Al-Arabi al-Jadid: Al-Jazeera pt.II o riscossa mediatica del Qatar?

04/08/2014
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Doha annuncia da mesi il lancio del suo nuovo gioiellino televisivo, il canale Al-Arabi al-Jadid, concepito per riscattare le sorti di Al-Jazeera, decaduta da emittente pioneristica a “portavoce” dei Fratelli Musulmani, soprattutto a causa della sua copertura assolutamente parziale dell’Egitto. Il nuovo canale doveva originariamente prendere il via a gennaio, ma l’inaugurazione è slittata a data da definirsi, probabilmente all’inizio dell’anno prossimo. Ciononostante, Al-Arabi al-Jadid, di cui non si conoscono ancora con esattezza i finanziatori, fa parlare di sé già da mesi, sull’onda delle aspettative sulla sua futura linea editoriale. Il quotidiano inglese basato negli Emirati The National riporta che la forza motrice del nuovo canale sarà Azmi Bishara, analista politico palestinese, nonché volto storico di Al-Jazeera molto vicino alla casa regnante qatarense. La scelta di Bishara potrebbe spiegarsi con il tentativo di allontanare Al-Arabi al-Jadid dai Fratelli Musulmani: Bishara non ha infatti risparmiato le sue critiche al partito islamico anche in occasione delle proteste cruciali del 30 giugno 2013.

Secondo alcune fonti anonime a cui aveva avuto accesso il quotidiano palestinese Al-Quds, le stesse dimissioni del direttore di Al-Jazeera Wadah Khanfar nel settembre del 2011 sarebbero state il risultato delle pressioni di Azmi Bishara, panarabista e contrario alle simpatie di Khanfar nei confronti dei Fratelli Musulmani. Il presunto progetto di Bishara è stato però sepolto dalla nomina alla direzione di Al-Jazeera del membro della famiglia reale Ahmad Bin Jassem al-Thani e dalla linea editoriale degli anni successivi. Detto ciò, Bishara rimane un intellettuale ben visto anche tra i seguaci dei Fratelli Musulmani, che apprezzano per esempio la sua opposizione alla messa al bando del partito in Egitto in qualità di organizzazione terroristica: Bishara l’ha infatti definita una decisione controproducente nel percorso di riconciliazione tra laici e islamici e un incentivo alla radicalizzazione di questi ultimi. Mentre Bishara potrebbe rivelarsi il candidato ideale per rimettere in carreggiata la credibilità dei progetti mediatici dell’emirato, l’ombra di Al-Jazeera è fin troppo palese nell’orientamento del sito di Al-Arabi al-Jadid e del quotidiano omonimo, che hanno anticipato il 30 marzo scorso l’avvio delle programmazioni televisive.

Il sito è di proprietà della Fadaat Media, i cui rappresentanti hanno assicurato di ricevere finanziamenti esclusivamente da investitori privati, senza alcuna connessione alle casse dell’emirato. Si tratta comunque di rassicurazione alquanto fragili, se si osservano i profili di alcune personalità coinvolte nel progetto, come Sultan Ghanim al-Kuwari, indicato come direttore del gruppo mediatico, e membro di una dei clan politicamente più influenti a Doha, che annovera ministri e diplomatici tra le sue fila.

Come direttore è stato scelto il giornalista egiziano Wa’el Qandil, altro volto noto di Al-Jazeera, vicino al gruppo che ha redatto la dichiarazione contro il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi dell’Alleanza di Bruxelles del maggio 2014, in cui figurano diversi sostenitori dei Fratelli Musulmani. Le posizioni di Qandil sono ben note in Egitto e il suo ruolo come caporedattore ha già spinto i media egiziani filo-governativi ad accusare Fadaat Media di essere stata fondata da Ibrahim Munir, membro dei Fratelli Musulmani a livello internazionale. In questa intervista su Al-Jazeera del 22 maggio scorso, Qandil sottolinea però come la riduzione dello schieramento contrario al “golpe” (inqilab) del 3 luglio 2013 a gruppo di sostenitori dei Fratelli Musulmani contrapposti a Sisi sia pienamente negli interessi del regime attuale. Tuttavia, si guarda bene dal definire “rivoluzione” (thawra) la deposizione di Mohammed Mursi conseguita dalla rivolta popolare del 30 giugno, liquidandola come un’ “onda” (mawja) e affermando che il “sogno” (hilm) della rivoluzione del 25 gennaio 2011 “sia stato rubato” (suriqat) proprio in quel giorno.

Il taglio e la scelta degli articoli pubblicati sul sito sull’attualità egiziana non sono del resto così diversi da quelli di Al-Jazeera, passando dalle testimonianze dei massacri commessi da esercito e polizia a quelle dei prigionieri delle “carceri del golpe” (sujun al-inqilab). Negli altri articoli pubblicati, la centralità della causa palestinese è l’ennesimo tratto di continuità con la linea editoriale di Al-Jazeera, con tanto di corredo retorico panarabo e scelta “premeditata” (muta’ammada) del lancio del sito il 30 marzo, in occasione della Giornata della Terra Palestinese (Yawm al-Ard). Tra gli opinionisti figurano, prevedibilmente, diversi esponenti dell’opposizione siriana di orientamenti molteplici, da Michel Kilo a Burhan Ghalioun e Salama Kayleh. Non passa poi inosservata l’assenza totale di copertura dedicata alle petromonarchie del Golfo, Qatar compreso, secondo un altro tratto di continuità con l’emittente madre qatarense: la difesa dei diritti umani rigorosamente “in trasferta”.

Se l’emittente dovesse attenersi alle premesse del sito, le novità saranno alquanto ridotte, mentre sembra delinearsi un quadro allargato di realtà mediatiche al servizio della linea editoriale di Al-Jazeera: anche il quotidiano panarabo londinese Al-Quds al-Arabi sembra essere stato rilevato dai capitali dell’emirato dal luglio del 2013, quando lo storico caporedattore Abdel Bari Atwan è stato costretto a fare le valigie da un non meglio precisato cambio di proprietà del giornale. Atwan non ha fornito ulteriori dettagli, ma ha confermato di essere stato costretto a lasciare a causa delle ristrettezze economiche, rifiutandosi di “sacrificare l’indipendenza della linea editoriale”.

Tale indipendenza appare ormai imbrigliata dalla liquidità qatarense, a giudicare dalla prima pagina che il giornale ha dedicato alla partecipazione del sovrano Shaykh Tamim Bin Hamad Al-Thani alle corse di cammelli in occasione della giornata dello sport dell’emirato l’11 febbraio 2014. E tutti i conti sembrano tornare, se si osserva il nome del caporedattore del sito Al-Arabi al-Jadid: il giornalista Amjad Nasser, ex-redattore di al-Quds al-Arabi. Per il momento, al di là delle aspettative connesse al lancio del canale Al-Arabi al-Jadid, il Qatar non sembra pertanto essere interessato a un cambio di rotta, mantenendo le scelte “di campo” che hanno danneggiato la reputazione di Al-Jazeera