L’alternativa alla Irib: le tv in farsi nel mondo

02/01/2014
MANOTO

Il rovescio della medaglia di una televisione iraniana che non dà spazio all’iniziativa privata e al pluralismo delle voci all’interno del Paese è quella galassia composta da decine di emittenti televisive straniere che trasmettono in farsi e che raggiungono dall’esterno le case degli iraniani.

In base a un calcolo della BBC, risalente al 2008, circa il 30% della popolazione iraniana ha accesso a questi canali, anche se è difficile tenere un conto esatto visto l’utilizzo formalmente clandestino delle antenne satellitari. Sulla rete se ne trovano circa un’ottantina, comprese quelle afghane come Ariana TV, Arzu Tv, Tolo Tv, perché il dari, una delle lingue parlate in Afghanistan, è una variante del persiano; ci sono poi quelle tematiche dedicate solo alla musica, al cinema o allo sport; quelle solo online. Ma sono cinque le più seguite: BBC Persian, Voice of America, Farsi 1, Gem Tv e Manoto Tv.

Le prime due, poi, infastidiscono o hanno infastidito i vertici della Repubblica Islamica dell’Iran. È eclatante, infatti, quanto avvenuto nel 2009, nel pieno delle manifestazioni post elettorali, quando BBC Persian e Voice of America finirono nel bersaglio dell’ayatollah Ali Khamenei per aver fornito da subito e costantemente la copertura di ciò che stava accadendo nelle strade delle principali città iraniane, quella stessa informazione che nei primi giorni i canali di Stato negavano e che successivamente divenne molto selettiva su ciò che era opportuno mostrare. Proprio in quelle settimane le autorità di Teheran tentarono di impedire con un sistema di interferenze (jammer) che il segnale di Hot Bird arrivasse nell’area di ricezione iraniana. Per tutta risposta BBC Persian incrementò le ore di trasmissione e alcuni mesi dopo, nel novembre, a meno di un anno dalla sua nascita, giunse anche il riconoscimento dell’Hot Bird TV Awards proprio per la copertura imparziale di eventi avvenuti in un contesto complicato e in continua evoluzione.

Informazione come strumento di propaganda e di contro-propaganda, dunque. Ma più che il canale in lingua persiana della BBC, rivolto anche al pubblico tagico, uzbeko e afghano con un’audience potenziale di 100milioni di persone, è l’emittente statunitense Voice of America che sembra proporsi apertamente questa sfida. Sin dall’obiettivo dichiarato di “promuovere la libertà e la democrazia” – sostanzialmente la filosofia uguale e contraria a quella della radio iraniana poliglotta Irib. Anche se forse non è un caso che lo scorso mese di ottobre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, abbia scelto invece la BBC Persian per parlare agli iraniani, in un’intervista poi rilanciata anche dalla versione internazionale dell’emittente britannico.

Voice of America – che trasmette da settanta anni, in 43 lingue diverse ed è seguita da 134 milioni di spettatori a settimana – dipende direttamente dall’International Broadcasting Bureau e dal Broadcasting Board of Governors, legate al governo americano tanto che nel suo board compaiono il Segretario di Stato e otto membri nominati dal Presidente e approvati dal Senato. Anche per questo si è guadagnata le accuse, non solo in Iran, di costituire uno strumento della propaganda americana nel mondo – peraltro con una grande capacità di diffusione visto che trasmette via radio, tv, cavo, FM, AM e onde corte, oltre che in rete.
Durante gli ultimi negoziati sul nucleare iraniano a Ginevra, la copertura del canale è stata costante e, stando alla redattrice e conduttrice del canale Setareh Derakhshesh, anche i media di Stato iraniani avrebbero utilizzato Voice of America come fonte primaria di informazione. A sentire molti iraniani però la nascita della BBC Persian, nel gennaio 2009, avrebbe rubato all’emittente statunitense una bella fetta di audience.
Una curiosità su VoA: nel 2008 a Ahmad Rafat, corrispondente dall’Italia, fu impedito di prendere parte come giornalista al summit internazionale della Fao a cui partecipò l’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad, in quanto “persona non gradita alle autorità iraniane”.

Diverso il tenore della programmazione degli altri canali, come Farsi 1, Gem Tv e Manoto Tv. Quest’ultima trasmette anche news, approfondimenti di attualità e ottimi documentari, ma ciò che affascina l’immaginario occidentale sono certamente i suoi talent show in stile The X Factor o America’s Got Talent, come Googoosh Music Academy – alla cui vincitrice il Guardian dedicò un articolo, lo scorso anno.

 

Manoto Tv, tra i cui finanziatori spunta il nome di Rupert Murdoch (il magnate australiano della comunicazione ha investito anche in Farsi 1), non rinuncia neanche alla moda delle competizioni ai fornelli con programmi come Befarmaeed Sham, dove i partecipanti si sfidano in cucina (spesso non limitandosi nell’utilizzo di ingredienti che non avrebbero diritto di asilo su un canale ufficiale iraniano, come il vino).

 

Volti giovani, atteggiamenti accattivanti e grafiche vivaci quelle di Manoto Tv che rappresentano, dal punto di vista sociologico e politico, una risposta molto chiara alla più rigida programmazione di regime. Un po’ quello che succede anche nei palinsesti di Gem Tv e Farsi 1, dove si alternano musica, quiz, film, drama, telenovele o fiction – comprese le italiane Squadra Antimafia e Caterina e le sue figlie, entrambe andate in onda su Mediaset.

Ma non c’è solo la tv a rivolgersi agli iraniani con la stessa lingua e con concetti certamente inusuali. È il caso del sito ufficiale di Yad Vashem, il museo sull’Olocausto israeliano, che con le trasmissioni in inglese, arabo, russo e spagnolo già all’attivo, ha deciso adesso di lanciare il canale in persiano. Una sorta di risposta al canale in ebraico dell’iraniana Irib, in questa guerra mediatica giocata sul campo della lingua.