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La globalizzazione del Sultano

18/06/2014
Izzet Pinto_ 2014

Intervista con Izzet Pinto di Joshua Carney

 

Partita nel 2006 da un unico programma televisivo, La sposa perfetta, con soli due collaboratori all’attivo, la Global Agency si è affermata come la società di distribuzione di contenuti televisivi in più forte crescita al mondo, nonché principale distributore dei serial turchi. L’azienda, che vanta oggi uno staff di 25 persone provenienti da tutto il mondo, gestisce anche film, format televisivi (vale a dire concept di partenza, idea e branding a cui uniformare il programma nelle sue varie versioni) e anche un numero sempre crescente di trasmissioni di produzione non turca.

Arab media Report ha incontrato il fondatore e amministratore delegato della Global, Izzet Pinto, nel suo ufficio situato in un attico di Istanbul, nel quartiere di Nişantaşı. Abbiamo parlato del programma da cui in larga parte è scaturita la fortuna della Global, lo sceneggiato in costume di ambientazione ottomana Il secolo delle meraviglie. Il successo planetario della fiction è arrivato sulla scia di quello ottenuto da altre serie turche, ma il suo aver fatto presa in così tanti paesi all’unisono costituisce un fenomeno senza precedenti, e la Global ha avuto un ruolo importantissimo nel renderlo possibile.


Come siete arrivati a gestire la distribuzione de Il secolo delle meraviglie?

Beh, rappresentavo già alcuni film della Tims, la società di produzione di Timur Savci, quindi c’era un collegamento. Quando ho sentito che stavano iniziano a produrre Il secolo delle meraviglie, li ho praticamente implorati di farmene diventare l’agente. Non è stato facile. Ci sono voluti parecchi incontri per riuscire a convincere Timur, ma gli ho mostrato una tabella di marcia ambiziosa, spiegandogli nei dettagli come ne avrei fatto un successo. Per fortuna si è fidato di me, e ancora oggi lo ringrazio per questa opportunità, dal momento che per noi ha rappresentato la svolta definitiva. Tutte le aziende hanno delle pietre miliari nel loro percorso, e nel nostro caso è stato questo il colpo che ci ha attirato l’attenzione di tutto il mondo oltre a un enorme successo sotto il profilo finanziario. Ovviamente ha fatto gioco anche a loro.

Come ha conosciuto Timur Savci?

Semplicemente facendo da agente ai suoi film. Appena ci siamo incontrati ho capito che avevamo molto in comune, punti di vista analoghi sul modo di concepire il lavoro: Siamo entrambi imprenditori e condividiamo valori come franchezza e attendibilità, che in questo settore non sempre si incontrano facilmente. Nessuno di noi due è schiavo del denaro, ma entrambi siamo guidati dall’ambizione al successo. Timur quindi conosceva il mio carattere ed è per questo che è riuscito ad affidarmi il progetto. Era il suo bambino: si è fidato di metterlo nelle mie mani ed è così che è partito tutto. Sono certo però che nemmeno lui, al pari di me, si immaginasse un successo di tale portata. Eravamo ottimisti, ma quel che il programma ha ottenuto è ben al di là delle aspettative che avevamo.

A questo punto ci sono tutte le premesse perché diventi uno dei programmi più visti del pianeta, giusto?

Proprio così. Al momento vanta oltre 200 milioni di spettatori, e quest’estate sbarcherà in Cina. Lo trasmettono anche in posti come la Lituania, il Pakistan, l’Afghanistan: Paesi dove non è per niente facile entrare.

Vuole commentare l’intenzione manifestata da Timur Savci di prendersi una pausa dal mondo dell’intrattenimento? A inizio febbraio ha dichiarato che per qualche anno avrebbe smesso di fare il produttore.

Beh, appena me l’ha detto sono stato contento per lui. Alcuni mi hanno chiesto se ciò rischia di danneggiare i nostri profitti, e la risposta è “Sì, potrebbe”, ma il denaro non è tutto. Quello della produzione è un settore dai ritmi assolutamente sfrenati ed era importante che si prendesse una pausa per godersi un po’ la vita. Sono davvero felice per lui. Spero solo che non stia via troppo a lungo.

Di recente ha venduto in dodici paesi un talent musicale – Keep Your Light Shining – che è in tutto e per tutto una sua idea. Ha mai pensato di mettersi a fare il produttore?

