Supereroi in salsa araba alla conquista del mondo

11/07/2014
99comics

Chi lo avrebbe mai detto: anche la generazione dei bambini sauditi nati negli anni ’80 è cresciuta col mito di Holly e Benji. Soltanto che gli onori, almeno quelli della sigla, andavano tutti al centravanti giapponese Holly, meglio conosciuto nella penisola arabica come Capitan Magid. Anche Al-Sanafir (da queste parti noti come i Puffi), nati dalla mente di un fumettista belga, hanno attraversato l’immaginario di intere generazioni di bambini arabi. Ma erano altri tempi: da qualche anno a questa parte i cartoni animati nel mondo arabo si producono in casa, e qualche volta riescono a sfondare anche all’estero.

Un esempio per tutti è quello dei 99, un fumetto concepito dalla kuwaitiana Teshkeel Media Group e distribuito dal 2006 nei paesi del Golfo, Egitto, Giordania e Libano. La storia è quella di 99 supereroi che vanno alla ricerca di altrettante pietre magiche (le nour stones) sparse per il mondo per sottrarle agli appetiti del malefico Rughal. Nelle pietre sono racchiusi il potere e la conoscenza un tempo depositate nella Dar al Hikma, biblioteca e centro di erudizione tra i più grandi del mondo, andata distrutta con la presa mongola di Baghdad nel XIII secolo.

Un mix di azione, storia arabo-islamica (vedi analogia coi 99 nomi di Allah) e valori universali (vedi la lotta infinita tra il bene e il male) che nel 2012 ha convinto i produttori di Endemol UK a lanciare in tv la saga a fumetti con una serie d’animazione di 26 episodi, distribuiti in oltre 60 paesi del mondo.

I 99 “hanno catturato l’immaginazione di tanti ragazzi. I suoi supereroi incarnano gli insegnamenti e i valori di tolleranza dell’Islam”. A dirlo è stato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama al summit per l’imprenditoria del 2010. Naif al-Mutawa, kuwaitiano con dottorato in psicologia clinica a Long Island, incassava soddisfatto il prestigioso elogio. Oggi il fumetto da lui concepito è arrivato alla seconda stagione televisiva, con quota 52 episodi.

Altro grande successo, seppure in chiave regionale e per un pubblico trasversale per fasce età, è quello di Freej, la storia di quattro simpatiche “nonne” beduine alle prese con la vita moderna negli Emirati. L’Economist ha definito la serie come i “Simpson del mondo arabo”. A otto anni dal loro lancio su Sama Dubai, Umm Saeed e le sue tre amiche sono approdate su Cartoon Network. “Continuavamo a importare programmi doppiati in arabo, ma ci siamo accorti che le persone volevano contenuti locali che parlassero di loro”, ha raccontato all’Economist Mohammad Saeed Harib, 35 anni, emiratino e creatore di Freej. “Prima dell’arrivo del petrolio –continua Harib – i nostri nonni andavano a pesca di perle e le nostre nonne accudivano ed educavano cinque o sei figli: per questo ho scelto loro come eroine del mio cartone”. Harib ha notato come quelle stesse nonne hanno visto gli Emirati trasformarsi da agglomerati di piccoli villaggi in metropoli coi grattacieli più alti del mondo: “Allora mi sono chiesto: Come reagiscono a questa evoluzione?”. E la risposta sta nelle avventure esilaranti di quattro anziane signore che girano per Dubai indossando ancora le maschere tradizionali beduine e “smontando” con ironia dissacrante tutte le atmosfere e i comportamenti artefatti della metropoli. Una formula che, visto il successo, appare assolutamente indovinata.

Come nota il Dubai Press Club c’è una tendenza generale da parte dei grandi network internazionali e delle case di produzione regionali a sviluppare contenuti locali o ad “arabizzare” format internazionali. E quello dei cartoni animati è, in tal senso, un settore all’avanguardia. Nel 2010, l’americana Turner Broadcasting Systems ha lanciato inl Nord Africa e del Medio Oriente una versione araba, in chiaro, di Cartoon Network. In contemporanea è stata creata ad Abu Dhabi la Cartoon Network Animation Academy, in collaborazione col polo mediatico “Twofour54”, oltre a degli studios (i Cartoon Network Studios Arabia) per sviluppare cartoni animati arabi. 

Il colosso americano ha stabilito anche delle coproduzioni con le aziende locali. Dopo il successo di Freej, la Lammtara Pictures di Mohammad Saeed Harib sta lavorando con Cartoon Network all’adattamento di alcuni format americani, come “Skatoony”, un programma in cui i bambini fanno un quiz a premi in competizione con i personaggi dei cartoni animati; o “Ben 10 Ultimate Challenge”, dove i ragazzini si cimentano in varie competizioni, immedesimandosi in Ben, il giovane eroe dell’omonimo cartone “Ben 10”. 

Questo modello di business – nota ancora il Dubai Press Club – potrebbe produrre uno scenario simile a quello che si è sviluppato in India con la creazione di Walt Disney India, orientata in particolare a produrre contenuti locali. Da qui le produzioni indiane per bambini sono poi cresciute fino a varcare i confini nazionali, facendo di Mumbay un attore di rilievo sul mercato internazionale dei cartoni animati.

Oltre ai Freej, ormai famosi in tutto il mondo arabo, hanno preso il volo anche altre serie d’animazione come Shaabiyat al-Cartoon, prodotta dall’emiratina Fanar Production. Lo scenario è quello della Dubai dalle mille facce: popolare, tradizionale, amante della modernità, ricchissima, filo occidentale, ma anche integralista, bigotta e bacchettona. La vita nella metropoli è raccontata con ironia dissacrante attraverso le vicende di personaggi caricaturali: dal poliziotto all’immigrato medio orientale, passando per il beduino ignorante e il giovane piacione che scimmiotta i modi da rapper americano. Shaabiyat al-Cartoon, che dalle parti di Dubai suona un po’ come “Il quartiere popolare dei cartoni animati”, si è guadagnata anche il sostegno finanziario del gigante delle telecomunicazioni Ettisalat, divenuto sponsor ufficiale della serie.

Certo, ci sono cartoni per grandi e cartoni per piccini, e Sponge Bob, la spugna animata americana, rimane sempre tra i personaggi preferiti dei bimbi arabi, così come le storie di Ginger, ragazzina di “fabbricazione” hollywoodiana, sono tra le più seguite dalle bambine. Ma Abu Dhabi e Dubai sembrano finalmente pronte a rispondere con nuovi eroi, fantastici e reali, rigorosamente in salsa araba.