa nata a Dubai nel 2011, quando Belabbés Benkredda, giovane algerino decide di fondare i “Dubai Debates”, una piattaforma di dibattito aperta a chiunque volesse prenderne parte, dove poter discutere e commentare i fatti della Primavera Araba che stavano sconvolgendo l’assetto politico della regione. Vissuto tra Germania e Inghilterra e con un background accademico in Relazioni Internazionali, Legge e studi sul Medioriente, Benkredda si è ispirato a quanto stava accadendo in Tunisia e in Egitto. Dopo circa un anno però, in seguito a qualche attrito con il governo locale, la sede dell’iniziativa venne trasferita in Tunisia e il progetto venne rinominato “Munathara”. Ciò che contraddistingue Munathara è la visione alla base del progetto: uno spazio pubblico panarabo realmente inclusivo, aperto a tutti non solo in potenza, ma anche in pratica, dove ciascuno possa dar voce alle proprie idee sapendo di essere ascoltato, a prescindere dall’appartenenza religiosa e sociale, dallo schieramento politico, dal sesso e dall’età anagrafica. È proprio in virtù di ciò e per essersi distinta nell’uso della tecnologia al fine di promuovere ed incoraggiare la democrazia che nel 2013 il National Democratic Institute ha insignito Munathara del Democracy Award. Munathara non è solamente una piattaforma digitale, il progetto opera anche su altri due livelli: quello della formazione e del training, e quello televisivo.

A cadenza mensile viene scelto on line un argomento che verta su una delle tematiche cruciali per il mondo contemporaneo. Ad ogni dibattito indetto da Munathara è associato un hashtag formato da un numero di riconoscimento e dalle lettere “DD”, che stanno per “Dubai Debates” in ricordo del nome precedente dell’iniziativa. Una volta scelto il tema viene indetta la “musabaqa” ovvero la “competizione”: ogni utente può caricare sul sito ufficiale di Munathara il proprio video di massimo 99 secondi in cui spiega la propria posizione riguardo la questione sollevata. I video vengono votati on line dagli utenti e gli autori dei video che ottengono un punteggio maggiore hanno la possibilità di prendere parte al dibattito dal vivo che viene trasmesso di volta in volta da una delle principali emittenti televisive arabe. Sebbene la partecipazione alle musabaqat indette da Munathara non imponga limiti di età anagrafica, coloro che prendono parte a tali competizioni sono per lo più ragazzi, dal momento che essi sono i maggiori fruitori di social media e strumenti tecnologici. Molto alta è anche la presenza femminile sia ai dibattiti on line, che dal vivo. Questo è un fatto eccezionale per il mondo arabo ancora profondamente caratterizzato da una società patriarcale. Infatti, nonostante circa il 30 per cento della popolazione della regione araba si attesti al di sotto dei 35 anni, sono gli uomini più anziani ad avere potere decisionale e un ruolo legittimato all’interno della sfera pubblica.

A questo proposito Munathara organizza workshop formativi che hanno l’obiettivo di offrire strumenti ai giovani che intendono affrontare i dibattiti pubblici. Durante questi corsi viene insegnato ai ragazzi come esporre le proprie idee con chiarezza ed efficacia, a saper replicare in un contraddittorio e come catturare l’attenzione di una platea. Queste giornate formative vengono organizzate in diversi paesi del mondo arabo, raggiungendo non solo le capitali, ma anche le zone rurali, offrendo quindi l’opportunità di usufruire di questo genere di corsi anche a coloro che vivono lontano dai grandi centri abitati e generalmente non hanno possibilità di accesso a dibattiti pubblici di ampia portata.

Successivamente, alla conclusione del workshop vengono selezionati i due ragazzi che si sono distinti maggiormente durante la formazione per diventare i concorrenti del dibattito televisivo. Lo scorso novembre 2013 è stata la volta di Azhar Rimm Qasshash, proveniente dal Marocco, e di Mohammed Abdeljalil al-Qubbati, dello Yemen. I due giovani sono stati i protagonisti del dibattito #DD13, andato in onda in diretta sul canale Mubasher di Al-Jazeera, incentrato sul quesito: “la transizione democratica nel mondo arabo necessita della partecipazione dell’Islam politico?”.

Il programma ha visto la partecipazione, al fianco dei due giovani concorrenti, di Meherzia Labidi, Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale Tunisina, deputata del partito Al-Nahda e Presidente del Global Women of Faith Network, schierata a favore della partecipazione dei movimenti islamici alla vita politica, e di Wafa Elbueise, scrittrice e avvocato libica, sostenitrice di un sistema politico basato esclusivamente su principi civili, scevro da influenze religiose. Nonostante all’inizio della diretta televisiva fosse in vantaggio il team a favore dell’Islam politico, i risultati delle votazioni finali hanno visto la vittoria dello schieramento avversario che nel corso del dibattito è riuscito a modificare il punto di vista del pubblico in sala a proprio favore.

Un’iniziativa di questo tipo, che basandosi su regole democratiche offre la possibilità di esprimere la propria opinione su temi sociali e politici a chiunque ne abbia voglia e capacità, nel rispetto delle altrui idee e visioni, mostra come sia possibile all’interno del mondo arabo la creazione di un dibattito politico equo e inclusivo.