Il sopravvento dell’arabo nei media mondiali

26/02/2013
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Per meglio comprendere la riconfigurazione dei rapporti di forza mediatici tra mondo arabo-islamico e potenze occidentali, è utile osservare il nuovo scenario favorito dall’ascesa delle televisioni satellitari accompagnata poi dalla rivoluzione della tecnologia dell’informazione, prestando particolare attenzione al ruolo dei canali all news

L’impatto sull’opinione pubblica araba di emittenti satellitari del Golfo come Al-Jazeera, Al-Arabiya e, dal 2012, Al-Mayadeen, ha indotto alcuni grandi network mondiali a investire in canali in lingua araba che potessero contrastare la potenziale crescita di prestigio e influenza del nuovo giornalismo televisivo arabo-islamico sullo scacchiere mondiale e competere nel nuovo mercato internazionale dei servizi giornalistici.

L’interesse prioritario dei broadcaster occidentali è quello di offrire una narrazione – e quindi uno sguardo – alternativa a quella delle grandi emittenti arabe, soprattutto in relazione alle vicende geo-politiche che interessano l’Occidente. Vi è quindi l’esigenza di fornire servizi all-news in arabo con la duplice missione politico-economica di imporsi come contendenti in quell’area geo-linguistica e attrarre un numero sempre più vasto di spettatori arabofoni, siano questi residenti nel mondo arabo o in Occidente. Il “fattore migrazione” ha avuto un impatto importante, vista la crescente domanda da parte delle comunità arabofone della diaspora di un’informazione nella loro lingua e in linea con i propri gusti e standard culturali.

Di seguito, presentiamo una rapida rassegna delle maggiori emittenti all-news occidentali che negli ultimi anni hanno aperto servizi in lingua araba.

È stata BBC, nel ’94, la prima a offrire un servizio in lingua araba che durò solo due anni a causa della fuoriuscita, per questioni editoriali, del gruppo partner Orbit Communication Corporation, di proprietà saudita [1].  BBC Arabic è stata rilanciata nel marzo 2008 e oggi offre anche un servizio streaming online. Secondo uno studio statistico riportato dal quotidiano britannico Guardian nel 2011, questa emittente ha raddoppiato il numero degli utenti nel mondo arabo con lo scoppio delle rivoluzioni.

Al-Alam è il canale satellitare iraniano di news in lingua araba con sede in Iran, gestito dall’Islamic Republic of Iran Broadcasting. Lanciato nel febbraio 2003 ha svolto un ruolo importante di copertura in lingua araba della guerra in Iraq, prendendo netta posizione contro la campagna americana e la leadership ba’athista. Prettamente focalizzato su politica, business e sport, ha vari uffici nel mondo arabo e rappresenta il punto di vista iraniano sul mondo arabo-islamico.

Un anno dopo è nata anche la tv satellitare all-news statunitense in lingua araba Al-Hurra, finanziata dal Congresso attraverso la Broadcasting Board of Governors. Con 350 milioni di dollari, questa si era posta l’obiettivo di coprire le vicende irachene e ridurre l’influenza mediatica di Al-Jazeera e Al-Arabiya presso l’opinione pubblica araba.   Per la sua linea filo-americana e per la sua palese volontà di tutelare l’immagine degli Stati Uniti in relazione alle sue azioni in Medio Oriente non ha mai avuto presa sull’audience araba. Al contrario, è stata vittima di diverse fatwa, sentenze religiose, e aspre reazioni dal fronte islamico. Gli stessi direttori arabi che si sono succeduti alla sua guida hanno mostrato evidente scetticismo, a giudicare dalla rapidità con cui hanno rassegnato le proprie dimissioni.

Il canale arabo France 24 ha debuttato nel 2007 e dal 2010 trasmette news 24 ore al giorno, dando lavoro a circa 100 giornalisti arabi. Rivendica il successo di essere ormai il primo canale all-news più seguito nel Maghreb, con un numero crescente di utenti anche dal Medio Oriente.

Nel maggio dello stesso anno è nata Rusiya Al-Yaum, l’emittente russa in lingua araba lanciata grazie a finanziamenti statali. Copre una grande varietà di eventi internazionali, ma da una prospettiva russa. Il suo palinsesto prevede dibattiti, intrattenimento e racconti della vita culturale russa, oltre che servizi di politica, economia, sport, cinema, documentari e reportage d’inchiesta. La sede centrale si trova a Mosca e per trasmettere si appoggia ai satelliti di Hotbird, Badr 4 e Nilesat [2].  È salita alla ribalta in modo particolare negli ultimi tempi per alcuni scoop relativi alle vicende siriane e mira a estendere l’influenza russa nella regione araba.

Negli ultimi anni, anche il network multilingue europeo Euronews ha aperto canali in turco, arabo e farsi. Euronews si è distinto nel corso delle rivoluzioni per l’intervista scoop al figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, il quale riconobbe i finanziamenti elargiti dalla Libia alla campagna presidenziale di Sarkozy.

A investire nell’arabo è stato anche Rubert Murdoch che, il 6 maggio 2012, ha lanciato Sky News Arabia con sede ad Abu Dhabi. Si tratta di una joint venture al 50 percento tra BSkyB e l’Abu Dhabi Media Investment Corporation, presieduta da Sultan al-Jaber. Legato a Murdoch è il principe saudita Al-Walid bin Talal, che nel 2011 ha annunciato l’apertura di un servizio di Bloomberg in arabo, dedicato agli affari e alla finanza islamica.

CCTV – al‘arabiya è il canale cinese interamente in lingua araba operativo dal 2009. Al fine di inaugurare una nuova pagina nei rapporti tra Turchia e mondo arabo, anche la compagnia turca TRT ha lanciato, nel 2010, il canale in arabo TRT Arabic.

Nel 2012 sono andati in onda i primi programmi del canale arabo DW-TV Arabia della tedesca Deutsche Welle tra i quali compare il tv-talk Shababtalk co-prodotto con l’egiziana Al-Hayah Tv. Qui i giovani rappresentanti dei movimenti democratici egiziani incontrano giovani tedeschi della società civile, confrontandosi sui temi e le vicende del processo di transizione politica in corso in Egitto.

Per concludere bisogna menzionare l’esperimento poco fortunato di Raimed, canale satellitare in chiaro della Rai, nato nel 2001 e basato su programmi di informazione e di approfondimento culturale sottotitolati in arabo. Ha chiuso definitivamente nel 2011 in seguito al piano di riduzione costi sotto la direzione generale di Lorenza Lei.

 

[1] È bene ricordare come questo episodio sia legato alla nascita di Al-Jazeera. L’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani nel 1996 “trasse beneficio” dalla chiusura del canale televisivo in arabo della BBC, ingaggiando alcuni suoi professionisti di formazione britannica cui garantì indipendenza editoriale.

[2] Il suo sito presenta diverse sezioni di informazione giornalistica più alcune aree interattive ed informative dedicate a progetti specifici, come la guida alle università russe in arabo, i corsi multimediali di lingua araba, una biblioteca on line con versioni arabe di libri di letteratura russa e un’area dedicata a forum politici. Cfr., http://arabic.rt.com/