Quando a raccontare gli immigrati sono i connazionali

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I media nord africani seguono sempre con attenzione le vicende degli immigrati del Continente nero diretti in Italia, anche se trattano il fenomeno dell’immigrazione africana verso il nostro paese quasi esclusivamente dal punto di vista della sicurezza e poco dal punto di vista sociale e culturale. Le vicende dei tanti giovani che partono dalla sponda sud del Mediterraneo per raggiungere, tramite l’Italia, l’Europa e che lo fanno sulle carrette del mare attraversando il canale di Sicilia, conquistano la ribalta della cronaca solo quando ci sono vittime e/o vengono scoperte stragi della disperazione tra le onde del Mediterraneo. L’evento degli ultimi mesi che ha trovato maggiore spazio sulla stampa nordafricana è stato senza dubbio la strage di Lampedusa dell’ottobre scorso.

Senza scomodare però quell’evento, che per la sua portata ha trovato spazio su tutta la stampa araba, è possibile trovare anche nelle televisioni regionali, in particolare del Maghreb, quasi quotidianamente notizie riguardanti la morte o le operazioni di salvataggio di imbarcazioni cariche di migranti in mare sia da parte della marina militare italiana che di quella dei paesi nordafricani. Ad esempio, l’ultimo servizio mandato in onda dall’emittente televisiva marocchina Med 1, che trasmette da Tangeri ed è per questo particolarmente attenta a quanto accade nel Mediterraneo, dava notizia proprio di quanto avvenuto al largo delle coste italiane il 20 marzo scorso. “Le autorità italiane – spiegava il servizio – hanno reso noto di aver salvato con i loro interventi in mare almeno mille immigrati clandestini provenienti dal nord Africa nelle ultime 24 ore in diverse operazioni. I clandestini attendono molte ore in balia del mare l’arrivo della guardia costiera in soccorso prima di raggiungere la costa. Solo dopo le operazioni di identificazione è emerso che la maggior parte dei migranti proveniva dall’Eritrea e dalla Siria”. La stessa notizia è stata data anche dai media egiziani, come il sito Shaab Masri, mentre in precedenza si contavano decine di articoli di questo genere sulla stampa regionale.

Diversa invece è l’impostazione delle agenzie stampa e dei quotidiani filo-governativi dei paesi del Maghreb, i quali tentano di mettere in risalto gli interventi compiuti dalla guardia costiera, in particolare quella tunisina e algerina, per fermare le imbarcazioni in partenza verso la Sardegna o la Sicilia. Ancora diverso è il capitolo che riguarda il Marocco e i suoi media. Rabat ha un problema endemico, che negli ultimi mesi sta esplodendo, che è quello del fenomeno dei migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana i quali rischiano la vita per entrare in Europa buttandosi letteralmente tra il filo spinato delle due enclavi spagnole presenti nel paese: Ceuta e Melilla. Per la stampa nordafricana infatti questo fenomeno è esploso di recente, prendendo il posto del dramma del cimitero del mare al largo di Lampedusa, perché la crisi politica e di sicurezza in Libia ha costretto i migranti a cambiare percorso. La mancanza di sicurezza in Libia li spinge sempre di più verso il Marocco.

In particolare il sito marocchino Hespress titolava in un articolo pubblicato il 21 marzo: “Gli assalti dei migranti dell’Africa sub-sahariana su Ceuta e Melilla mettono in difficoltà sia le autorità marocchine che quelle spagnole”. Si legge nell’articolo che “negli ultimi giorni le autorità marocchine hanno intensificato i fermi dei migranti africani nascosti suo monti di Kuruku in attesa di perdere la vita lanciandosi su Melilla o di realizzare un altro sogno, quello di entrare nell’enclave tramite un altro valico di frontiera vicino Nador. I numerosi interventi preventivi della polizia hanno evitato ulteriori drammi. L’ultimo tentativo di assalto è avvenuto lo scorso 3 aprile, quando circa 500 migranti clandestini hanno tentato di entrare a Melilla, dopo aver attraversato il primo recinto in 108 hanno fallito l’impresa mentre in 40 sono rimasti gravemente feriti”.

Per la stampa nordafricana però questo fenomeno nasconde anche dei grossi drammi che solo di rado trovano spazio. Solo il 25 febbraio scorso il sito egiziano Masrawi, intervistava il fratello di uno dei sette egiziani copti, uccisi il mese scorso mentre erano nascosti in una baracca lungo la costa di Bengasi in attesa di poter salpare su un barcone diretti in Italia. Il loro dramma è infatti venuto alla luce non in quanto dramma dell’immigrazione, ma per il fatto che ad ucciderli è stato un commando di estremisti islamici di Ansar al-Sharia, gruppo legato ad Al-Qaeda, permettendo quindi al giornale di puntare sullo scontro inter-religioso piuttosto che sul dramma umano e sociale. Un segnale di speranza è stato dato dallo stesso sito internet egiziano il 4 marzo, grazie alla visita compiuta dal neopremier italiano, Matteo Renzi, in Tunisia. Il titolo dell’articolo riguarda infatti il tema dell’immigrazione perché “per Renzi il Mar Mediterraneo deve essere il cuore dell’Europa e non il suo confine”.