I giovani algerini reinterpretano il Giappone: il fenomeno dei DZ manga

samy-kun

Da ormai cinque anni i giovani di Algeria e Giappone condividono una passione: il manga. I manga algerini – meglio conosciuti come Dz manga, dalla sigla dell’Algeria su targhe automobilistiche e domini internet – nascono nel 2008 come scommessa della casa editrice Z-Link. Gli autori coinvolti, per la maggior parte molto giovani, hanno saputo creare una serie di titoli molto simili, per stile e tecniche narrative, agli originali giapponesi, ma con un tocco che rimanda alla quotidianità del paese. Ne sono un esempio Samy Kun, di Salim Brahimi e Marniche Abdelghani, che narra le vicende di un adolescente coinvolto, suo malgrado, nei problemi del Sahara algerino, o Victory Road di Oudjiane Sid-Ali e Ait-Hamou Riadh, la storia di un gruppo di giovani sportivi.

Samy Kun e Victory Road sono gli esempi forse più noti di DZ-Shōnen, i manga rivolti ad un pubblico di ragazzi. I Dz manga sono infatti divisi in categorie, le stesse dei manga giapponesi. Esistono così anche i Dz-Shôjo, pensati per le ragazze  (come Loundja, creato da Amir Cheriti e Yasmine Boubakir)  e i Dz-Seinen, o manga noir (come Le lever du soleil, firmato Kouza Houria Khawla). 

Completano il panorama i fumetti nazionalisti, incentrati principalmente sulla lotta per l’indipendenza dalla Francia. Tra questi vi sono quello di Hanane Benmediouni, Le Drapeau (La Bandiera) che narra la storia di due ragazzi algerini di oggi catapultati nel bel mezzo della guerra d’Algeria e Le vent de la liberté di Hanane Benmediouni, un manga ambientato nel 1954, che segue le vicende di un giovane militante de l’Armée de Libération Nationale, testimone di “atrocità inflitte dall’esercito francese” che lo porteranno, assieme ai suoi fratelli d’armi, a sviluppare i “valori di coraggio e fratellanza del popolo algerino”. Completa l’elenco La Révolution, manga creato dal diciottenne Fella Maotugui in occasione del cinquantenario dell’indipendenza della Tunisia

I Dz manga – da leggersi rigorosamente da destra a sinistra, come in Giappone – sono pubblicati in francese e in arabo colloquiale. A breve arriveranno anche le traduzioni in berbero. I prezzi dei volumi (attorno ai 2-3 euro) sono medio-alti per il paese, ma non sembrano pregiudicare la crescita del settore. Le cifre della Z-Link parlano chiaro: in cinque anni si è passati da due a trenta impiegati, da 2mila a 10mila copie per il bimensile Laabstore, dal 40percento al 70percento di copie vendute nelle edicole e nelle librerie del paese. 

Per rispondere al crescente interesse per i Dz manga, la casa editrice ha recentemente iniziato a organizzare corsi di disegno, pubblicando brevi estratti delle opere degli aspiranti fumettisti su Laabstore.

Nonostante quella dei manga resti in Algeria ancora una passione più che una professione – tutti i mangaka studiano o sono impegnati in altri lavori – non mancano i primi, importanti riconoscimenti internazionali. Tra di essi figura la presenza dei manga algerini al festival internazionale del fumetto di Angoulême e alla Comédie du Livre di Montpellier. Diversi esemplari di Dz manga sono inoltre conservati al Museo del Manga di Kyoto, a fini di esposizione e di ricerca.

In Algeria la fascinazione per le espressioni culturali giapponesi non si ferma ai fumetti. Il successo dei Dz manga ha permesso infatti ai giovani algerini di avvicinarsi a un’altra passione diffusa tra i coetanei giapponesi: il cosplay. Il termine, crasi delle parole inglesi costume e play, indica la pratica di indossare gli abiti dei propri beniamini di fumetti e cartoni animati, imitandone gli atteggiamenti. Sfilate e premiazioni per i migliori cosplayer sono già state organizzate in diverse città dell’Algeria, in occasione di eventi dedicati ai Dz manga.