Disegnami la libertà: 100 disegni per Jabeur Mejri

02/03/2014
jabeur

Il 19 febbraio scorso, il portavoce della Presidenza della Repubblica tunisina, Adnène Mansar, ha confermato il decreto di grazia presidenziale a favore di Jabeur Mejri. A sostenere la campagna per la scarcerazione di questo prigioniero di opinione sono stati gli attivisti di «Disegnami la libertà: 100 disegni per Jabeur». Più di un caso di libertà di opinione, l’affaire Mejri rappresenta un importante precedente per la politica e la giustizia in Tunisia.

Il 28 marzo del 2012, Jabeur el Mejri, 29 anni, è stato condannato a sette anni e mezzo di carcere. Tre mesi dopo, la Corte d’appello di Monastir (uno dei principali centri del Sahel tunisino) ha confermato la condanna per “diffusione di testi che turbano l’ordine pubblico” e per “insulti ai valori sacri attraverso azioni o parole”. Nei fatti, Jabeur aveva postato su Facebook diverse caricature del profeta Maometto considerate come un insulto all’Islam.

Tutta la vicenda comincia il 2 marzo del 2012, quando Jabeur Mejri viene contattato dall’avvocato Fouad Cheikh Zaouali che gli chiede di eliminare le sue caricature da Facebook, perché offensive nei confronti dell’Islam. A seguito del rifiuto del vignettista, l’avvocato decide di fargli causa e Jabeur Mejri viene arrestato, insieme al suo amico Ghazi Beji, anche lui accusato per gli stessi fatti.

Per i difensori di Jabeur questa condanna è anti-costituzionale in quanto i principi di libertà di espressione e di libertà di coscienza sono stati riconosciuti nella nuova Costituzione tunisina nell’articolo 6: «Esso (lo Stato) garantisce la libertà di coscienza e di credo e della libertà di culto…».

Il 3 febbraio scorso, appena una settimana dopo l’adozione della nuova Costituzione, il comitato di sostegno di Jabeur ha lanciato la campagna «100 disegni per Jabeur». Nel sito, un link dà la possibilità di fare pressione sul presidente tunisino Moncef Marzouki (ex presidente della Lega tunisina dei diritti umani), attraverso un appello internazionale per mobilitare i fumettisti e i caricaturisti di tutti i Paesi. Pochi giorni dopo, numerosi artisti avevano già preso la matita in mano per disegnare — ognuno a suo modo — un appello per la liberazione di Jabeur. «Jabeur Free», «Free Jabeur», «Jabeur Merjri il prigioniero del sacro»: i messaggi di solidarietà sono arrivati da più di venti Paesi, da vignettisti sconosciuti ma anche da celebrità come il francese Plantu, il tunisino Z, uno dei bloggers frà i più influenti sotto l’era della dittatura o Willis, la laureata tunisina del premio Cartooning for Peace 2013.

jabeur1
Se Jabeur non esce di prigione, sarai il prossimo – Willis

jabeur2
Grazie alla prigione Jabeur è protetto contro i salafiti
– Z

jabeur3
La libertà di espressione finisce dove inizia la mia libertà di imprigionare
– Thibaut Soulcié

Questa campagna chiede l’applicazione della nuova Costituzione tunisina votata il 26 gennaio scorso in cui la libertà di coscienza è stata garantita. Ma Jabeur Mejri condannato prima dell’adozione della nuova Costituzione, non poteva legalmente beneficiare della nuova legislazione. Solo un decreto presidenziale di grazia poteva provocare un’estinzione della pena e porre fine alla sua detenzione.

Due anni dopo la sua incarcerazione, il 19 Febbraio, la presidenza ha informato i media locali del decreto di grazia firmato dal presidente Marzouki. Avrebbe potuto finire qua la storia di Jabeur, ma pochi giorni fa, l’avvocato Belhaj Hamida ha spiegato che il suo cliente è ancora in carcere nonostante l’accordo di una grazia presidenziale a suo favore. L’avvocato ha precisato che l’amnistia presidenziale riguarda il caso giudiziario dei disegni del profeta dell’Islam mentre Jabeur è detenuto per un altro caso di cui lei non ha conoscenza. Secondo l’avvocato «alcuni giudici sono ancora sotto l’autorità del potere esecutivo, questa decisione è strettamente politica e cerca di soddisfare una parte particolare degli elettori tunisini», denunciando le interferenze fra la magistratura e l’esecutivo.

Il comitato a sostegno di Jabeur Mejri ha ora lanciato un nuovo messaggio di solidarietà incondizionata in difesa del giovane, esprimendo la sua determinazione a continuare la lotta per difendere la libertà di espressione attraverso vari eventi senza sosta e «per ricordare l’ingiustizia commessa contro Jabeur Mejri e Ghazi Beji, fino alla loro liberazione».

La lotta sarà probabilmente ancora lunga, ma riconoscere la libertà di coscienza nella Costituzione – come ha appena fatto la Tunisia – è un passo sicuro verso la democrazia con l’adesione ad un insieme di valori ispirati dalla dichiarazione universale dei diritti umani, che favoriscono l’emergere di una società pluralista che rispetti tutti gli esseri umani nella loro diversità.