Iran, quando il successo sportivo deve fare i conti con i valori islamici

03/11/2014
Ghoncheh Ghavami

L’estate 2014 è stata molto intensa per gli sportivi iraniani che hanno seguito e incoraggiato i loro atleti in tutti modi, anche attraverso i social media, spiazzando, ancora una volta, il pubblico occidentale con comportamenti “sorprendenti”.

Sotto il cielo del Brasile

Tutto è iniziato con i Mondiali di calcio in Brasile. Il Team Melli era alla sua quarta apparizione in un Mondiale (dopo Argentina ‘78, Francia ‘98 e Germania 2006). Il sorteggio non era stato proprio fortunato, inserendo gli iraniani nel terribile gruppo F insieme con Argentina, Nigeria e Bosnia. Non bastassero le oggettive difficoltà del girone, la spedizione era cominciata sotto cattivi auspici. A causa dell’isolamento internazionale, la federazione iraniana era riuscita a organizzare pochissime amichevoli preparatorie.

Non solo: si era sparsa la voce che la nazionale – causa tagli al budget – fosse partita con così poche divise da gioco da imporre ai giocatori il divieto assoluto di scambiare la maglia con gli avversari al termine degli incontri. In patria, poi, l’inizio dei mondiali era stato vissuto come un problema di ordine pubblico: per impedire situazioni promiscue, ai locali pubblici era stata proibita la trasmissione delle dirette televisive delle partite.

A cambiare completamente l’atmosfera ci hanno pensato i tifosi, sia quelli andati in Brasile, che quanti hanno seguito le partite in tv, commentandole sui social media. È bastata la diretta del primo match, quello pareggiato 0-0 con la Nigeria, per svelare al mondo un volto completamente nuovo dell’Iran. Se la partita scivola via tra gli sbadigli, il vero spettacolo va infatti in scena sugli spalti dell’Arena da Baixada di Curitiba. Le supporter iraniane conquistano la scena con il loro entusiasmo e la loro bellezza. Jeremy Bowen, inviato della BBC in Brasile, commenta in un tweet:

“Le tifose iraniane vestono l’opposto dell’hijab, in pieno stile brasiliano. Ma sventolano furiosamente la bandiera della Repubblica Islamica”.

Il tutto nonostante diversi parlamentari conservatori avessero ammonito i tifosi in Brasile a evitare comportamenti “non compatibili” con i valori della Repubblica islamica. Secondo alcuni media iraniani, una commissione parlamentare avrebbe addirittura inviato un loro rappresentante per monitorare il comportamento dei tifosi in trasferta. Nel caso, fatica sprecata: sugli spalti le donne in hijab sono una minoranza e anche gli uomini, nell’allegra confusione degli stadi brasiliani, hanno spesso atteggiamenti sopra le righe.

La nazionale perde le altre due partite contro Argentina (1-0) e Bosnia Erzegovina (3-1) e viene eliminata. Prima, dopo e durante questi incontri, i social media sono letteralmente invasi da commenti, imprecazioni e messaggi dei supporter iraniani. Gli iraniani creano in poco tempo un bar dello sport globale in cui tutti si scoprono esperti di calcio.

Pallavolo, trionfi e arresti

Archiviati i mondiali di calcio, le attenzioni degli sportivi iraniani si concentrano sulla pallavolo. L’Iran è la rivelazione della World League, la cui Final Six si disputa dal 16 al 20 luglio a Firenze. Prima dell’ultima fase, l’Iran strapazza avversari ben più blasonati, tra cui l’Italia. Proprio in occasione di una partita contro gli azzurri, avviene qualcosa che va oltre le cronache sportive. Il match è in programma allo stadio Azadi di Teheran. L’accesso è proibito alle donne ma la 25enne Ghoncheh Ghavami cerca ugualmente di entrare e viene arrestata. La sua storia fa presto il giro del mondo e nascono ovunque petizioni per chiedere la sua scarcerazione. L’hashtag #FreeGhonchehGhavami diventa subito molto popolare tra gli attivisti dei diritti umani e gli iraniani della diaspora, ma lei è ancora dietro le sbarre.

Nella fase finale a Firenze, la nazionale iraniana arriva quarta dopo un cammino esaltante. Nella semifinale si arrende quasi senza giocare agli Stati Uniti che vinceranno poi il torneo contro il Brasile.

Proprio negli States, contro gli Usa, la nazionale iraniana disputa una serie di incontri amichevoli. È evidente l’utilizzo della pallavolo come strumento di diplomazia parallela. Il consigliere per la comunicazione del Dipartimento di stato Usa Greg Sullivan spiega: “La pallavolo è un’incredibile opportunità per promuovere la conoscenza e le buone relazioni tra i popoli iraniano e americano”. Un po’ come la diplomazia del ping pong tra Usa e Cina all’inizio degli anni Settanta.

Nel dibattito si inserisce anche il presidente Hassan Rouhani, di cui è famosa l’abilità a cinguettare. Dopo il trionfo nei Giochi Asiatici in Corea del Sud il 3 ottobre, il presidente iraniano Hassan Rouhani lancia due tweet in inglese.

Nel primo si congratula con gli sportivi iraniani e gli atleti vincitori di medaglie. Nel secondo si dice “particolarmente orgoglioso dei risultati storici delle nostre donne, ottenuti conservando i valori islamici”.