Al-Arabiya: la storia della sfidante di Al-Jazeera

08/01/2013
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Al-Arabiya, ovvero “l’araba”, è un’emittente satellitare all-news in lingua araba che trasmette 24 ore al giorno dalla Media City di Dubai, negli Emirati Arabi. È stata fondata nel 2003 con un finanziamento complessivo di circa 300 milioni di dollari a opera di un gruppo misto di investitori arabi. La quota di maggioranza è nelle mani del gruppo MBC, imponente broadcaster d’informazione e di intrattenimento del Medio Oriente, presieduto da Shaykh Walid al-Ibrahim, zio materno del principe saudita Abd al-Aziz Bin Fahd.

 L’obiettivo primario di Al-Arabiya è quello di competere con Al-Jazeera. Pur dichiarando di smarcarsi dall’approccio giornalistico sensazionalista e ideologicamente orientato del canale qatarense, Al-Arabiya vuole adottare una linea più diplomatica e accomodante verso i governi dell’area arabo-islamica.

 Con una rete di corrispondenti e uffici in 40 città del mondo, il canale saudita è oggi divenuto una delle maggiori emittenti di riferimento del mondo arabofono, coprendo diverse aree di interesse. Si spazia dalla politica all’economia, fino ad arrivare allo sport, all’intrattenimento e ai programmi educativi.

 In un’ottica strategico-politica bisogna osservare che la sua creazione è saldamente legata alla volontà saudita di contrastare il potere mediatico di Al-Jazeera per ridurre l’influenza del Qatar in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo e sullo scacchiere geopolitico mediorientale. In aggiunta, l’Arabia Saudita nutriva una certa sete di rivalsa nei confronti dell’emittente qatarense, dato che quest’ultima aveva spesso ospitato le voci dell’opposizione e mandato in onda servizi che offuscavano l’immagine della casa reale.

 È generalmente riconosciuto ad Al-Arabiya – ed anche contestato nell’ambiente dei media arabi – di perseguire una linea editoriale attenta agli interessi sauditi e favorevole alle politiche americane in Medio Oriente.  Il suo direttore generale, il saudita Abd al-Rahman al-Rashid, si è specializzato negli Stati Uniti in scienze delle comunicazioni di massa ed è stato caporedattore di Al-Sharq al-Awsat, uno dei maggiori giornali sauditi, oltre che della rivista settimanale Al-Majalla.

 Il 26 gennaio del 2009 l’emittente saudita ha ottenuto la ribalta internazionale per il celebre messaggio rivolto in esclusiva ai musulmani dal neo-eletto presidente statunitense Barack Obama, in cui affermava la non ostilità degli Stati Uniti verso il mondo islamico, pur ribadendo la solida alleanza con Israele.

Ciononostante, bisogna ricordare alcuni episodi controversi risalenti agli albori dell’attività dell’emittente che mostrano l’ambivalenza della sua posizione verso gli States. In occasione degli eventi che hanno toccato l’Iraq dal 2003, Al-Arabiya ha attirato l’ira degli Stati Uniti in più occasioni per aver mostrato scene di uomini mascherati che minacciavano di uccidere i membri del Consiglio governativo iracheno nominato dagli Stati Uniti. L’allora presidente George W.Bush ha condannato apertamente quella che riteneva essere una lettura anti-americana delle vicende  irachene.

La contrapposizione più netta di Al-Arabiya rispetto ad Al-Jazeera è in merito al trattamento del fondamentalismo islamico, laddove la prima mostra un orientamento più equilibrato e favorevole all’islam moderato, condannando apertamente i movimenti jihadisti e qaidisti. A causa di alcune importanti inchieste sul terrorismo islamico presentate nel 2009 nella trasmissione Sina’at al-mawt (L’industria della morte), l’autrice e conduttrice libanese Rima Salha è entrata nel mirino dei gruppi fondamentalisti che l’hanno minacciata di morte attraverso il web.

Come Al-Jazeera, anche Al-Arabiya non è stata risparmiata dalle accuse piovute da diversi fronti di fare propaganda filo-americana e addirittura filo-israeliana, tanto da essere ribattezzata sui siti islamici “Al-‘Ibriyya” (L’ebrea), per la controversa copertura dei fatti di Gaza degli ultimi anni. Problemi diplomatici sono sorti, nel 2008,  anche con l’Iran. Il capo dell’ufficio di corrispondenza,  Hassan Fahs, venne espulso dal paese e l’anno successivo la medesima  sede venne chiusa dalle autorità iraniane, in reazione alla copertura delle elezioni presidenziali, giudicata parziale.

Con gli eventi rivoluzionari che hanno scosso il mondo arabo dalla fine del 2010, la disputa tra le due maggiori emittenti all-news del mondo arabo si è rinnovata, facendo riemergere le divergenti visioni e linee editoriali, espressione del più ampio confronto politico-diplomatico. Al-Arabiya sceglie di adottare toni meno enfatici di Al-Jazeera e di dare minore rilievo ad alcuni scenari sulla base di una precisa linea politica. Verrà anch’essa accusata di servirsi di fonti non attendibili, in particolare per quanto riguarda la copertura della crisi siriana e libica, e di oscurare le mobilitazioni del Bahrain. 

Il confronto si estende anche all’ambito del web 2.0 e dei nuovi media abilmente integrati dai grandi network che puntano a guadagnare consenso sulle potenzialità offerte dalla rete. Al-Arabiya ha lanciato il sito-web in inglese nel 2007 cui hanno fatto seguito, nel 2008, le versioni in farsi e urdu, segno di interesse a raggiungere nuovi segmenti dell’audience islamica.