La stampa iraniana accoglie Rowhani

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Carnevali gioiosi hanno accolto l’inaspettata vittoria di Hassan Rowhani al primo turno delle presidenziali iraniane del 14 giugno. Gli storici quotidiani moderati Shargh, Etemad e Bahar, fondati durante il periodo riformista di Mohammad Khatami e messi al bando diverse volte, sono riusciti a mantenere vivo lo spirito del movimento riformista e, occasionalmente, a propagare le opinioni dei suoi leader, anche quelle di chi, come Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, sono rinchiusi in una cella. Questi quotidiani sono rimasti bussola di riferimento di quell’elettorato ancorato all’onda verde, ma rimasto orfano di un organo ufficiale in seguito alla messa al bando, durante l’estate 2009, dei loro due quotidiani, Kalameh-ye Sabz ed Etemad-e Melli.

Mentre Shargh rappresenta l’area che sostiene l’ex presidente Hashemi Rafsanjani -escluso dalla gara elettorale- Etemad e Bahar sono più allineati al riformista Khatami. Ciononostante, i  tre quotidiani si sono ricompattati tre giorni prima del voto quando, i due ex presidenti – Khatami e Rafsanjani – hanno annunciato il loro  sostegno per Rowhani.

Forse intimorito dalla tanto paventata astensione di massa, Etemad ha dedicato la propria prima pagina nell’ultimo numero prima dell’elezione a un dito impregnato dall’inchiostro con un semplice messaggio: Man Ray Midaham, Io voto. Un inserto di questo giornale ha poi riportato le dichiarazioni di sostegno a Rowhani da parte di una trentina di politici e artisti  iraniani. Lo stesso giorno Shargh ha invece posto l’accento, sulle esortazioni della Guida Suprema Ali Khamenei, che ha invitato anche chi non si identifica nella Repubblica islamica a votare per il bene dell’Iran-nazione.

Il giorno delle elezioni, tutte e tre le testate hanno mostrato una calma e un’incredula soddisfazione  per la fine dell’era Ahmadinejad.   “Il ritorno della speranza” è il titolo cubitale di Shargh, mentre Etemad pone l’accento sulle affermazioni di Khamenei -“Il vincitore vero di queste elezioni è il popolo iraniano”- e quelle di Rafsanjani -“Le elezioni iraniane sono le più democratiche al mondo.”

Nei giorni seguenti i giornali rappresentano con una certa precisione lo spirito a tratti ironico del presidente in pectore. Nel numero di martedì 18, Etemad sottolinea una frase detta da Rowhani durante la sua prima conferenza stampa: “Sono in possesso di una chiave, non di una falce.” Non a caso il simbolo della sua campagna elettorale è una chiave che spera di  aprire le potenzialità politiche, economiche e culturali rimaste serrate durante gli otto anni di Ahmadinejad. Manca ancora però uno strumento in grado di radere al suolo l’esistente apparato governativo.

La stampa conservatrice ha accolto più sobriamente i risultati di venerdì. Il quotidiano governativo Iran, rimasto l’unico vero appiglio di Ahmadinejad all’interno della stampa nazionale. Alla vigilia delle elezioni, questo giornale ha dedicato la sua copertina a un Ahmadinejad che annunciava: “Non ho candidati di mia scelta”, quasi a conferma dell’estraneità del presidente uscente alla competizione dopo l’estromissione del suo delfino Esfandiar Rahim Mashai.

Kayhan, il più antico giornale iraniano oggi in mano agli ultraconservatori, ha dedicato il suo critico editoriale del 13 giugno al frazionamento dei conservatori, facendo notare che il “fiume” dei loro voti di si sarebbe trasformato  in “ruscelli” privi di consistenza. E così è stato. Una volta appresi i risultati, il quotidiano si è attestato su una linea di cauta accettazione, sottolineando che Rowhani non è un riformista. A suggellare questa linea di pensiero è stato anche un articolo apparso sul numero del 18 giugno dove viene ricordato come Rowhani ha condannato senza mezzi termini le proteste del 2009.  L’intento di Keyhan è quindi chiaro: dimostrare che Rowhani è stato un conservatore tout court e che quindi non ha vinto grazie all’apporto decisivo dell’elettorato verde-riformista. Tale interpretazione sembra rispondere al titolo fatto da Bahar di domenica 16 giugno: “Il riformismo è il vincitore delle presidenziali.”

 

L’altro caposaldo della stampa conservatrice, Resalat, si è invece limitata, nel giorno della conferenza stampa di Rowhani, a puntualizzare le sue affermazioni sulla necessità del rispetto del programma atomico da parte degli Stati Uniti. Il nuovo presidente ha infatti chiarito il prossimo governo sarà “super-fazioso”, ridando così speranza a una partecipazione più corposa da parte dei conservatori.

Le diverse voci che si stanno contendendo l’affiliazione politica di Rowhani non sembrano intenzionate a tacere. In una Repubblica islamica che esce da otto anni di crisi e divisione interna, la speranza è che Rowhani porti unità.