Ah ah, sì, ci ho pensato. Qualche mese fa in effetti ho proprio dichiarato che avevo intenzione di buttarmi sulla produzione. Poi mi sono guardato in giro e ho visto quanto già avevamo da fare e ho deciso di rinunciarci. Non è il momento. Ce la stiamo cavando benissimo in ciò su cui ci siamo concentrati e dobbiamo fare in modo di continuare a migliorare in quello.

Che cosa può dirmi sui paesi in cui avete venduto Il secolo delle meraviglie e su come ciò si rapporta a quanto gli spettatori vedono in Turchia?

Beh, la serie è stata venduta finora in 52 paesi, cifra che probabilmente salirà a 60 entro la fine dell’anno. Al momento va in onda in circa 40 paesi, tra cui la maggior parte del Medio Oriente e dei Balcani, gran parte dell’Europa dell’Est e la Russia. Sta facendo il suo ingresso anche in America, dove abbiamo licenziato le versioni spagnola e farsi. Per quanto riguarda il come si presenta, come saprà gli episodi in Turchia durano generalmente sui 100 minuti. Lo rivendiamo in puntate da 45 minuti, tagliate a determinati punti della trama. Questo è lo standard globale. Lo vendiamo senza sottotitolarlo né doppiarlo, quello è un compito che spetta alle aziende che si occupano della ritrasmissione.

È a conoscenza di eventuali adattamenti significativi che siano stati apportati per non urtare la sensibilità dei pubblici stranieri?

Credo che in Medio Oriente e in Cina ne abbiano censurato alcune parti, ma nella maggior parte dei paesi non fanno nessun adattamento. Come saprà, i prodotti turchi sono molto orientati a un pubblico di famiglie. Non ci sono scene di nudo o altri contenuti discutibili, quindi non c’è molto da tagliare.

Ci sono posti in cui non avete venduto il programma per motivi politici o di sensibilità storica?

Non esattamente. Ma per qualche motivo l’Europa occidentale ha sempre trovato rischioso l’acquisto di serie turche. Il secolo delle meraviglie va in onda in Italia su un canale pay-Tv, ma al momento è tutto. Penso che presto la gente anche lì proverà i nostri programmi e ne resterà soddisfatta. Per quanto riguarda la serie nello specifico, ci stiamo dando molto da fare per distribuirla in Spagna, e credo che a breve ci riusciremo. Un’altra opzione è la Francia. Vedremo.

Ha qualche commento da fare in merito alle polemiche che lo sceneggiato ha innescato in Turchia o anche altrove?

Mah, non ha generato grandi polemiche a livello internazionale. Quel che è accaduto in Turchia è molto strano. Né la trama né la produzione in sé sono così controverse. Francamente non lo capisco. Certa gente la prende troppo sul serio. Alla fine della fiera è solo una fiction basata sulla storia dell’Impero Ottomano. Semplicemente non vale la pena di prenderla così sul serio.

Come funziona il vostro sistema di distribuzione per il Medio Oriente? Molti canali trasmettono via satellite, quindi gran parte della programmazione valica i confini.

Sì, per il Medio Oriente la prassi più comune è quella di vendere a un grande canale e lasciare che siano poi loro a effettuare la distribuzione su base territoriale. Nel caso de Il secolo delle meraviglie quindi, per esempio, noi lavoriamo con Dubai Tv e loro hanno i diritti di concessione delle sottolicenze.

L’anno scorso c’è stato l’invito a boicottare i programmi turchi in alcune parti del mondo arabo a seguito delle dichiarazioni del premier turco contro l’intervento militare in Egitto. Ci sono state conseguenze per la trasmissione de Il secolo delle meraviglie in quella regione?

Sì, diversi paesi per un po’ non l’hanno mandato in onda. Credo sia durata all’incirca sei mesi. Era verso la fine della seconda stagione. A un certo punto, però, l’opera di boicottaggio è sembrata allentarsi e al momento la situazione è tornata alla normalità, almeno per quanto riguarda quello sceneggiato.

Come procede la vendita della serie in Cina?

Eravamo in trattativa con Ccctv da moltissimo tempo. Alla fine li abbiamo convinti e inizieranno a mandarlo in onda tra un mese o due. È la prima fiction turca che provano, e speriamo che sia un successo. Vorremmo vendere loro la licenza anche di altri programmi.

 

Traduzione di Chiara Rizzo